AIRC lavora sul TERRITORIO

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pio, del progetto siciliano, diretto da Rosario Giustolisi, docente di oncologia presso l'Università di Catania. Scopo della ricerca, portata avanti da quattro diversi ...
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PROGETTI REGIONALI

AIRC lavora sul TERRITORIO di Daniela Ovadia

La regionalizzazione di alcuni bandi di finanziamento ha portato alla nascita dei Progetti Regionali. A due anni dall’esordio si raccolgono i primi frutti

artiti nel 2005, i Proget- PIÙ UNITI ti Regionali AIRC stan- LOCALMENTE no entrando nel loro “I Progetti Regionali sono terzo anno di vita, quello nel stati una sfida riuscita” spiega quale si raccoglieranno appie- il direttore scientifico di no i frutti degli investimenti AIRC Maria Ines Colnaghi. stanziati. Due anni fa, infatti, “Volevamo infatti favorire l’AIRC ha deciso di finanziare l’interazione tra gruppi di ben 34 progetti di ricerca in ricercatori a livello locale, 16 Regioni itaunendo le loro liane, più due A disposizione forze nella lotta progetti interreil cancro: competenze contro gionali dedicati la collaborazione e strutture ai tumori pediaconsente infatti trici (vedi in me- per uno scopo di avere a disporito Fondamensizione tecnolocomune tale n. 2, Aprile gie e competenze 2005). Obiettivo di fondo: condivise, difficilmente raduvalorizzare le risorse locali nel- nabili in un unico centro di l’ambito della ricerca oncolo- ricerca”. gica, promuovere strette inteÈ questo il caso, per esemrazioni tra i ricercatori locali e pio, del progetto siciliano, in qualche caso aiutare lo stu- diretto da Rosario Giustolisi, dio di patologie strettamente docente di oncologia presso legate al territorio. l’Università di Catania.

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Scopo della ricerca, portata avanti da quattro diversi centri, è quello di verificare perché un farmaco biologico, l’imatinib, in grado di curare la leucemia mieloide cronica, smetta di funzionare nel 2-3 per cento dei malati. “Solo scoprendo quale meccanismo molecolare è nascosto dietro questa forma di resistenza sarà possibile aggirarla” spiega Giustolisi. Che prosegue: “Per ottenere i fondi per questi Progetti Regionali i ricercatori hanno dovuto costituire delle ‘cordate’, unendo competenze e strutture per uno scopo comune: un esperimento particolarmente ben riuscito qui in Sicilia”. A riprova di ciò, una prima parte dei risultati ottenuti con il grant di AIRC è stata recentemente pubblicata

sulla prestigiosa rivsita Blood: la strategia proposta, per i casi che non rispondono all’imatinib, è la combinazione con un secondo farmaco, la leptomicina B. “I risultati sono interessanti e consentono di aggirare, a livello molecolare, il fenomeno della resistenza al primo farmaco” conclude Giustolisi. TECNOLOGIE CONDIVISE La collaborazione non è però l’unico obiettivo dei Progetti Regionali, come spiega Maria Ines Colnaghi: “Abbiamo selezionato alcuni progetti che consentivano di diffondere sul territorio alcune tecniche di punta o metodologie complesse: in questo modo poniamo le basi per una diffusione uniforme, sul territorio nazionale,

TUMORE D’ORGANO

delle più moderne tecnologie frequenza, nella popolazione, dell’infezione da epatite C”. di diagnosi e di cura”. Gli studi pugliesi sono Per insegnare non sono necessarie somme astronomi- coordinati da Domenico che, ma basta un piccolo inve- Sansonno, del Dipartimento stimento per ottenere grandi di medicina interna e oncolofrutti. È quanto è accaduto in gia clinica del Policlinico di Sardegna, dove Rosa Maria Bari, e Mario De Lena, dell’Istituto nazioPascale, ricercatrice del Diparti- La realtà locale nale oncologico di Bari. mento di scienze è la base “In Puglia biomediche deldi partenza abbiamo una l’Università di per la scelta situazione epideSassari, coordina tre gruppi di degli obiettivi miologica particolare, con una ricerca che applicano una particolare tecnica di elevata prevalenza di epatolaboratorio per individuare carcinomi dovuti all’evoluanomalie iniziali nelle cellule zione dell’infezione da epatidel tratto gastrointestinale. te C. Per questo possiamo “Sviluppare tecniche che con- contare su una casistica sentono di identificare le alte- importante, che ci consente razioni precoci nelle cellule è di studiare gli effetti di alcuun enorme passo avanti che ne terapie e di mettere a consente di curare il tumore in punto strategie innovative, una fase di ancora scarsa come nuovi anticorpi monoaggressività o, addirittura, di clonali che potrebbero divenprevenirlo utilizzando farmaci tare a loro volta nuovi farmache impediscono la degenera- ci biologici” spiega Sansonzione della cellula precancero- no. “Ci vorranno almeno 10sa in tumore vero e proprio” 15 anni perché questi arrivi(sul tema delle precancerosi si no al letto del malato, ma veda anche l’articolo a pagina bisogna pur incominciare a 10 di questo numero di Fon- studiarli se si vuole sconfiggere la malattia”. damentale). In conclusione, l’iniziativa dei Progetti Regionali può EPIDEMIOLOGIA dirsi un successo sia dal DEL TERRITORIO Due obiettivi importanti, punto di vista umano sia da ma non basta. Esiste infatti quello scientifico, come conuna variabilità regionale nella ferma Maria Ines Colnaghi: diffusione di determinati “In due anni già si sono visti tumori. All’origine vi sono importanti risultati e quindi ragioni genetiche oppure AIRC punta molto sui futuri ambientali. “È per questo che sviluppi di questa iniziativa”. AIRC ha finanziato anche Progetti Regionali rivolti allo LA SCOMMESSA DEI studio di situazioni particola- PEDIATRI ONCOLOGI ri” spiega il direttore scientiGrazie ad AIRC dal 2005 fico di AIRC. “È il caso, per sono attivi anche due progetesempio, del carcinoma epa- ti interregionali per sconfigtocellulare in Puglia, dove è gere i tumori cerebrali dei particolarmente elevata la bambini. Il primo, coordina-

to da Maura Massimino, a capo dell’équipe di neuroncologia pediatrica presso l’INT di Milano, mira a migliorare la vita dei bambini affetti da ependimoma, una forma rara (il 10 per cento dei tumori infantili) e poco conosciuta di tumore del sistema nervoso centrale: quasi la metà dei malati ha meno di 6 anni. Una rete nazionale di addetti ai lavori ha lavorato insieme: l’Unità di citogenetica molecolare dell’INT ha studiato le cellule che possono essere alla base del tumore per carpirne i segreti e sapere come colpirlo. Della parte clinica si è occupato l’Istituto pediatrico Gaslini di Genova con la collaborazione del Dipartimento di Scienze pediatriche dell’Università di

Torino e del Dipartimento di pediatria dell’Università di Padova. Alla Sapienza di Roma si è effettuata invece la diagnosi istopatologica. Il secondo progetto, avviato da Guido Paolucci dell’Università di Bologna, e dopo la sua scomparsa coordinato da Achille Iolascon e Guido Pession, studia il medulloblastoma – un tumore che colpisce già dai primi mesi di vita – e le leucemie dei bambini che compaiono entro l’anno di età. La ricerca, a cui hanno preso parte l’Unità di clinica pediatrica del San Gerardo di Monza e il Centro di oncoematologia pediatrica dell’Università di Catania, si è concentrata sull’analisi dei geni all’origine dell’aggressività e della scarsa curabilità di queste malattie. Fondamentale aprile 2007 29