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BRAITENBERG FRA IL CERVELLO E IL COMPUTER 05 ottobre 2011 — pagina 64 sezione: Nazionale di FABIO PAGAN Un mese fa, il 9 settembre, a Tubinga, moriva Valentino Braitenberg. Aveva 85 anni. Un po' scienziato e un po' filosofo, ironico provocatore intellettuale, sessant'anni fa aveva cominciato a bordeggiare sul confine tra la fisiologia del cervello e la nascente cibernetica. Ma era anche un valente violinista e un artigiano del legno, in gioventù era apparso in alcuni film di registi importanti. Nato a Bolzano, laurea in medicina a Roma, apprendistato in America, nel 1958 Braitenberg era arrivato a Napoli, dove mise in piedi un laboratorio di neuroanatomia e neurofisiologia. Realizzò con i suoi collaboratori un atlante della rana analizzandone in dettagli inediti la struttura del sistema nervoso, studiò l'occhio della mosca, elaborò un modello computazionale del cervelletto. E dieci anni più tardi approdava a Tubinga, al Max-PlanckInstitut, fondando e dirigendo a lungo un centro di cibernetica biologica. E s'interessò al linguaggio. Ha scritto Edoardo Boncinelli: “Ha capito prima di tutti che indagare nello spazio di confine fra il sistema nervoso e il computer sarebbe stato di grande aiuto nello studio sia del primo che del secondo campo. E' stato un neuroscienziato, un costruttore di automi e uno studioso di intelligenza artificiale quando queste cose ancora non si chiamavano così”. Tra breve uscirà un volume che raccoglierà una serie di scritti di collaboratori e amici. Tra i contributi anche quello di Douglas Hofstadter, autore del saggio di culto “Gödel, Escher e Bach”. Valentino Braitenberg un tempo veniva spesso a Trieste, sia per vedere i colleghi scienziati, sia per ragioni di famiglia. L'ultima volta che l'avevo incontrato, assieme alla moglie pittrice, fu una decina d'anni fa a casa della figlia Carla, geofisica al Dipartimento di geoscienze della nostra Università (e musicista, come gli altri due fratelli). E tre anni fa l'avevo chiamato al telefono a Tubinga per un'intervista a Radio3 Scienza a proposito del suo ultimo libro, “L'immagine del mondo nella testa”, pubblicato da Adelphi. Un'intervista un po' accidentata, la linea che cadeva. Ma Valentino, nonostante l'età e i problemi di salute, fu brillante e pungente: “La scienza non si può fare senza filosofia. Questo, purtroppo, l'abbiamo spesso dimenticato. E uno scienziato che non veda in una prospettiva filosofica vale ben poco”.

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