Appunti di Storia della Pediatria - SalernoPlus.it

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Appunti di Storia della Pediatria. Relatore. Carlo Montinaro. PERIODI DELL'ETA' CLASSICA. ARCAICO o prescientifico. Domina la medicina teurgica. Da Apollo ...
Appunti di Storia della Pediatria Relatore Carlo Montinaro PERIODI DELL’ETA’ CLASSICA ARCAICO o prescientifico Domina la medicina teurgica Da Apollo ad Asclepio ELLENICO Da Alcmeone a Ippocrate, nel quale vengono gettate le basi della filosofia e della scienza ELLENISTICO Risponde all’ellenizzazione di tutto il mondo orientale in seguito alla conquista macedone. Culmina con la fiorente cultura alessandrina dei Tolomei (Tolomeo Soter e Tolomeo Filadelfo) successori di Alessandro Magno. PERIODO ROMANO La grecità, dominata dallo spirito latino vigoroso e organizzativo che trova la sua espressione nella PAX e nella LEX romane, permea di sé tutto l’impero. (Grecia capta, ferum victorem coepit. Orazio). La medicina diventa un fatto sociale insieme all’igiene. Domina la figura di Galeno. PERIODO DEI COMMENTATORI O DELLA DECADENZA Non vi sono medici di grande rilievo, non compaiono opere originali. Solo compilatori e commentatori Dissoltosi l’Impero Romano la cultura trova le sue nuove sedi nella cultura bizantina di Costantinopoli e nella cultura araba (Rhazes e Avicenna) Dal Medio Evo della civiltà occidentale emerge la figura di S.Benedetto che promuove i primi tentativi di assistenza agli infermi nelle infermerie dei monasteri. A Montecassino arriva Costantino Africano ( XI sec.) che dall’oriente Porta molti libri di medicina scritti in arabo. Nasce la Scuola Salernitana, la prima scuola medica dell’Occidente.

ANALISI DEI DIVERSI PERIODI PERIODO ARCAICO O PRESCIENTIFICO Apollo, dio iniziatore dell’arte sanitaria Artemide, dea della maternità e protettrice dei bambini Persefone, dea della prolificità Ilitia , protettrice delle partorienti Da Apollo e Coronoide nasce Asclepio Asclepio allievo del centauro Chirone, discepolo di Apollo. 1

Dai discepoli di Asclepio nacque una casta ( degli Asclepiadi ), alla quale era devoluto l’esercizio della medicina e il suo insegnamento. Podalirio e Macaone figli di Asclepio medici sotto le mura di Troia. Sorgono templi ad Asclepio (asclepiei) a partire dal V sec a.C. a Epidauro, Cirene, Coo, Cnido, Pergamo, Atene. Medicina teurgica e termale nello stesso tempo Il ruolo dei sacerdoti di Asclepio “Questa venne al dio per figlioli. Dormendo ebbe una visione. Le sembrava che nel sonno un serpente le strisciasse sul ventre e, dopo ciò, le nacquero cinque figli.” Aristomide di Ceo. L’ALBA DELLA SCIENZA I PERIODEUTI, medici laici che esercitavano l’arte fuori dal contesto teurgico, andando di casa in casa (Democede di Crotone). Da loro nascono i primi impulsi alla medicina come scienza biologica PERIODO ELLENICO Dal VII al V secolo i filosofi “ presocratici “ (Talete,Anassimandro, Anassimene, Eraclito, Pitagora) si pongono interrogativi sulla “quiddità” della materia. Questi filosofi decretarono la nascita del pensiero biologico, liberandolo, attraverso l’osservazione dei fenomeni naturali, dallo stallo dell’interpretazione teurgico-sacrale. Crotone, culla del pensiero biologico, scuola medica ispirata ad un principio di positivismo scientifico, attiva già prima di Pitagora. Alcmeone, principale esponente della medicina pre-ippocratica ( n. nel 560 a.C. a Crotone ) La sua teoria sulla formazione dell’embrione: “ a) Il seme fecondato è stato emanato dal cervello. b) Nell’embrione il primo a formarsi è il capo, perché in esso ha sede il principio direttivo di tutto l’organismo. c) La nutrizione del feto avviene in tutta la superficie del corpo, assorbendo essa come una spugna il materiale nutritivo. d) Il sesso del nascituro corrisponde al genitore che nella fecondazione ha dato maggiore quantità di seme. Pitagora (570-505) , fondatore della scuola di Crotone. Elaborò la “ teoria umorale “ ACQUA, TERRA, ARIA, FUOCO, sono gli elementi componenti della natura. UMIDO, SECCO, FREDDO, CALDO, sono le qualità di questi elementi. Dalla proporzione di questi elementi è determinato il temperamento dell’uomo, le sue qualità mentali, il suo stato di salute. La teoria pitagorica dominò la medicina dall’anno 500 a.C. fino al 1858, quando venne sconfessata da Virchow. Empedocle di Agrigento ( 485-435 a.C.). Scoprì il labirinto dell’orecchio interno. Si occupò di embriologia, studiò la respirazione fetale: “ Il feto è inviluppato in una membrana. Prima si forma il cuore, poi le unghie, infine le altre parti. La respirazione non comincia fino al momento della nascita, quando i liquidi intorno al feto vengono espulsi”.

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Cercò di capire il perché dei parti mostruosi, dei parti gemellari, della somiglianza dei figli con i genitori, della durata della gravidanza. Egli anticipò la teoria dell’evoluzionismo che non ebbe seguito per l’opposizione di Aristotele. Pitagora ed Empedocle, tra i presocratici che si occupano della composizione della materia nel cosmo, sono gli unici ad estendere all’uomo le considerazioni fatte per la materia cosmica, perciò vanno considerati gli iniziatori della scienza della vita, cioè della biologia. Solo più avanti si comincerà a studiare la vita nella sua espressione di malattia e nascerà la medicina razionale, che soppianterà quella teurgico- sacrale. Gorgia Siciliano fu allievo di Empedocle, e a sua volta fu maestro di Ippocrate. Knido e Kos, sono le due famose scuole di medicina che fiorirono nel V sec. A.C. Un’altra scuola medica famosa fu quella di Cirene La medicina di Cnido come medicina d’organo La medicina di Kos come medicina olistica Ippocrate ( Kos 460-Larissa 377 a.C. ) Fondatore della medicina in ambito storico scientifico I quattro elementi di Ippocrate ( sangue, flemma, bile gialla, bile nera ) Umoralismo ippocratico ( lo stato di salute- malattia dipende dal perfetto equilibrio dei quattro elementi ( Empedocle: aria, acqua, terra, fuoco, come costituenti del Cosmo ) Eucrasia-discrasia. Curare la malattia come un fattore generale che investe tutto l’organismo Medicina olistica Superamento del soprannaturale OPERE DE MORBIS: Lombricus rotundus (ascaride), Lombricus latus (tenia) Ignora gli Ossiuri. DELLE EPIDEMIE: Parotite DELLA DENTIZIONE: dentizione, nutrizione, ulcere tonsillari del bambino I bambini che durante la dentizione hanno numerose scariche alvine sono meno soggetti alle convulsioni di quelli che vanno poco del ventre. I bambini che durante l’eruzione dei denti sono colpiti da febbre acuta sono meno soggetti alle convulsioni. I bambini grassi non succhiano il latte in proporzione della loro grassezza. I bambini voraci e che succhiano molto latte, non ingrassano in proporzione. Le ulcere alle tonsille senza febbre sono meno inquietanti. Le ulcere che si propagano alle tonsille cambiano la voce a coloro che ne sono colpiti Il libro della generazione del bambino o De natura pueri (genetica) Del feto di sette mesi, Del feto di otto mesi (neonatologia ) Gli aforismi, opera autentica di Ippocrate, con molti riferimenti ai disturbi della nutrizione e sulla dieta nell’infanzia (una delle più preziose essenze del sapere medico antico). Il male sacro

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Ippocrate ne nega l’origine divina, attribuendolo a cause naturali come l’ereditarietà e la “discrasia“ e chiama ciarlatani, impostori e stregoni coloro che lo affermano. La generazione: gli individui vengono generati dall’incontro del seme paterno e materno che provengono da tutte le parti del corpo e confluiscono nelle parti genitali durante l’amplesso. Il seme maschile è più forte di quello feminile. Il clima, influisce sul patrimonio ereditario Il giuramento Vis medicatrix naturae La medicina è l’arte di imitare, di secondare e non di disturbare i procedimenti della natura medicatrice.

IL CORPUS IPPOCRATICUM Studenti di entrambe le scuole di Cnido e di Kos contribuirono alla stesura del Corpus Ippocraticum, che è un’antologia di scritti di diversi autori la cui paternità fu tradizionalmente attribuita a Ippocrate. Secondo le tesi moderne più accreditate il Corpus sarebbe stato assemblato nella biblioteca di Alessandria, all’inizio del III sec. a.C. Il Corpus Ippocraticum è la dichiarazione di indipendenza della medicina. Scopo del medico ippocratico è quello di superare l’empirismo, cioè la semplice osservazione dei fenomeni, per andare alla radice del male. I Greci ci hanno passato il concetto di causa-effetto, ponendo così le basi fondamentali della scienza. Ogni insieme di sintomi ha una causa o più cause e la terapia deve mirare a correggere queste cause e le loro conseguenze. La medicina greca dopo Ippocrate ebbe un momento di decadenza, per la convinzione che tutto ormai fosse stato acquisito (Scuola dogmatica ) ARISTOTELE ( 384-322 a.C. ) Il principio attivo risiede nel seme del maschio che si mescola col sangue mestruale della femmina, che agisce come materia inerte e passiva. Secondo questa dottrina il seme era costituito dalla migliore parte del sangue e conteneva in potenza i caratteri del corpo e della psiche dei generandi. Il sangue, dopo aver subito una nuova digestione, diventa sperma e discende nei testicoli. Dante riprende questo concetto, secondo la filosofia aristotelica dominante nella sua epoca. “ ancor digesto, scende ov’è più bello tacer che dire; e quindi poscia geme sovr’altrui sangue in natural vasello.” (Dante, Inferno.) Fu contrario all’abbandono dei neonati Periodo ellenistico E’ quello che corrisponde alla ellenizzazione di tutto il mondo medio orientale ad opera della conquista macedone ( Alessandro Magno ) e che culmina colla fondazione della biblioteca di Alessandria, il massimo centro culturale dell’antichità. 4

La scuola di Alessandria Tolomeo Soter e Tolomeo Filadelfo fondatori della biblioteca. (330 a.C. circa) Demetrio di Apamea, appartiene all’età ellenistica e forse alla Scuola di Alessandria. Scrisse un famoso trattato di pediatria, oltre che di ostetricia, di semeiotica e di patologia (opere note solo attraverso Sorano d’Efeso e Celio Aureliano ) Demetrio descrive la siriasi, malattia di dubbia interpretazione, ma che aveva sintomi comuni a molte malattie: febbre ardente, meningismo, infossamento del bregma e degli occhi, disidratazione e inappetenza. (Gastroenterite tossica? Colpo di calore ?) Periodo romano Nei primi 600 anni dalla fondazione di Roma i Romani ebbero una medicina senza medici nel senso stretto, fatta di riti propiziatori, scongiuri, formule magiche, regole dietetiche, erbe medicinali e la medicina del “pater familias“, fatta di personale esperienza, cure termali, igiene pubblica (acquedotti, fognature), cura del proprio corpo nella palestra. Catone fu ostile ai medici greci che affluivano a Roma, anche perché i primi ad arrivare erano stregoni e venditori di pozioni. Solo successivamente cominciarono ad arrivare medici pratici. Solo nel I sec. a.C. arrivarono medici di fama. Il primo fu Asclepiade di Prusa, tra l’altro contrario alla dottrina umorale degli ippocratici. Altri medici greci famosi furono: Antonio Musa, medico di Augusto, Sorano d’Efeso (ostetricia e puericoltura), Areteo di Cappadocia (malattie acute e croniche), Scribonio Largo (farmacologia), Dioscoride di Cilicia (trattato di terapia), cui seguirono nel I sec. d.C. Celso e Plinio romani, e nel II sec. il greco-alessandrinoromano Galeno. Sorano d’Efeso Nella sua opera “ Gynecia “ sulle malattie delle donne, scrive 23 capitoli dedicati al bambino dopo la nascita, dove dà consigli sull’allevamento e la nutrizione del bambino fino allo svezzamento. Egli raccomanda la doppia legatura del cordone ombelicale e prescrive le prime cure per il neonato: la pulizia degli occhi e della bocca con l’olio, la tecnica della fasciatura: “Fasciare separatamente le gambe per evitare le ulcerazioni; mettere tra i calcagni, le ginocchia e i gomiti un panno di lana per evitare l’eccessiva pressione delle parti sporgenti e quindi le lesioni da decubito: avvolgere anche il capo con una fascia circolare di panno di lana soffice e pulita.“ l’inizio dell’allattamento solo a terzo giorno, perché nei primi due il bambino andrebbe nutrito solo con miele bollito. Sorano continua dando consigli sul modo di procedere per l’allattamento, sulla scelta della nutrice (sia greca perché il bambino sia da lei abituato alla migliore delle lingue), sulla docimasia del latte (da provarsi sull’unghia). Sorano fu la classica fonte cui attinsero gli autori posteriori fino al Rinascimento Areteo di Cappadocia Descrisse i sintomi dell’angina, dalla tonsillite acuta alla difterite. Propose la tracheotomia. Descrisse la sintomatologia acuta, gastroenterica e tossica del “Cholera infantum “ “Il cholera è una malattia acutissima nella quale le materie refluiscono da tutto il corpo e sono emesse col vomito e la diarrea (…)“

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Le sue descrizioni dei sintomi sono simili a quadri pittorici, tanto che Puccinotti lo definì il Raffaello della medicina Aulo Gellio (n. a Roma nel 130 d.C.) Autore delle “Notti attiche“, dove scrive il famoso elogio dell’allattamento materno. Dice alla madre della fanciulla che ha appena partorito e che essa vuole che non allatti per non stressarla ulteriormente: “O donna ti prego, lascia che costei sia completamente madre di suo figlio! Cos’è infatti questo voler andare contro natura? Questo esser madre soltanto a metà e non sino in fondo? Questo creare e subito poi allontanare da sé ciò che si è creato? Aver nutrito nell’utero, col proprio sangue, una creatura quando ancora non la si vedeva e non volerla nutrire col proprio latte quando la si vede, quando ormai vive, quando è già creatura umana e implora da chi l’ha messo alla luce che compia il suo ufficio di madre? Pensi forse anche tu che madre natura abbia donato alla donna i seni a mò, quasi, di vezzosi nei, non perché con essi allattino i loro figli, ma perché d’essi vada ornato il loro petto? (…). GALENO ( N. 130 d.C.) Greco di nascita, alessandrino di formazione, romano di elezione. Il più grande medico greco dopo Ippocrate. Riassume e coordina tutta la scienza medica dell’antichità. L’opera sua è immensa. Monoteista, crede che il corpo sia uno strumento dell’anima, per questo fu sostenuto dalla Chiesa fino al Rinascimento. Tutte le cose derivano dalle quattro qualità astratte (caldo, freddo, secco, umido) e dalla diversa combinazione di questi elementi nell’uomo derivano i quattro temperamenti (collerico, malinconico, sanguigno, flemmatico). Riprende Sorano dando consigli di puericoltura, sull’allattamento. Tratta del pianto del bambino, sue cause e rimedi( fame, sete, arrossamenti, dentizione, fasce troppo strette, posizione inadatta etc), elogia la ginnastica, spontanea (del bambino lasciato sciolto dalle fasce) e provocata (dalla nutrice) Tratta in particolare dell’epilessia ( De puero epileptico). I fattori causali dell’epilessia sarebbero in parte costituzionali (sovrabbondanza di flegma) in parte ambientali (climatici, alimentari, fisici) Egli equipara le ovaie ai testicoli, ignorando quindi che il concepimento deriva dalla fecondazione dell’uovo femminile da parte del seme maschile. La terapia galenica si basa sul principio dei contraria contrariis ( curare il freddo col caldo etc.) Nel III-IV sec. il galenismo soppianta completamente tutte le altre scuole di pensiero. GLI ENCICLOPEDISTI

LATINI

Aulo Cornelio Celso ( I° sec. d.C.) Scrisse il “ De Medicina “ il solo trattato medico completo che sia stato scritto nella lingua latina. Celso fu il primo ad esprimere il concetto che il bambino non è un uomo in miniatura e che l’organismo infantile ha carattere ed esigenze sue particolari. Celso fu un ippocratico. Trattò della dentizione, dei vermi, della epilessia. Propose il taglio del frenulo linguale corto. Fece la prima descrizione dell’alopecia areata (area Celsi ) Conclusioni Nell’età antica, fino al XVIII sec. la classificazione delle malattie viene fatta sulla base dei sintomi (febbre, tosse, diarrea ) e non su base etiopatogenetica. La terapia è fondata su due elementi fondamentali: 6

1) il principio ippocratico della “discrasia umorale “ 2) il benefico intervento della natura nel processo di guarigione (vis medicatix naturae) Dopo la grande opera di Galeno l’antica medicina si avvia al declino.

LA MEDICINA NEL MEDIO-EVO La medicina e tutta la cultura che proveniva dal mondo greco romano avrebbe seguito, sul finire dell’epoca antica, due grandi direttrici provenienti dalla scuola di Alessandria d’Egitto, l’unica dove veniva coltivata la medicina su basi sistematiche: 1) quella bizantina, cui va collegata quella latina dei territori bizantini di Ravenna; 2) quella siriaco-araba Medicina bizantina I dotti greci di Costantinopoli furono i soli continuatori della tradizione culturale classica ed ellenistica e la trasmisero in Oriente e in Occidente. Il passaggio della medicina ellenistica a quella bizantina è segnato dall’attività di ORIBASIO ( 325-400), autore di quel grande Corpus della Medicina che prese il nome di Sinagoghè, che comprendeva tutto lo scibile da Ippocrate a Galeno con pregevoli nozioni di pediatri e puericoltura prese quasi intergralmente da Ippocrate, Sorano e Galeno Ezio di Amida ( V-VI sec ),della scuola di Alessandria, scrisse un trattato in 16 libri( Tetrabiblion ) con un trattatello dedicato alle malattie dei bambini ( febbri e difterite ), preso dai classici, ma pieno di superstizione e formule magiche. Alessandro di Tralles ( 525-605) Scrisse un trattato di medicina in 12 libri nei quali fuse i concetti dottrinali dei suoi predecessori con i frutti della sua lunga esperienza pratica, acquisita al letto dei malati. (disturbi degli occhi, febbre e vermi intestinali). Paolo di Egina ( 620-680 ) Fatto prigioniero dagli Arabi ad Alessandria vi restò influenzando colla sua opera e i suoi scritti la medicina araba. Scrisse un trattato di medicina in sette libri più due perduti, che è una rielaborazione degli scrittori precedenti. Fu tradotto dagli Arabi e fu molto seguito nel Rinascimento. Descrisse la tracheotomia, ma si occupò più strettamente di pediatria trattando della dentizione, delle convulsioni,delle afte, della stipsi. Aronne, coevo di Paolo di Egina, descrisse il vaiolo nel suo compendio di medicina MEDICINA SIRIACO-ARABA La civiltà araba domina il pensiero scientifico dal Medio-evo per quasi sei secoli. Itinerario storico Nestorio e seguaci, condannati per eresia dal Concilio di Efeso, nel V secolo si ritirano nella Mesopotamia, in Siria e Persia portando con sé i vecchi testi da Costantinopoli ediffondendo lo studio della lingua e della cultura greche. Nell’VIII secolo avvenne la trasfusione della cultura medica classica nell’Oriente islamizzato ad opera dei dotti medici cristiani ed ebrei. Il primo siriano che scrisse in arabo fu Mesuè il vecchio, di Damasco, medico a Bagdad, noto in Occidente col nome di Giovanni Damasceno, il più illustre dei traduttori fu Humain Ibn Ishaq ( IX sec.), detto da noi Giovannizio. 7

RHAZES (IX-X sec.) Persiano. Practica puerorum Prima monografia dedicata esclusivamente alle malattie dell’infanzia. Fece testo per 4 secoli e servì da modello fino al nostro Rinascimento. De variolis et morbillis (opera originale ) Primo studio clinico sulle malattie esantematiche. La varicella era considerata una manifestazione attenuata del vaiolo. Nel quadro nosologico del morbillo era incluse rosolia e scarlattina. AVICENNA ( X-XI SEC.) Turkestan Definito il più vasto organizzatore della scienza che sia apparso nell’Islam. Il “ Canone “ è una poderosa compilazione elaborata sui testi dell’antica sapienza greca. Dominò per 5 secoli l’insegnamento e la pratica della medicina in Europa. Avicenna tratta del vaiolo e del morbillo ( che comprende tutte le malattie esantematiche ) Insiste sulla puericoltura prenatale: “ Prendete cura del bambino quando è ancora nel grembo materno; evitate qualsiasi danno allo sviluppo del suo corpo; fate che il sangue della madre, dal quale il neonato prende la sostanza per la sua formazione, sia sempre mantenuto puro. “. E sulla scelta e il governo della balia.

I medici arabi di Spagna Albucasis (Cordova XI sec. ) Avenzoar (Siviglia XII sec. ) Averroè (Cordova XII sec. ) Serapione il giovane (XII-XIII sec. ) Moseè Maimonide, israelita (Cordova XII-XIII sec. )

Costantino Africano (Numidia XI sec. ) Conoscitore della lingua e cultura latina e araba, dopo unnlungo peregrinare in cerca del sapere in Egitto, nell’Iraqe forse in India, porta con sé in Italia molti libri di medicina e di altre discipline a Montecassino e nella Scuola di salerno, di cui diventa il massimo protagonista. Gerardo da Cremona (XI sec. ) Riprende in Toledo (tornata cristiana nel 1089), insieme ad altri dotti, l’opera di Costantino Africano. Dalla Spagna si verifica il passaggio in vesti latine del patrimonio scientifico arabo e, con esso, il ritorno alla patria di origine, l’Europa, dei testi medici, in buona parte smarriti , dell’antichità, arricchiti e rinnovati dagli Arabi. Il meccanismo è stato il seguente: gli Ebrei traducono i testi arabi (a loro volta tradotti dal greco alessandrino ) in mozarabico, che è un misto di lingua romanza e di arabo. Il mozarabico è la lingua volgare parlata dai cristiani della Spagna musulmana. I dotti cristiani traducono a loro volta dal mozarabico al latino Medicina monastica

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Nel mondo Occidentale cristiano del Medio Evo la medicina regredisce al livello di quella teurgico sacrale del periodo arcaico. La malattia è un castigo di Dio. Si arrivò all’eccesso della proibizione imposta da San Bernardo di Chiaravalle ai monaci cistercensi di studiare libri di medicina e di vietare l’uso di tutti i rimedi diversi dalla preghiera. Più illuminato fu San Benedetto che obbligò i menbri dell’ordine a studiare le scienze e soprattutto la medicina, trasformando l’abbazia di Montecassino nel più importante centro di studi del MedioEvo, oltre che importante “ scriptorium” ove abili ed instancabili amanuensi trascrivevano le opere antiche, per conservarle e tramandarle fino a noi. Da ciò nacque ben presto un sistema assistenziale, basato sulla carità cristiana e suggerito da san benedetto nella sua “ Regola “, che prevedeva l’assistenza e il ricovero degli infermi, con la nascita delle prime infermerie dei monasteri, primo embrione dei futuri ospedali. L’abate Bertario da Montecassino fu egli stesso un medico famoso. Sempre nell’alto medio Evo anche Fulda in Germania divenne un importante centro di studi medici, ad opera del teologo Rabano Mauro. Nel IX secolo, per iniziativa dell’imperatore Carlo Magno, la medicina fu inclusa nei corsi di studio delle scuole delle cattedrali. Scuola Medica Salernitana in quanto ad essere favorite sono solo quelle donne residenti nella città sede della Scuola o coloro che abbiano un Magister medicinae et scientiae nell’éntourage familiare. (Non a caso quasi tutte le donne medico che noi conosciamo sono imparentate a medici) –Tale ultimo evenienza si realizza in genere allorchè l’insegnante abbia interesse a istruire il congiunto e precisamente nel caso di assenza di un figlio maschio cui affidare la clientela, di un’eventuale trasmissione di segreti di cura da rimanere in ambito familiare ovvero quando la presenza di una dottoressa risulti più che mai opportuna come nella diagnostica e nella terapia della patologia ginecologica ove sussiste il naturale turbamento del pudore. Comunque, almeno fino alla seconda metà del XIV secolo uomini e donne possono frequentare senza problemi di natura giuridica gli insegnamenti privati di uno o più Maestri, perché a Salerno, a dirla con la Boggi Cavallo, “La donna conserva il rispetto delle origini, condivide eventi e gesta degli uomini, partecipa alle battaglie, esercita l’arte sanitaria come medico e come operatrice di salute”. La pratica medica delle donne salernitane (Mulieres salernitanae) e soprattutto le ricette e i rimedi sono più volte citati e adottati negli scritti della Scuola. Tutte le donne medico fiorite nel periodo angioino e aragonese risultano in possesso della licenza rilasciata dal sovrano previo esame. Del periodo antecedente purtroppo non è stato possibile recuperare alcuno attestato e soprattutto quello di Trotula, la più famosa di tali medichesse, la cui identità professionale, medico, levatrice,infermiera resta ancora un mistero. E’ stata affacciata l’ipotesi che gran parte dei documenti del primo periodo della Scuola sia stata distrutta o asportata dalla soldataglie di Enrico VI, padre di Federico II, allorchè mise a sacco la città nel 1194 nel conflitto dinastico normanno svevo. La prima e la più nota di queste medichesse è per l’appunto Trotula. Donna famosa ai suoi tempi, di nobile lignaggio e di grande ingegno, in grado di sfidare con la sua gagliardia dialettica e dottrinaria i migliori eruditi del tempo. De Renzi riporta l’episodio di Rodolfo Malacorona, citato da Orderico Vitale,monaco cassinense autore di una Storia Ecclesiastica, che lo definisce uomo estremamente erudito in grammatica, dialettica,astronomia e musica, ma soprattutto in scienze “fisiche”, cioè in medicina. Costui amava girare per le Scuole d’Europa e confrontarsi con i migliori dotti dell’epoca, superandoli tutti immancabilmente. Nel suo peregrinare raggiunge nel 1059 Salerno, sede di antiche e prestigiose scuole di medicina. Qui si cimenta in erudizione con molti Maestri senza che nessuno riesca a tenergli testa, tranne una sapiente signora, che per una serie di considerazioni ed elementi tutti gli studiosi identificano in Trotula. 9

Nata intorno al 1035-1040 e morta nel 1097 secondo i Registri delle Morti della Cattedrale, appartiene alla nobile famiglia dei de Ruggiero, quella stessa che donerà a Roberto il Guiscardo i terreni per l’erigendo Duomo. Sposa Giovanni Plateario senior da cui ha Giovanni junior e Matteo, tutti ragguardevoli esponenti della medicina salernitana. E’ citata più volte con deferenza da illustri Maestri dell’epoca come Cofone, autore del primo libro di anatomia, “Anathomia porci”, Giovanni da Rodi, Bernardo Provenzale, Pietro Ispano. Insegna a Salerno e scrive vari testi scientifici tra cui il “De mulierum passionibus ante in et post partum “, l’unico pervenutoci e primo e fondamentale trattato di ostetricia e ginecologia di epoca medievale, un testo che tiene cattedra per quattro secoli fino al XV sec. Trotula vive un grande momento storico: l’epoca di Gisulfo II, ultimo principe longobardo (1052-1077), che fregia le sue monete con il motto: Opulenta Salernum, e poi quella dell’avvento dei normanni con Roberto il Guiscardo. E’ testimone della costruzione del Duomo (1080-1084), della sua consacrazione ad opera di Gregorio VII (1085), dell’esilio di questo pontefice (10841085), è contemporanea di Alfano I (1020-1085), arcivescovo,poeta e medico, nonché di Costantino l’Africano (1015-1087). Insomma è partecipe di un periodo eccezionale per l’Hippocratica Civitas. Il nome di Trotula probabilmente non è che il diminutivo di Trotta o Trocta, utilizzato dagli studenti per indicarne il trattato di Ostetricia, così come la Chirurgia di Ruggero era chiamata “Rogerina” e quella di Rolando “Rolandina”. Per comune consenso degli studiosi l’opera in nostro possesso non è che una collazione di scritti tratti da appunti di lezioni dell’Autrice. Una conferma ci viene proprio da un passo del testo ove è riferito un intervento personale di Trotula su una ragazza per un problema ginecologico. Nel brano è scritto letteralmente: “Trotula venne definita da tutti maestra nel porre rimedio a ciò” (Unde communiter Trotula vocata fuit quasi magistra operis). La prima pubblicazione a stampa del “De mulierum”, curata da Giorgio Kraut, vede la luce a Stoccarda nel 1544, seguita da quella aldina a Venezia nel 1547. Gli studiosi che oltre De Renzi maggiormente e più recentemente hanno approfondito la vita e l’opera di questo personaggio sono da ravvisarsi negli americani J.F. Benton e Margherita Green nonchè nella nostra Pina Boggi Cavallo. Nel “De Mulierum passionibus” sono condensati una serie di ammaestramenti, di regole e di rimedi rivolti alla gestante, alla partoriente e alla puerpera ai fini di una buona riuscita della gravidanza. L’ultima parte del testo, ritenuta un’opera a se stante (De ornatu), riguarda una serie di suggerimenti atti a ricostruire il benessere fisico e psichico della donna e del suo bambino. E proprio in questo trattato è contenuta la descrizione di alcuni metodi, alcuni accorgimenti atti a preservare la salute del neonato e del bambino, uno spaccato di procedure comunemente eseguite all’epoca (siamo nell’XI sec.), in quanto comportamenti evidentemente validati dall’esperienza. Ne riportiamo qualcuno: -

Il cordone ombelicale sia reciso a tre dita dall’addome (ligetur umbilicus tribus digitis a ventre mensuratis – Cap.XVIII)

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Appena nato si tenga il bambino con gli occhi coperti e non lo si esponga in luoghi luminosi. (In principio nativitatis oculi cooperiendi sunt, et summopere cavendum est ne sit il loco lucido – Cap.XVIII).

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Il bambino venga spesso strofinato e tutte le sue membra vengano racchiuse in fasce affinchè crescano dritte (Puer praeterea saepe est fricandus et quaelibet eius membra in una quaque parte fascia sunt retinenda et iungenda et rectificanda sunt eius membra – Cap.XVIII)

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Vicino a lui si pronuncino cantilene e parole facili, mai cantare con voce aspra o rauca (Coram eo cantilenis et facilibus utendum vocibus, nec asperis vocibus cantandum neque raucis- Cap.XVIII)

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La nutrice deve essere giovane, di colorito chiaro, bianco e rosso, non troppo vicina né troppo lontana al parto, non deve avere mammelle troppo piccole né troppo grandi, ma il petto ampio e sia moderatamente grassa (Iuvenem oportet esse nutricem, clarum colorem cum albedine et rubore permixtum habentem, quae non sit partui vicina neque multum a partu remota, neque nimis grossas habeat mammillas; pectus amplum, pinguis sit mediocriter – Cap.XIX)

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Quando è giunto il momento di mettere i denti, gli si strofinino ogni giorno le gengive con burro e grasso di gallina e le si ammorbidiscano con acqua d’orzo (Cum tempus nativitatis dentium venerit, gingivae singulis diebus cum butyro et axungia gallinae saepe fricanda sunt et aqua ordei linienda – Cap.XVIII). - Quando comincerà a mangiare si diano al bambino dei bastoncini a forma di ghianda fatti di zucchero e simili e latte, da poterli tenere in mano e giocarci, succhiarli e inghiottire qualcosa (Cum tempus advenerit in quo comedere incipiet, danda sunt infanti magdaleones ad modum glandis, facti de zuccaro et similia ac lacte, quos possit in manu tenere et cum eis ludere et de eis sugere et aliquid transglutire – Cap.XVIII )

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Lo si nutra con petto di pollo, di fagiano e di pernice e quando ha cominciato a mangiare bene, si cominci a sostituire il latte delle mammelle, non permettendo che la notte succhi e osservando bene che non venga svezzato nella stagione calda (Caro quae est in pectore gallinarum et phasianorum et perdicum est ei tribuenda. Et postquam bene capere coeperit, mammillarum substantiam mutare incipiens, eas in nocte sugere non permittatur, bene observando ne tempore calido a lacte removeatur – Cap.XVIII). Per farlo parlare correttamente, ungi il palato con miele e le narici con acqua calda (Et ut rectius loquatur unge palatum cum melle et nares cum aqua calida – Cap.XVIII). Per la malattia dei bambini quale può essere una tosse violenta così interveniamo: prendi issopo e timo, fai un decotto col vino e dà da bere. Oppure stemperiamo bacche di ginepro con vino e diamo da bere (Passioni puerorum,quae est quasi tussis acerrima, sic subvenimus: accipe hysopum,serpillum et in vino decoque et da ad bibendum. Vel grana iuniperi distemperamus cum vino ed damus ad bibendum –Cap XXV). Quando nei bambini compaiono piccole pustole, bisogna romperle con sale tritato e fasciare affinchè guariscano. A questi bambini non bisogna dare cibi grassi o dolci. (Quando pustulae nascuntur pueris parvae, tunc illae cum sale trito solvi debent et cum fascia ligari ut resolvantur. Quibus pueris nec unctuosa neque dulcia dari debent – Cap.LI)

Studi specifici sulle malattie infantili son fatti risalire a Paolo Bagellardi da Fiume, estensore di un libro “De regimine infantiae”, pubblicato a Padova nel 1472, ristampato dal Sudhoff sulla celebre rivista “Janus” e commentata dal Simonini,pediatra della scuoladi Modena nel 1922. . Per quanto riguarda le altre dottoresse di Salerno, scrive Antonio Mazza, priore della Scuola nel XVII sec, nel suo “Historiarum epitome de rebus salernitanis” confermando questa singolare 11

tradizione: “Fiorirono, insegnando nello Studio patrio e discettando in cattedra Abella,Mercuriade, Rebecca…(Floruere igitur in Patrio Studio ac in Cathedris disceptando Abella, Mercuriadis, Rebecca…) Per quanto riguarda Abella si sa essere vissuta nel XIV sec. e sembra che abbia scritto su temi non proprio adatti per una donna dell’epoca, come il “De natura seminis humani”, il che testimonia il notevole grado di emancipazione raggiunto dal sesso femminile. Su Rebecca Guarna si sa poco; membro di un’illustre famiglia di Salerno, quella stessa che ha dato i natali all’arcivescovo,medico e storico insigne Romualdo Guarna. I suoi scritti riguardano argomenti sulle febbri, sull’embrione, sulle urine, una felice sintesi di quella che è la concezione biologica della medicina salernitana. Di Mercuriade ci è giunto solo qualche cenno. Sembra abbia redatto dei testi sui veleni, sulla peste, sulla cura delle ferite, sugli unguenti. Il Mazza riferisce ancora di Costanza Calenda, figlia di Salvatore, priore della Scuola di Salerno prima e poi di quella di Napoli, vissuta nella prima metà del XV sec. ai tempi di Giovanna II, donna di rara bellezza, maestra di medicina e di sapienza, sposa del signore Baldassarre di San Mango. Sono donne che si fanno onore sul campo come dottoresse e come autrici di opere scientifiche, tutte maritate e in genere imparentate a medici. La loro fama peraltro non si limita all’arco ristretto del loro tempo, ma continua a rimbalzare nelle citazioni deferenti e ammirate di più di uno storico dell’età moderna. Così nella “Descrittione del Regno di Napoli” di Scipione Mazzella, edito nel 1601, dove molti nomi di illustri maestri salernitani sono invece ignorati. Lo stesso dicasi per l’opera “Il Regno di Napoli in prospettiva” di Enrico Bacco Alemanno, pubblicato nel 1620 ed ancora nella “Breve descrittione del Regno di Napoli” di Cesare D’Engenio, apparso nel 1645, ove l’A. si sofferma soprattutto sulla figura di Trotula. E così via,via da Ottanio Beltrano in un’altra “Descrittione del Regno di Napoli” del 1671 fino a Giuseppe Maria Alfano nella “Istorica descrizione del Regno di Napoli” del 1798 Di seguito riportiamo il nome di alcune dottoresse con il relativo anno di conseguimento della “licentia praticandi”. Abilitate all’esercizio della chirurgia: Francesca Romana Venturella Cisinato Maria Incarnata Sibilla d’Afflitto Mobilia Scarpa Donna Cusina Bella di Paija Tommasia Castroisaia

1321 1322 1330 1338 1338 1404 1414 1419

Abilitate all’esercizio della medicina Abella Salernitana Raimonda di Taverna Vidimura Costanza Calenda Rebecca Guarna Mercuriade

1350 1345 1376 1423 ? ?

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Delle tante altre medichesse che si sono prodigate nel campo della medicina ci rimangono purtroppo solo dei nomi, alcuni dei quali riportati dalla Boggi Cavallo, come Margherita, Vigorita, Polisena, Grazia, Gemma, Adelicia, Gallicia, Clarice, Francesca, la maggior parte delle quali licenziatesi durante il periodo angioino (XIV sec.). Con il moltiplicarsi e il consolidarsi delle Università, fenomeno che si accompagna alla graduale scomparsa delle scuole private e all’esclusivo conferimento delle licenze da parte dei Collegi medici universitari, la presenza delle donne medico si azzera. Ciò si spiega con l’impossibilità delle donne di frequentare regolari corsi di studio universitari, resi peraltro obbligatori e ciò in considerazione della loro condizione sociale, della forma mentis e dell’angolazione culturale dell’epoca ove il pregiudizio è sempre molto forte e i costumi e la convenienza rigidi sotto il profilo formale. Resta il fatto che la posizione della donna a Salerno, almeno fino al sec. XV, è tale da rappresentare una sfida ad un’occupazione da sempre e ovunque riservata agli uomini, ma evidentemente la suggestione del discorso erudito, la maestria della tecnica, la disinvoltura del comportamento, l’entusiasmo per la ricerca e per il gusto letterario sono qualità saldamente in mano alle esponenti del gentil sesso. Sono anche queste figure, emerse lungo iul cammino della medicina medievale e distintesi sulle altre per vigore d’impostazione e per impronta innovativa, a dare alla Scuola lustro e collocazione nella storia. Assieme a Costantino, a Ruggiero e ai Plateario hanno rappresentato di essa lo spirito limpido e originale. Ed infatti quando tale spirito impallidirà e i contrassegni distintivi verranno meno per influenze estranee ai principi ispiratori primevi, inizierà la decadenza, un’agonia lunga e deprimente, che durerà molti secoli. E mentre le medichesse scompaiono ecco apparire le ciarlatane empiriche, ma bisognerà aspettare il XIX sec. per vedere finalmente di nuovo una donna addottorarsi presso un’ Università. Questa donna è Elizabeth Blackwell (1821-1910), prima nella storia moderna a conseguire la laurea in medicina nel 1849 presso il Geneva College of Medicine di New York., nel clima di un ritrovato riconoscimento della parità dei sessi . Dalla Blackwell in poi è stato un assistere trionfale alla riscossa della donna quale operatrice professionale e quale medico, una riscossa prorompente, esaltante persuasiva, spesso, molto spesso vincente sul piano della sfida intellettuale.

Co-Autori De Renzi (Storico della Scuola Medica Salernitana Giuseppe Lauriello (Scuola Medica Salernitana) Boggi Cavallo (Storica Scuola Medica Salernitana) 03 Giugno 2003

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