Davide e Golia - Elledici

11 downloads 262 Views 18KB Size Report
capace di battersi con me e vincermi noi diventeremo vostri schiavi, ... Davide gli rispose: «Tu vieni contro di me con spada, lancia e giavellotto, ma io vengo.
L’Ora di Religione – rubrica “Come narrare la Bibbia” – settembre 2013

Davide e Golia 1 Samuele 17

Poco tempo dopo che Samuele aveva unto Davide come futuro re d’Israele, i Filistei raccolsero di nuovo le loro truppe per attaccare gli Israeliti. I due eserciti si affrontarono sulle opposte alture di una vallata, il re Saul e gli Israeliti da una parte e i Filistei dall’altra. Una mattina, gli Israeliti videro un enorme guerriero nel campo dei Filistei. Era un gigante, che sovrastava tutti gli altri, aveva in testa un elmo di bronzo, era rivestito di una corazza pure di bronzo e portava sulle spalle un enorme giavellotto. Si chiamava Golia e spaventò molto gli Israeliti. Golia si fermò davanti allo schieramento israelita e gridò: «Perché vi siete preparati a combattere? Io sono un Filisteo e voi schiavi di Saul: scegliete uno tra di voi e se sarà capace di battersi con me e vincermi noi diventeremo vostri schiavi, se invece io lo vincerò diventerete nostri schiavi e ci servirete». Nessuno osava muoversi. Tutti si limitavano a guardare. Anche il re Saul, che era l’uomo più alto d’Israele, sembrava piccolo e debole, di fronte a quel gigante. Golia scese nella vallata, agitando il giavellotto, deridendo gli Israeliti e urlando la sua sfida: «Io sono un uomo solo contro l’intero esercito di Israele! Coraggio: scegliete un uomo e combatterò con lui!». Nessuno si muoveva ancora, e nessuno si offriva come volontario per combattere contro di lui. I Filistei ridevano, mentre Golia tornava nel loro accampamento. Ogni giorno, per quaranta giorni, Golia ripeté lo stesso discorso. Scendeva nella vallata, ripetendo la sua sfida. Nessuno diceva una parola o si muoveva. Nel frattempo, Davide era a casa sua e badava al gregge. I suoi tre fratelli maggiori erano andati a combattere e si trovavano con il re Saul. Il loro padre, Iesse, cominciava a preoccuparsi per i suoi figli; per questo, mandò Davide a portare loro provviste di cibo e a prendere notizie. Quando Davide arrivò dove si trovava l’esercito israelita, vide che i soldati israeliti erano terrorizzati. Vide Golia scendere nella valle e lo sentì rinnovare la sua sfida. Vide anche che alcuni Israeliti fuggivano terrorizzati. Davide fu scioccato e irritato, vedendo ciò. «Chi è questo Filisteo che osa deridere il popolo di Dio?», chiese. Quando Eliab, un fratello di Davide, lo sentì parlare così, si irritò molto e gli disse: «Perché sei venuto qui? Torna a sorvegliare il tuo gregge! Sei troppo orgoglioso». Davide replicò: «È un reato aprire la bocca per parlare?», e chiese ad altri soldati informazioni su Golia, finché qualcuno parlò di lui al re Saul, il quale lo mandò a chiamare. Quando vide il ragazzo avanzare verso di lui, Saul fu sorpreso. Davide sembrava tanto giovane e coraggioso. «Non perdiamoci d’animo per quell’uomo», disse Davide al re. «Andrò io a combattere contro quel Filisteo». Saul però gli rispose: «Tu non sei in grado di combattere contro di lui: sei ancora un ragazzo, mentre lui è un guerriero esperto». Davide replicò: «Quando badavo al gregge di mio padre, a volte ho ucciso un leone o un orso che era venuto a portar via una pecora. Il Signore che mi ha salvato dagli artigli del leone e dell’orso mi libererà anche dalla mano di questo Filisteo».

Editrice ELLEDICI

L’Ora di Religione – rubrica “Come narrare la Bibbia” – settembre 2013

Allora Saul gli disse: «Va’ e il Signore sia con te!». Davide prese dal torrente cinque pietre ben levigate, le mise nella sua sacca da pastore, poi, con la fionda in mano, si diresse verso Golia. Quando il gigante vide che infine era stato scelto un uomo che combattesse contro di lui, gli andò incontro brandendo il giavellotto. Quando però vide che Davide era solo un ragazzo, gli gridò: «Mi hai preso per un cane per venirmi incontro con un bastone?». Poi lo maledisse in nome di tutti gli dei filistei. «Avvicinati», proseguì; «darò la tua carne in pasto agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche». Davide gli rispose: «Tu vieni contro di me con spada, lancia e giavellotto, ma io vengo contro di te nel nome del Dio d’Israele. Oggi il Signore ti consegnerà a me, perché la vittoria è sua. Il Signore non ha bisogno di giavellotti e spade per salvare il suo popolo!». Mentre Golia stringeva il giavellotto per farsi coraggio, Davide prese una pietra dalla sacca e lo colpì in fronte. La pietra si conficcò nella fronte di Golia, che cadde con la faccia a terra. Davide prese la spada a Golia e gli tagliò la testa. Quando i Filistei videro che il loro campione era morto, fuggirono. Quel giorno gli Israeliti riportarono un’importante vittoria, e li guidava il re Saul. Ormai, però, il pastore Davide era la voce d’Israele.

Davide e Betsabea 2 Samuele 11

Una sera di primavera, il re Davide andò a passeggiare sul terrazzo della reggia. Il sole stava tramontando e il re guardava la città di Gerusalemme. Molti uomini erano lontani, a combattere. Davide, dunque, vedeva solo anziani, seduti accanto alla porta di casa, e giovani serve che portavano l’acqua. Il suo sguardo fu però attirato da una donna che faceva il bagno, sola. Davide sapeva che avrebbe dovuto distogliere lo sguardo, ma non lo fece. Continuò a guardarla perché era molto bella. «Chi è?», chiese a un suo servo. «È Betsabea, la moglie di Uria l’ittita. Suo marito è in battaglia», rispose il servo. Davide continuò a guardare la donna. C’era forse una donna più bella di lei in tutto Israele? «Andate a prenderla!», disse Davide. Il servo obbedì e Betsabea fu condotta al palazzo reale. Nessuno osava opporsi ai desideri di un grande re, e Betsabea gli si diede, mentre suo marito era nel deserto, insieme all’esercito di Davide. Davide sapeva di aver agito male, ma voleva mantenere il segreto su ciò che era accaduto. Poco tempo dopo, però, Betsabea gli comunicò che aspettava un bambino. Davide passeggiò nei giardini del palazzo, chiedendosi come fosse possibile evitare lo scandalo. «Devo indurre Uria a tornare a casa», pensò. «Se riesco a persuaderlo a stare per un po’ lontano dalla battaglia e a tornare a casa da sua moglie, allora lui avrà rapporti con lei, crederà che il bambino sia suo e nessuno saprà mai quello che ho fatto». Così Davide mandò un messaggio al suo generale Ioab, chiedendo che Uria fosse mandato a Gerusalemme. Uria tornò e andò direttamente al palazzo reale. Davide gli chiese: «Dimmi come sta procedendo la battaglia. Come si comportano Ioab e i miei soldati?». Editrice ELLEDICI

L’Ora di Religione – rubrica “Come narrare la Bibbia” – settembre 2013

Uria non aveva il minimo sospetto, ma rifiutò di tornare a casa sua. Dormì sui gradini del palazzo. «Va’ a casa», gli disse Davide. «Hai affrontato un lungo viaggio. Meriti un po’ di riposo!». Uria replicò con coraggio: «Come posso riposare, quando Ioab e tutti i soldati d’Israele e di Giuda dormono all’aperto e affrontano il nemico? Come posso andare a casa, mangiare, bere e dormire con mia moglie? Non lo farò mai». La notte successiva, Davide invitò Uria a un banchetto e lo fece ubriacare. Anche allora, però, Uria non volle andare a casa e dormì accanto ai servi. Infine, Davide mandò di nuovo Uria sul campo di battaglia e mandò questo messaggio al generale Ioab: «Mettete Uria in prima linea, dove la battaglia è più violenta. Poi lasciatelo solo in modo che sia colpito a morte». Ioab obbedì e Uria fu mandato in prossimità delle mura della città nemica. Là Uria fu colpito da una freccia. Quando Betsabea apprese la terribile notizia, ne rimase afflitta a lungo, ma sembrò che il piano di Davide funzionasse. Dopo un po’, la giovane vedova diventò la moglie di Davide e nacque il loro bambino. Nessuno sapeva che cosa aveva fatto Davide, a eccezione di Dio. (brani tratti da MURRAY WATTS, La Bibbia dei bambini e dei ragazzi, Elledici-Piccoli)

Editrice ELLEDICI