1. Nasce la moda - Scuolabook

Cosetta Grana

Scienze e tecnologie applicate Sistema Moda

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Prima edizione: marzo 2012 Con la collaborazione della Redazione e dei Consulenti della CESM Si ringrazia: • • • • • • • • • • •

ACIMIT (Associazione dei Costruttori Italiani di Macchinario per l’Industria Tessile) - Milano; Associazione Modenamoremio - Modena; Associazione Tessile e Salute - Biella; Assorimap (Associazione Nazionale Riciclatori e Rigeneratori Materie Plastiche) - Roma; Bellesia Italia srl - Carpi (MO); Branca Idealer sas - Varese; Cappi Angela Stilista di maglieria - Modena; Cidiemme srl - Modena; CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) - Modena; Confezioni L’Artigiano di Cristoforo R. & Bosco L. snc - Modena; Editoriale moda srl - Modena;

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Elasten srl - Prato; Italvox officine meccaniche srl - Milano; LART Laboratorio Analisi e Ricerca Tessile srl - Carpi (MO); Lectra Italia spa - Milano; Malavasi srl - Vigevano (PV); Massimo Osti spa - Bologna; MATREC - Roma; Modateca Deanna - San Martino in Rio (RE); Museo del bottone - Santarcangelo di Romagna (RN); Sartoria Napoletana - Napoli; Sartoria Pietro Manca - Modena; Stireria Gianotti Maria - Modena; Tintoria Pullcolor srl - Ravarino (MO); VI.BE.MAC. spa - San Giovanni Lupatoto (VR).

Co-redazione, impaginazione e grafica: MiMa Studio editoriale - Bologna Copertina: Vavassori & Vavassori - Bonate Sotto (BG) Stampa: Arti Grafiche Battaia Franco S.r.l. - Zibido S.G. (MI) Per le citazioni delle fonti, per le riproduzioni varie inserite in quest’opera, nonché per eventuali non volute omissioni nei riferimenti o nelle attribuzioni all’interno del libro, l’editore è a disposizione degli accertati aventi esclusivo diritto. Il copyright delle iconografie e la proprietà dei marchi registrati citati nel testo, utilizzati ai soli fini didattici e a titolo esemplificativo, sono dei rispettivi proprietari e inseriti nei limiti della normativa vigente per le opere a carattere didattico scolastico. Le immagini di prodotti commercializzati utilizzate sono da intendersi solo come esempi didattici e non come scelte di merito, né come propensione all’acquisto o quant’altro. L’Editrice San Marco dichiara che il presente libro di testo è in versione mista con estensione web, in conformità all’art. 15 della Legge n. 133/2008. L’Editrice San Marco s’impegna a mantenere invariato il contenuto di questo volume, secondo la legislazione vigente.

Printed in Italy ISBN 978-88-8488-120-5 TUTTI I DIRITTI RISERVATI © 2012 Editrice San Marco S.r.l., Bergamo Ponteranica www.editricesanmarco.it - [email protected] È vietata la riproduzione anche parziale o a uso interno o didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata dall’editore. I trasgressori saranno puniti a norma di legge. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le fotocopie effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana 108, 20122 Milano, e-mail [email protected] e sito web www.clearedi.org. Ristampa 1 2


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Presentazione Scienze e tecnologie applicate Sistema Moda, conformemente a quanto disposto dalle Linee guida del nuovo ordinamento ministeriale, intende offrire agli studenti un valido strumento di orientamento professionale per il settore specifico. Il volume si concentra sull’analisi del settore tessile-abbigliamento contemporaneo, illustrando i vari aspetti che lo caratterizzano partendo dalla tradizione per arrivare alle più moderne innovazioni, alla luce delle spinte globalizzanti che hanno fortemente interessato il relativo mercato nei tempi più recenti. Lo scopo è riunire, in uno strumento didattico unico nel suo genere, l’intero mondo professionale della moda, riassumendolo nei suoi contenuti più salienti in termini di conoscenze e competenze, al fine di fornire una panoramica interdisciplinare e propedeutica ai contenuti tecnici che saranno sviluppati e approfonditi nei testi per il biennio specialistico. Partendo da una riflessione tecnica sul settore tessile abbigliamento contemporaneo, che dà giusto rilievo al made in Italy come prodotto anche culturale, il testo illustra le diverse figure professionali del Sistema Moda e procede con uno sguardo generale, oltre che ai materiali del settore (fibre, filati, tessuti e completamenti) e alle rispettive analisi di laboratorio, agli strumenti e alle macchine specifiche delle varie fasi di produzione, evidenziando la continua innovazione tecnologica che interessa il meccano-tessile italiano odierno. Dato il sempre crescente richiamo del mercato alla necessità della tutela della salute dell’individuo e dell’ambiente, sono stati trattati temi inerenti il settore tessile-abbigliamento e la sua relazione con il benessere e l’ecosostenibilità, dando il giusto rilievo anche ai temi del riciclo e delle materie prime seconde. A completamento della trattazione è proposto un importantissimo contributo inerente la sicurezza sul lavoro. I sette moduli che compongono il testo tracciano al loro interno una cronistoria dell’evoluzione del settore, considerata necessaria per meglio comprendere l’evoluzione tecnologica intercorsa e le possibilità di sviluppo futuro, a riprova della necessità dell’aggiornamento continuo degli operatori del settore. I contenuti, semplici ma efficaci, si caratterizzano per l’elevato rigore e sono corredati da un’iconografia puntuale e tecnicamente rilevante. Largo spazio è stato attribuito alle attività operative, proposte in chiusura di ogni modulo e in estensione web: esse stimolano alla manipolazione dei tessili, una pratica didattica che dovrebbe diventare abitudine professionale dell’operatore tecnico consapevole. Scopo del testo è fornire, agli allievi che si confrontano per la prima volta con questi temi, una robusta conoscenza dei fondamenti del Sistema Moda, fornendo una trattazione dei temi proposti il più possibile generale ma sempre completa ed esauriente, riservando approfondimenti più dettagliati per quegli argomenti ritenuti più formativi ai fini del biennio specialistico, alcuni dei quali disponibili in estensione web. Il risultato è un percorso semplice, completo e significativo, che integra contenuti tecnici interdisciplinari in uno strumento didattico di indubbia utilità.

Questo libro di testo è pubblicato in forma mista (cartacea+web), conformemente a quanto disposto dalla normativa sulle adozioni dei libri di testo. Collegandosi al sito dell’Editrice San Marco (www.editricesanmarco.it), è possibile scaricare il materiale didattico a disposizione degli utenti del libro accedendo alla sezione Risorse on-line e selezionando la categoria Moda e abbigliamento. 3


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Indice Modulo 1 Il settore tessile-abbigliamento ........................................................................................................................................ 7 UD1 La

moda e il made in Italy �� 8

1. Nasce la moda �� 8 2. Le radici del made in Italy �� 10 3. Il made in Italy oggi �� 12 4. Il made in Italy competitivo nel mondo �� 13 UD2 I

prodotti tessili italiani �� 14 1. La tutela del made in Italy �� 14 2. I distretti della moda �� 15 3. Le fiere del settore �� 18 4. I canali distributivi �� 20 5. La suddivisione merceologica dei prodotti tessili �� 21 6. L’attuale produzione di capi di abbigliamento �� 23 7. I consumi di abbigliamento nel mondo �� 25 8. Esperienza ed evoluzione tecnologica �� 26

Schede di lavoro �� 28 W E B Schede di lavoro e approfondimenti

Modulo 2 I materiali per ottenere un capo di abbigliamento �� 31 UD1 Le

fibre, i filati e i tessuti �� 32

1. I materiali base �� 32 2. Caratteristiche delle fibre tessili �� 33 2.1 Caratteristiche delle fibre naturali animali �� 35 2.2 Caratteristiche delle fibre naturali vegetali �� 36 2.3 Caratteristiche delle fibre artificiali �� 36 2.4 Caratteristiche delle fibre sintetiche �� 37

3. Caratteristiche delle fibre a confronto: la manutenzione �� 38 4. Un mercato dominato dal poliestere �� 39 5. I filati �� 41 5.1 Classificazione merceologica dei filati �� 42

6. Le fibre in mischia e i tessuti misti �� 43 7. Dall’intreccio dei filati ai tessuti �� 44 UD2 I

tessuti a maglia e a navetta �� 45 1. Il tessuto a maglia �� 45 1.1 Tessuto a maglia in trama �� 45

2. I tessuti a navetta �� 49 2.1 Le armature di base del tessuto a navetta �� 50

3. La nobilitazione dei tessili e le loro classificazioni �� 51 4. Il colore e la stampa del prodotto tessile �� 53 5. Denominazioni dei tessuti �� 55

Il completamento di un capo �� 57

UD3

1. Gli interni dei capi �� 57 2. Le mercerie �� 58 3. I trattamenti su capo �� 59 4. L’etichettatura �� 60 Schede di lavoro �� 63 W E B Schede di lavoro e approfondimenti

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Modulo 3 Le analisi di laboratorio �� 69 UD1 I

prodotti tessili a norma di legge �� 70 1. I laboratori di analisi per il tessile �� 70 2. Le prove di laboratatorio per le fibre e i filati �� 71 3. Le prove di laboratorio per i tessuti �� 73 4. Le prove di laboratorio sul colore �� 75 5. Le prove di laboratorio per le mercerie �� 77 6. Le prove di laboratorio per il capo confezionato �� 78 7. La normativa di riferimento �� 79 8. Il capitolato di acquisto o di vendita �� 80


Modulo 4 Le figure professionali del tessile-abbigliamento �� 89 UD1 La

filiera orizzontale: il settore creativo e la produzione �� 90

1. I nuovi sistemi di produzione diversificano le professioni �� 90 1.1 Le nuove figure professionali �� 91

2. Il cacciatore di tendenze �� 91 3. Lo stilista o fashion designer �� 93 4. Il modellista o progettista dell'abbigliamento �� 96 4.1 Il lavoro del modellista �� 97

5. Altre figure del ciclo produttivo della confezione �� 99 5.1 L’analista di laboratorio �� 101

6. Altre figure del ciclo produttivo della maglieria �� 104 7. Le fasi finali nella produzione della maglieria e dei tessuti �� 106 7.1 Lo stiro e l’imbusto �� 107

UD2 La

filiera orizzontale: la commercializzazione e la comunicazione �� 110

1. Il reparto logistica e il suo responsabile �� 110 2. Le professioni tradizionali legate al commercio �� 111 3. Il reparto commerciale e marketing in una grande azienda �� 112 4. L’e-commerce �� 116 5. Le figure professionali legate all'immagine �� 117 Schede di lavoro �� 119 W E B Schede di lavoro e approfondimenti

Modulo 5 L'evoluzione tecnologica degli strumenti e delle macchine del settore �� 127 UD1 Il

meccano-tessile italiano: dalla fibra al tessuto �� 128

1. Gli strumenti e le macchine del filatore �� 128 2. Gli strumenti e le macchine del tessitore �� 130 3. Gli strumenti e le macchine del maglificio �� 132 UD2 Il

meccano-tessile italiano: dal figurino al capo �� 136

1. La strumentazione dello stilista �� 136 2. La strumentazione del modellista �� 138 3. Gli strumenti e le macchine della sala taglio �� 139 4. Gli strumenti e le macchine del confezionista �� 141

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UD3 Strumenti

e macchine per ricamo, finissaggi e manutenzione �� 144

1. Gli strumenti e le macchine del ricamificio �� 144 2. Gli strumenti e le macchine del tintore e dello stampatore �� 146 3. Gli strumenti e le macchine del tinto-lavandaio �� 148 4. Gli strumenti e le macchine del reparto stiro �� 151 5. Gli strumenti e le macchine del laboratorio di analisi �� 153 Schede di lavoro �� 155 W E B Schede di lavoro e approfondimenti

Modulo 6 Il benessere e l'ecosostenibilità �� 161 UD1 La

relazione tra prodotti tessili e benessere �� 162

1. Le nanotecnologie nel tessile-abbigliamento �� 162 1.1 Il comfort del lino elasticizzato �� 165 1.2 Il cotone autopulente �� 165 1.3 Un capo di abbigliamento particolare: la tuta spaziale �� 166

2. L’Associazione Tessile e Salute �� 167 2.1 Allergie da contatto e coloranti dispersi �� 169 2.2 Alghe marine e tessili monouso �� 171 2.3 Tessili cosmetici �� 172 2.4 Protesi chirurgiche a base di fibre tessili �� 175

3. Il ciclo igienico e antibatterico della lavatrice �� 177 UD2 Il

tessile e l'ecosostenibilità �� 179 1. Gli ecovestiti �� 179 2. Matrec ed ecosostenibilità �� 181


Modulo 7 Lavorare in sicurezza �� 189 UD1 Obiettivo

sicurezza �� 190

1. Il tessile-abbigliamento e la sicurezza �� 190 2. L’Unione Europea e la sicurezza �� 193 3. Il D. Lgs. n. 81/2008 �� 194 3.1 Imparare la sicurezza �� 197

4. I Paesi extraeuropei e la sicurezza �� 200 UD2 Ergonomia

e dispositivi di protezione individuale �� 201

1. L’ergonomia �� 201 2. I dispositivi di protezione individuale �� 202 Schede di lavoro �� 204 W E B Schede di lavoro e approfondimenti

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Modulo 1

Il settore tessile-abbigliamento Conoscenze Conoscere l’evoluzione della moda nel Novecento Conoscere i distretti tessili italiani e la loro evoluzione Conoscere il fenomeno della delocalizzazione e della produzione di commercializzato

Conoscere le proposte più efficaci per la salvaguardia del made in Italy

Conoscere l’importanza delle fiere di settore Conoscere i canali distributivi alternativi, con particolare riferimento all’e-commerce

Abilità Comprendere l’importanza e i vantaggi della presenza di patrimoni artistici e/o paesaggistici nell’area di residenza

Ricercare e valutare adeguatamente le botteghe artigianali locali Riconoscere l’importanza del marchio (brand) Identificare le tipologie di produzione dei capi di abbigliamento

Identificare le attuali tipologie di produzione del tessile-abbigliamento

In questo modulo UD1

La moda e il made in Italy

UD2

I prodotti tessili italiani

W E B Schede

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di lavoro e approfondimenti

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La moda e il made in Italy 1. Nasce la moda

L’inglese Charles Frederick Worth, primo couturier, e una delle sue creazioni.

A metà dell’Ottocento, il sarto inglese Charles Frederick Worth aprì a Parigi una sartoria che ebbe l’onore di realizzare abiti per figure di rilievo della nobiltà e dell’alta borghesia. Tra le sue clienti, ci fu anche l’attrice simbolo del teatro moderno, Eleonora Duse. Una volta all’anno, lo stravagante e creativo Worth mostrava al pubblico le sue creazioni: nascevano così la figura del couturier, non più solo sarto, ma anche creatore di moda, e, con essa, la haute couture. Fu però durante l’Esposizione internazionale al Papillon d’Elegance, a inizio Novecento, che le varie sartorie, trasformatesi in maison (case di moda), presentarono per la prima volta le loro creazioni al pubblico internazionale. In Italia, si cominciò a parlare di alta moda nel 1949, quando le sorelle Fontana realizzarono l’abito da sposa dell’attrice Linda Christian in occasione del suo matrimonio con l’attore Tyrone Power (in quel periodo, molti film americani erano girati a Cinecittà). Oltre alle sorelle Fontana, fanno il loro ingresso sulla scena altri stilisti, come Valentino e Roberto Capucci, e ha inizio la competizione con la Francia, da sempre capofila del settore. In quegli anni, le botteghe sartoriali italiane erano ancora molto piccole e spesso si trovavano nelle case di abitazione. La prima sfilata italiana si tenne il 12 febbraio 1951 a Firenze, nella villa del marchese Giovanni Battista Giorgini, il quale riuscì a invitare all’evento i presidenti dei più grandi magazzini americani e a presentare loro le creazioni di dieci stilisti italiani. Fu un grande successo, grazie anche ai prezzi più accessibili rispetto a quelli parigini, tanto che il comune di Firenze, per le sfilate successive, concesse l’uso prima di Palazzo Strozzi e, successivamente, di Palazzo Pitti.

Linda Christian nell’atelier delle sorelle Fontana e il giorno delle sue nozze con l’attore Tyrone Power.

Fino a quel momento, le case di moda avevano realizzato soltanto capi su misura per singoli clienti; soltanto verso la fine degli anni Cinquanta, i nuovi stilisti iniziarono a proporre l’alta moda pronta, ovvero prodotti di alta moda pensati per un pubblico più vasto, confezionati in taglie standard, pronti per essere indossati e realizzati con tessuti che, per qualità, erano secondi solo a quelli inglesi. 8


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La moda U D e il made in Italy 0 1

Giovanni Battista Giorgini con alcune modelle (1956).

Artefice di questa rivoluzione, che portò alla nascita del prêt-à-porter, fu lo stilista francese Pierre Cardin. In questo contesto commerciale si sviluppò anche il settore pubblicitario che, in seguito, avrebbe favorito la nascita delle case editrici di moda. Alla fine degli anni Sessanta, la contestazione politica e sociale finì per coinvolgere anche la moda e il movimento hippy stravolse il modo di apparire. Fu in questo periodo che la stilista londinese Mary Quant creò la minigonna, simbolo di giovinezza, emancipazione, libertà e dinamismo, e che tutte le donne iniziarono a vestirsi in modo informale. Negli anni Settanta, in seguito alle contestazioni e agli scioperi, molte aziende tessili furono costrette a chiudere, mentre altre decentrarono la produzione o, come avvenne in Italia, la frammentarono in un sistema coordinato di medie o piccole imprese. Questa soluzione, in quel momento obbligata, portò a una maggiore flessibilità, che avrebbe permesso anche in seguito di adeguarsi ai cambiamenti molto più rapidamente. A promuovere la collaborazione tra design e imprenditoria fu l’industriale Marco Olivetti che, in relazione con

Twiggy in un servizio fotografico in cui indossa la mitica minigonna creata da Mary Quant.

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M O Il settore D 1 tessile-abbigliamento

un gruppo di stilisti, in particolare con Giorgio Armani, riuscì a dare nuovo impulso al settore tessile. Questa cooperazione tra industria e stilismo, nata all’inizio degli anni Ottanta, decretò il successo del made in Italy, diffondendolo in tutto il mondo. Gli stilisti si trovarono così a unire in una simbiosi indissolubile la propria arte con la produzione industriale. È questo il momento dei marchi (brand in inglese e griffe in francese) e dei loro primi contratti di licenza (licensing), che portarono all’apertura di negozi a livello internazionale; quando poi il marchio fu esteso a tutto quanto completa l’abito in senso stretto (accessori) e anche alla cura della persona (per esempio, profumi e linee cosmetiche), si costituì l’impero della moda italiana nel mondo. Gli stilisti Laura Biagiotti, Walter Albini, Ottavio Missoni, Krizia e Giorgio Armani formarono un gruppo che affrontò nuovi mercati. Biagiotti, per esempio, nel 1988 sbarcò addirittura in Cina e, nel 1995, sfilò al teatro del Cremlino di Mosca, con collezioni decisamente commerciali e aderenti alla quotidianità.

STILISMO INDUSTRIA

MADE IN ITALY

Oggi, la delocalizzazione della produzione sembra avere un po’ appannato il prestigio del made in Italy. Difficilmente, tuttavia, esso tramonterà, fino a quando nel Bel Paese resterà la possibilità di progettare i vari prodotti: il design italiano fa tesoro, infatti, di saperi millenari e di quel connubio tra arte e ambiente che è componente fondamentale del patrimonio culturale italiano. Così, il prodotto italiano potrà essere copiato, ma finché gli altri mercati non godranno della medesima simbiosi tra creatività e tecnologia, l’Italian style, che ora è sinonimo di fashion and luxury, regnerà incontrastato.

Alcuni dei marchi più prestigiosi del made in Italy.

2. Le radici del made

in Italy

Per datare la nascita del made in Italy sono state formulate due teorie: 1. la prima lo giudica un fenomeno recente, relativo agli ultimi 50-60 anni; 2. la seconda ritiene che esso affondi le radici nel Medioevo o addirittura in epoche precedenti.

Una delle bellezze artistiche italiane, il Campanile di Giotto a Firenze, ci ricorda che l’Italia detiene gran parte del patrimonio artistico mondiale.

La prima teoria si basa sul fatto che, dopo le devastazioni causate dalla Seconda guerra mondiale, il popolo 10


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italiano sentì il bisogno di risollevarsi e riscattarsi attraverso il lavoro: iniziò così a emergere un nuovo ceto imprenditoriale che, utilizzando manodopera a basso costo, produceva le creazioni di alcuni creativi ricchi di talento, giovani stilisti che, in seguito, sarebbero saliti alla ribalta. Secondo questa teoria, quindi, la fioritura della moda italiana sarebbe stata favorita da circostanze casuali. La seconda teoria si basa sulla storia della cultura del popolo italiano: esso, nel corso dei secoli, ha sviluppato un notevole senso estetico, suscitato dal quotidiano contatto con le bellezze paesaggistiche e architettoniche di cui la Penisola è ricca e con le numerose opere d’arte conservate nei musei. Questo gusto per il bello si accompagna all’abilità di tanti artigiani, che, di generazione in generazione, si sono tramandati i saperi maturati nelle botteghe fiorite in epoca medievale o rinascimentale. Uno studio condotto verso la metà degli anni Ottanta del Novecento da un gruppo di giapponesi, venuti appositamente in Italia per cercare di capire come tante piccole aziende potessero aver determinato un fenomeno di così vasta portata economica come quello del made in Italy, arrivò a concludere che la seconda teoria era certamente quella giusta. Anche agli operatori del settore piace pensare che la seconda ipotesi sia la più corretta, pur essendo innegabile che, negli ultimi decenni, la predisposizione degli italiani per la moda è stata supportata da fattori apparentemente fortuiti. Il giornalista e scrittore Giuseppe Prezzolini, uno dei protagonisti della cultura italiana del secolo scorso, in una delle sue lezioni alla Columbia University di New York, ha introdotto una distinzione tra Stato italiano, descritto come una conquista recente e molto sofferta che non ha portato solo benefici, e civiltà italiana, che è millenaria, generosa e universale poiché capace di soddisfare le aspirazioni più profonde del popolo.

In alto: una delle bellezze paesaggistiche italiane, il lago di Garda. A destra: l’Italia intera vanta un mix di architettura e ambiente, anche nei centri più piccoli.

Un mestiere artigianale non ancora scomparso: la produzione del pizzo al tombolo.

Un punto in più Nelle antiche botteghe, gli artigiani erano divisi in tre classi: maestri, apprendisti e garzoni.

Il successo di cui il made in Italy continua a godere dipende anche dal fatto che la filiera tessile italiana, sebbene di tanto in tanto sia in difficoltà, continua ad essere pienamente in grado sia di creare i filati, i tessuti, le tinture, le stampe, gli accessori coordinati alle collezioni, sia di dar vita a modelli originali, nonché di tagliarli e confezionarli grazie alla possibilità di realizzare sul territorio nazionale tutte le fasi che concorrono alla produzione.

I maestri possedevano le materie prime e le attrezzature; inoltre, vendevano i manufatti prodotti nella loro bottega. Gli apprendisti e i garzoni non ricevevano alcun compenso se non il vitto e l’alloggio.

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3. Il made in Italy oggi Con l’espressione “made in Italy” si indica l’Italian style inteso come stile di vita, un sistema articolato che non comprende solo la moda, ma anche l’arredamento, l’enogastronomia, il design, le automobili di lusso e molto altro ancora. Tutti questi settori, considerati globalmente, continuano tuttora a vivere un periodo positivo. Anche la tendenza, abbastanza recente, di abbinare gamme complete di accessori, prodotti cosmetici o quant’altro alla linea principale, cioè quella di abbigliamento, è frutto dell’intuito di alcuni stilisti italiani. Un tale modo di intendere la moda, imitato dagli stilisti stranieri, contribuisce fin dai suoi esordi al successo del prodotto italiano.

Nonostante la crisi globale, l’amore per il bello e il lusso è più vivo che mai. Un esempio è la cucina Colosseo Oro, progettata e realizzata da Marazzi Design.

Globalizzazione: crescita progressiva delle relazioni tra gli uomini e degli scambi di prodotti a livello mondiale che coinvolge diversi settori, il cui effetto principale sono l’avvicinarsi e l’amalgamarsi di culture ed economie.

Negli ultimi decenni, sotto l’influsso sempre crescente della globalizzazione, si è fatto ricorso alla delocalizzazione, ovvero al trasferimento della produzione in Paesi stranieri, dapprima dell’Est europeo e poi anche extraeuropei. I motivi che hanno influenzato questa decisione sono molteplici e, tra di essi, vanno ricordati la minore pressione fiscale, una legislazione meno severa di quella italiana in materia di tutela ambientale, l’efficienza della logistica e dei trasporti e, soprattutto, il basso costo della manodopera.

Delocalizzazione: organizzazione della produzione dislocata geograficamente in regioni o Stati diversi. Pressione fiscale: livello medio di tassazione presente in uno Stato, espresso in percentuale.

Le prime aziende ad adottare questa soluzione sono state le grandi imprese, caratterizzate da un numero elevato di dipendenti, presto seguite da aziende via via più piccole, sino ad arrivare alle microimprese che, per sopravvivere, hanno promosso fusioni o associazioni. Anche la delocalizzazione ha radici lontane, come dimostrato, per esempio, dalla produzione di automobili FIAT in Polonia o di motoscooter Vespa Piaggio in India. Nella stessa Italia, per la confezione dell’abbigliamento, si era già assistito allo spostamento di parte della produzione dal Nord al Sud.

Logistica: l’insieme di tutte le attività svolte in un’azienda, con particolare attenzione a quelle organizzative. Fusione: unione di due o più aziende aventi caratteristiche comuni, simili o complementari.

Commercializzato: nel settore moda, produzione e successivo acquisto di un prodotto conforme a un prototipo prestabilito dall’acquirente.

Quando la delocalizzazione riguarda solo alcune fasi del prodotto, si parla di industrializzazione; quando, invece, si chiede al partner estero di provvedere a tutte le fasi (acquisto del tessuto, delle fodere, degli accessori, taglio del capo, confezione, stiro e imbusto), si parla di commercializzato. Uno dei principali fornitori di commercializzato è attualmente la Turchia. 12


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Per indicare situazioni ibride tra industrializzato e commercializzato, si è introdotto il termine di semicommercializzato. In tutti i casi, che si parli di delocalizzazione, di industrializzazione, di commercializzato o di semi-commercializzato, le fasi di ideazione e progettazione del prodotto rimangono di competenza italiana.

4. Il made in Italy

I marchi italiani sono garanzia di eccellenza anche nella produzione di accessori.

competitivo nel mondo

Lo scenario mondiale sta cambiando: Cina e India, oltre a essere Paesi in cui è conveniente delocalizzare, stanno diventando interessanti anche per l’esportazione, sia per l’aumento costante dei redditi pro capite della popolazione, sia per la crescita demografica.

Reddito: quantità di ricchezza posseduta da un individuo, un’impresa o uno Stato in un determinato periodo. Crescita demografica: aumento della popolazione.

Il gusto per le cose belle e raffinate sta diventando sempre più diffuso a livello internazionale e c’è quindi una continua domanda di prodotto italiano di lusso, ritenuto particolarmente adatto a soddisfare queste esigenze. Anche i Paesi la cui economia è in continua crescita, come la Russia e i Paesi arabi, stanno orientando gli acquisti verso i marchi italiani, in particolare di oreficeria, tessili di pregio, calzature in pelle.

Un punto in più Particolare attenzione merita la situazione dei cosiddetti “laboratori cinesi” in Italia, dove talvolta, per produrre beni a un costo molto basso, si pratica lo sfruttamento di immigrati, che vengono sottopagati e costretti a vivere in ambienti angusti. La legislazione italiana tutela chi risulta “visibile”, ovvero è regolarmente assunto o comunque presta la propria opera alla luce del sole, ma il legislatore non ha ancora trovato una soluzione per proteggere chi lavora nella completa clandestinità, perché è difficile venire a conoscenza di queste realtà sommerse.

La situazione dei mercati in continua evoluzione impone alle aziende italiane di essere sempre vigili e attente nell'individuare quei nuovi Paesi che potrebbero diventare nuovi concorrenti. Per questo gli imperativi per gli operatori del settore sono: 1. difendere quello che si è acquisito; 2. riconquistare i mercati che hanno perso interesse per il prodotto italiano; 3. aggiornarsi sulle legislazioni nazionali e internazionali; 4. vigilare sul benessere personale e ambientale; 5. diventare sempre più flessibili e produrre in tempi sempre più serrati; 6. sostenere la creatività per essere sempre all’avanguardia; 7. proteggere i talenti italiani e metterli nelle condizioni di operare nel proprio Paese; 8. mantenere vivo quel legame tra creatività e tecnologia che, almeno per ora, gli altri mercati non possono vantare. 13


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I prodotti tessili italiani 1. La tutela del made in Italy Il made in Italy, come abbiamo visto, è diventato nel tempo sinonimo di eccellenza e, come ogni eccellenza, merita di essere tutelato. Purtroppo, la concorrenza internazionale è spietata e troppo spesso non si fa scrupolo di sconfinare nell’illegalità: contraffazioni e raggiri sono all’ordine del giorno e il mercato del falso vive una stagione fortunata. Molti di questi prodotti si presentano con marchi e simboli che imitano in modo spudorato i loghi degli stilisti (italiani e stranieri) più famosi o con etichette che riportano i colori della nostra bandiera, disorientando il consumatore. Così, l’autentico prodotto italiano perde ogni giorno quote importanti di mercato, con danni economici rilevanti. Vari sono stati i tentativi di arginare questa situazione; del tutto inutile si è rivelata la precauzione di apporre sulla merce etichette o cartellini con l’indicazione “made in Italy”, perché questi contrassegni possono essere a loro volta facilmente riprodotti. Negli anni sono state approvate diverse leggi, tra le quali è opportuno ricordare la legge 8 aprile 2010, n. 55, recante disposizioni inerenti la commercializzazione di prodotti tessili, di pelletteria e calzaturieri. In particolare, questa legge introduce l’obbligatorietà dell’etichettatura e la tracciabilità di questi prodotti. All’art. 1, stabilisce che “nell’etichetta dei prodotti finiti e intermedi di cui al comma 1, l’impresa produttrice deve fornire in modo chiaro e sintetico informazioni specifiche sulla conformità dei processi di lavorazione alle norme vigenti in materia di lavoro, garantendo il rispetto delle convenzioni siglate in seno all’Organizzazione internazionale del lavoro lungo tutta la catena di fornitori, sulla certificazione di igiene e di sicurezza dei prodotti, sull’esclusione dell’impiego di minori nella produzione, sul rispetto della normativa europea e sul rispetto degli accordi internazionali in materia di ambiente”. Lo stesso articolo sancisce che “l’impiego dell’indicazione made in Italy è permesso esclusivamente per prodotti finiti per i quali le fasi di lavorazione [...] hanno avuto luogo prevalentemente nel territorio nazionale e in particolare se almeno due delle fasi di lavorazione per ciascun settore sono state eseguite nel territorio medesimo e se per le rimanenti fasi è verificabile la tracciabilità”. Infine, il legislatore precisa che “nel settore tessile, per

Alcuni marchi facoltativi, che, in qualche misura, tentano di proteggere il made in Italy. La proliferazione di simboli e certificazioni è, però, controproducente perché disorienta il consumatore, che non sempre si sente in grado di distinguere il vero dal falso.

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fasi di lavorazione si intendono: la filatura, la tessitura, la nobilitazione e la confezione compiute sul territorio italiano anche utilizzando fibre naturali, artificiali o sintetiche di importazione”. In sintesi, l’etichetta di tracciabilità deve garantire che il prodotto sia stato confezionato rispettando le norme di igiene e sicurezza, le leggi sul lavoro minorile e di tutela dell’ambiente e che almeno due fasi della sua lavorazione siano state realizzate sul suolo italiano. La legge è in attesa dell’approvazione definitiva da parte della Commissione europea. Infine, è bene precisare che non è stato ancora approvato un logo ufficiale che identifichi il prodotto italiano.

2. I distretti della moda Nel settore commerciale e industriale, si definisce distretto un’area geografica abbastanza circoscritta, in cui si produce prevalentemente una determinata tipologia di prodotto. In alcuni casi, la nascita dei distretti risale molto indietro nel tempo: si parla addirittura di alcune specializzazioni territoriali risalenti all’attività delle botteghe medievali e rinascimentali e di altre ancora più antiche. Questi territori, dove l’esperienza artigiana è molto radicata, sono in grado di incidere in misura notevole sul volume delle esportazioni italiane. I distretti tessili attualmente più importanti sono quelli di Biella e Prato per la lana e quello di Como per la seta. Nel distretto di Biella si producono filati e tessuti in lana. Vengono utilizzate fibre laniere molto pregiate (pelo cammello, kashmir, mohair, vigogna) oltre alle lane merino più sottili e ricercate per realizzare quei tessuti, sia maschili sia femminili, ritenuti i migliori al mondo. Il distretto, dapprima caratterizzato da una filiera “verticale” (tutto il ciclo produttivo si svolgeva all’interno della medesima impresa), è passato a un sistema “orizzontale”, dove ogni azienda è specializzata in una determinata fase della lavorazione del prodotto: per esempio, c’è chi produce filati, chi li tinge, chi tesse, chi esegue i vari finissaggi. La produzione di ogni azienda, così complessa e articolata, ha comportato una forte specializzazione e un notevole rinnovamento tecnologico. Il prodotto biellese viene esportato in tutti i continenti. Anche il settore meccano-tessile è molto sviluppato per sostenere la relativa produzione.

Campionario di tessuti biellesi per drapperia (tessuti da uomo).

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M O Il settore D 1 tessile-abbigliamento Fine filato biellese e relativo telino (piccolo campione in maglia) realizzato con lo stesso filato.

Nel distretto di Prato si producono filati e tessuti prevalentemente di lana. In questa zona la lavorazione della fibra, attiva fin dal Medioevo, ha attraversato fasi alterne, di grande fioritura e di momentaneo declino. Nell’ultimo secolo Prato è riuscita a produrre tessuti di discreta o buona qualità utilizzando materie prime di scarto, costituite da ritagli di tessuto nuovo o maglieria usata. Tale “riciclo”, reso possibile dall’alta professionalità degli operatori, ha diffuso i prodotti delle aziende locali in tutto il mondo. Ai Pratesi va inoltre il merito di essere stati degli anticipatori di un modo di sentire e proteggere l’ambiente che si sta affermando solo ora, anche se attualmente la pratica del riciclo si è molto ridotta a favore dell’utilizzo di fibre pregiate. Prato, per l’elevato numero di aziende tessili, può essere considerata il polo tessile a maggior concentrazione a livello mondiale. Nel distretto di Como si producono filati e tessuti di seta, tinti e stampati in loco su disegno di veri e propri artisti, per realizzare capi di abbigliamento femminile, cravatte e foulard. Anche questo distretto ha origini antiche. In passato, l’allevamento dei bachi, la trattura (dipanatura dei bozzoli), la tessitura e la stampa avvenivano manualmente e solo nei primi anni dell’Ottocento furono introdotti i telai meccanici. La produzione, dapprima di altissimo valore ma necessariamente di esigua quantità, è andata via via aumentando e si propone oggi a prezzi più accessibili, pur mantenendo una qualità molto elevata. Come è avvenuto anche a Biella e Prato, la filiera del distretto di Como è diventata sempre più orizzontale, con un forte impiego di nuove tecnologie, comprese quelle per la produzione di macchine per il settore.

Campionario di tessuti pratesi per laneria (tessuti da donna).

Tessuti di seta prodotti e stampati a Como.

Oltre a quelli descritti, esistono altri distretti chiamati polifunzionali in quanto sono caratterizzati dalla presenza contemporanea sullo stesso territorio di diverse attività produttive appartenenti al medesimo ambito: ne è un esempio il distretto della Val Vibrata, in provincia di Teramo, dove convivono i settori dell’abbigliamento, della pelletteria e dell’arredo. Infine, vi sono distretti in cui si producono gli “accessori” che completano il prodotto per la creazione del cosiddetto total look: si tratta di scarpe, borse, occhiali, oreficeria, bottoni e così via, che sono tanto importanti quanto i filati e i tessuti, poiché anch’essi ampliano il mercato del lavoro e danno impulso all’economia italiana.

Una bella gamma di colori per le cravatte in seta di provenienza comasca.

Occhiali prodotti nel distretto di Belluno.

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Il settore tessile-abbigliamento in Italia Regione Piemonte

Lombardia

Veneto

Emilia Romagna

Toscana

Marche

Umbria

Settore

Luoghi

Provincia

Laniero

Biella

Biella (BI)

Tessile

Chieri

Torino (TO)

Tessile

Oleggio

Novara (NO)

Serico

Como

Como (CO)

Tessile

Val Seriana

Bergamo (BG)

Tessile

Lecco

Lecco (LC)

Tessile intimo

Valle Camonica

Brescia (BS)

Abbigliamento

Gallarate

Varese (VA)

Bottoni

Grumello del Monte

Bergamo (BG)

Calzetteria

Castel Goffredo

Mantova (MN)

Meccano-calzaturiero

Vigevano

Pavia (PV)

Sistema Moda

Padova

Padova (PD)

Abbigliamento

Verona

Verona (VR)

Occhiali

Belluno

Belluno (BL)

Orafo Sportsystem (calzature, abbigliamento, accessori per lo sport) Calzaturiero

Vicenza

Vicenza (VI)

Montebelluna

Treviso (TV)

Rive del fiume Brenta

Molte Province

Conciario

Vicenza

Vicenza (VC)

Calzaturiero

Verona

Verona (VR)

Maglieria esterna

Carpi

Modena (MO)

Calzaturiero

San Mauro in Pascoli

Forlì (FC)

Calzaturiero

Fusignano e Bagnacavallo

Ravenna (RA)

Tessile

Prato

Prato (PO)

Abbigliamento

Empoli

Firenze (FI)

Pelle, cuoio, calzature

Castelfiorentino

Firenze (FI)

Conciario, calzaturiero

Santa Croce sull’Arno

Pisa (PI)

Pelle, cuoio, calzature

Valdarno Superiore

Arezzo (AR)

Calzaturiero

Lucca

Lucca (LU)

Orafo

Arezzo

Arezzo (AR)

Cappelli

Montappone e Massa Fermana

Fermo (FM)

Calzaturiero

Fermo

Fermo (FM)

Calzaturiero

Macerata

Macerata (MC)

Ricamo

Assisi

Perugia (PG)

Lazio

Abbigliamento

Valle del Liri

Frosinone (FR)

Abruzzo

Abbigliamento

Vibrata - Tordino - Vomano

Teramo (TE)

Molise

Abbigliamento

Trivento e Riccia

Campobasso (CB)

Campania

Tessile

Sant’Agata de’ Goti e San Marco dei Cavoti

Benevento (BN)

Puglia

Tessile

Casapulla

Caserta (CE)

Tessile

San Giuseppe Vesuviano

Napoli (NA)

Tessile

Calitri

Avellino (AV)

Orafo

Marcianise

Caserta (CE)

Conciario

Solofra

Avellino (AV)

Calzaturiero

Grumo Nevano

Napoli (NA)

Calzaturiero

Aversa, Trentola Ducenta

Caserta (CE)

Calzaturiero

Casarano

Lecce (LE)

Basilicata

Corsetteria

Lavello

Potenza (PT)

Sicilia

Tessile

Bronte

Catania (CT)

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3. Le fiere del settore Per far conoscere le nuove proposte della moda e le conquiste rese possibili dal progresso tecnologico, si organizzano diverse fiere di settore, più o meno importanti, che si possono classificare in base a vari criteri, quali la localizzazione geografica, la cadenza periodica, il settore merceologico e la tipologia di visitatori. Localizzazione geografica: le fiere possono essere provinciali, regionali, nazionali e internazionali. Cadenza periodica: può essere semestrale, annuale, biennale e quadriennale. Settore merceologico: le fiere possono essere dedicate alle materie prime, alle nuove tendenze, agli accessori o ai macchinari. Tipologia di visitatori: possono essere riservate ai soli operatori oppure essere aperte anche al pubblico.

Visitatori a una fiera del tessile.

Per certe manifestazioni, periodo e sede sono fissi, mentre per altre, specialmente quelle a carattere internazionale, possono variare. Chi lavora all’interno di un’azienda, pur tenendo d’occhio tutte le novità, sa dove concentrare l’attenzione, perché ha le idee abbastanza chiare riguardo alle proprie esigenze; per gli studenti, invece, è più difficile orientarsi. Inoltre, per partecipare alle manifestazioni per i soli operatori, sempre seguite con molto interesse dalla stampa specializzata, occorre aver ricevuto un invito, aver fatto una prenotazione o essere in qualche modo accreditati.

Logo della fiera “Milano Unica”.

Un punto in più

Ogni manifestazione fieristica è accompagnata da un catalogo che permette di avere a portata di mano l’elenco degli espositori, le loro caratteristiche e i loro recapiti. A volte, esso è distribuito agli addetti ai lavori in formato PDF.

Quando le fiere sono anticipazioni di tendenza, si possono trovare dei flash guida. Ecco un esempio. Natura dinamica: istintivamente rispettosi della natura, i filati mostrano le proprie qualità in tutte le loro sfaccettature, mentre le fibre, presentate da sole o in mischia, sono progettate per offrire benessere e una qualità della vita migliore.

Le fiere dedicate al tessile sono tante e non è semplice stilarne un elenco completo, anche perché il loro numero aumenta di continuo, per venire incontro alle richieste del mercato; per questo, le tabelle di queste pagine ne riportano solo alcune. 18


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