Educatori: Tempo di essere - FOCr.it

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NEL TEMPO CHE VA La formazione offerta, che non esclude quella personale attraverso la lettura di testi, l’ascolto di relazioni, la partecipazione a convegni e la costante preghiera e partecipazione ai sacramenti, può fornirvi gli strumenti per non vivere di rendita. Forse non sempre tutto potrà apparire immediatamente chiaro; l’importante è cogliere ciò che serve per costruire un progetto da sperimentare partendo da se stessi. Ecco alcune attenzioni formative offerte dalla diocesi: • a settembre il nostro Vescovo presenta le linee pastorali della Diocesi, incentrate sulla figura dell’educatore. • Settembre/ottobre è tempo di progettazione non solo di un calendario ma dei percorsi di crescita che si vogliono offrire a ragazzi, adolescenti, giovani e adulti. Questo piccolo strumento che avete in mano vi può aiutare a concretizzare parte di questo progetto. Soprattutto è il tempo del confronto, dello scambio, degli obiettivi, dell’analisi delle convergenze educative, dei ruoli e soprattutto della preghiera insieme di tutti gli educatori. In queste schede trovate anche lo schema per un ritiro spirituale e le indicazioni per il mandato agli educatori nella propria comunità.

Grazie, Simone e Miriam. La vostra disponibilità è già un segno importante e una testimonianza che vale più di mille parole. Non dimenticate che, accanto all’impegno specifico nell’accompagnare la crescita di un gruppo, rimanete educatori sempre, in ogni istante della vostra vita, in oratorio come a scuola o nel mondo del lavoro, in famiglia come nei luoghi di divertimento. La testimonianza non è frutto di buona volontà ma sta nell’aver radicato la propria esistenza in Colui che ci ha aiutato e ancora oggi ci aiuta nel cammino che conduce alla visione del volto del Padre. Siate coraggiosi nel dire sì ogni giorno, nonostante le stanchezze e le difficoltà. La promessa è il centuplo quaggiù e l’eternità nel Suo regno. Non stancatevi di vivere il vostro «tempo per piantare»!

«C’è un tempo per piantare»Qo 3,2 Tempo di essere

• È anche il tempo di confrontarsi sul piano pastorale del Vescovo che è stato presentato e sul messaggio agli oratori.

• Gli educatori non possono esimersi dallo studio del nuovo documento «Che cercate? Venite e vedrete. Linee per un progetto di pastorale giovanile e oratorio», consegnato ufficialmente lo scorso anno.

• A gennaio si terrà un convegno diocesano di pastorale giovanile. Per saperne di più, tenete d’occhio il sito della FOCr (www.focr.it) e la pubblicazione del mensile «Il Mosaico».

• Stiamo pensando a percorsi zonali e interzonali per educatori, soprattutto per chi è impegnato a lavorare con gli adolescenti.

• Abbiamo accennato al mensile «Il Mosaico». È pensato appositamente come strumento per la formazione degli educatori. Essere abbonato vuol dire ricevere una rivista che aiuta ad approfondire la figura dell’educatore secondo le linee pastorali di quest’anno. Altro? Starà alla creatività e alla passione che metterete nell’amare le persone che vi saranno affidate.

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INTESSUTI DI VITA Carissimi Simone e Miriam, siete entrati a pieno titolo nel compito di accompagnamento come educatori. È un grande dono che la comunità vi fa e una grande responsabilità che vi chiede. In quanto educatori svolgete un servizio in virtù di una vocazione: l’educare è per voi il modo concreto di collaborare all’edificazione della comunità. È una dimensione che fa parte del progetto di esistenza credente con cui volete vivere la vostra vita. L’aver assunto la dimensione dell’annuncio come fondamentale e capace di fare unità nel proprio vivere, crescere e credere vi realizza come cristiani adulti. Definisce l’atteggiamento di base con cui ora vi rapportate alle persone. È la risposta a un progetto di Dio sulla vostra vita personale. Diventa non il favore che fate a qualcuno, ma una esigenza profonda del vostro essere. Se è una vocazione, la vostra vita diventa una testimonianza e deve averne tutte le caratteristiche. Per questo motivo nel piano pastorale, come nella lettera agli oratori, il nostro Vescovo delinea il profilo dell’educatore cristiano. Elenchiamo quanto scritto nel piano pastorale fornendovi una breve sintesi, consegnando ad ognuno di voi il compito di leggerlo interamente. • Siate persone mature. Si può dire della persona che ha raggiunto l’equilibrio nell’armonizzare le varie dimensioni di cui è composta: fisica, spirituale, psicologica, emotiva. Pertanto sa gestire la propria libertà con responsabilità nel discernere il personale progetto di vita e nel realizzarlo fedelmente. • Siate persone libere. Perché questo avvenga si deve fondare la vita sulla verità, cioè Gesù Cristo. Siete liberi quando non legate le persone a voi, quando siete capaci di un rapporto libero. • Educate persone libere. «Il rapporto educativo è anzitutto l’incontro di due libertà e l’educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà» (Benedetto XVI). • Sappiate esercitare l’autorità. Non dovete dimenticare che il termine autorità deriva dal verbo «augere» col significato di far crescere: dovete quindi proporre, spronare, esigere determinati comportamenti. • Sappiate accogliere. È condizione indispensabile perché un educatore si metta in ascolto facendo emergere i valori dell’altro senza far prevalere le aspettative personali. • Non vivete da protagonisti. Casomai è la persona a cui è diretta la vostra azione educativa che lo diventa. Ma non dimenticate che il vero protagonista rimane, comunque, Dio; pertanto il processo educativo assume il carattere del discernimento vocazionale e della scelta del proprio progetto di vita.

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• Proponete il «bene relazionale». Accanto ai nuovi mezzi di comunicazione sociale, di indubbio valore e pur non privi di rischi, è importante promuovere la capacità di relazionarsi con gli altri, fino a sostenere la maturazione della disposizione disinteressata all’amore del prossimo. • Trasmettete ciò che vivete. Proprio in forza della cooperazione con Dio, siete chiamati e comunicare anzitutto ciò che vivete e come lo vivete. La coerenza che vi è richiesta è la fedeltà all’ideale, pur dentro il limite del peccato. La fede diventa il criterio di giudizio nelle cose concrete della vita. Vi sembra troppo? In effetti è difficile, ma bello, vivere dentro la dimensione del dono gratuito di sé nell’aiuto alla crescita degli altri. Per questo motivo il vostro modo di essere si deve confrontare sovente con l’insegnamento di Gesù. La sua vita, i suoi esempi, le sue parole e le sue azioni hanno sempre segnato tappe importanti nel suo tempo e oggi egli può segnare il vostro tempo di essere. È tempo di essere imitatori di Cristo Gesù, per essere in questo tempo testimoni di quanto ricevuto. E se andate a vedere anche il documento CCVV a pag. 24 troverete degli spunti importanti proprio per voi educatori.

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Ancora un consiglio: siate uomini e donne di speranza. Una virtù che sembra passata di moda, in un tempo in cui i media fanno a gara a presentare immagini di disperazione e l’instabilità dà il diritto di non avere certezze. Eppure l’uomo che non spera non vive. Affidare all’educazione il compito di lanciare passerelle nella notte significa continuare a credere che ciò che ci sta davanti non è il buio, non è il nulla, bensì un mondo carico di possibilità e di novità, ricco di vita e quindi foriero di speranza. Ma quale speranza può riaccendere nuovi slanci di vita in voi giovani educatori, a volte sfiduciati e incapaci di pensarsi avanti? È la possibilità di aprire le porte della vita a se stessi, agli altri, alla realtà, a Dio e in questo dinamismo scoprire che si può trovare senso nuovo, direzione nuova, luce nuova. Sperare vuol dire non credere che tutto finisce qui e ora; che la mia vita, la mia realizzazione, il mio valore non vengono risucchiati dal ticchettio dell’orologio e quindi dal passare inesorabile degli attimi. Sperare vuol dire capacità di guardare oltre l’angolo del cortile e sentire la responsabilità per il mondo ma anche la solidarietà del mondo con la mia esistenza. C’è bisogno di ardore profetico che costruisca il futuro, che lo progetti, che se ne senta responsabile. Si tratta di chiedersi non da che parte stiamo andando, ma dove

vogliamo andare. Si tratta più impegnativamente di porre delle domande a cui non abbiamo la pretesa di dare una risposta immediata, ma che lasciano dentro l’inquietudine di interrogarci ancora. Dobbiamo lanciare passerelle nella notte. È importante per un educatore insegnare il futuro: non insegnare come sarà, ma insegnare che questa dimensione c’è, e che in questa dimensione si deve proiettare la propria esistenza presente. È vostro compito aiutare i ragazzi ad apprendere che la vita è una storia in costruzione è la possibilità di non pensarsi con la scritta «The end» inesorabilmente stampata ad ogni pezzetto di strada. Saper ricostruire la storia è aiutare a comprendere il dono della salvezza non solo per sé ma anche per tutti quelli che vi sono affidati, specialmente in questo tempo in cui «speranza» è una parola poco di moda. Per questo non la si può dare per scontato. Va coltivata, cercata, costruita ogni giorno, «sperando contro ogni speranza» (Rom 4,18). Allora, forse, vi diranno che siete degli illusi, che vi state sbagliando, che gli intelligenti stanno con i piedi per terra. Forse qualcuno vi dirà che siete poetizzanti e non pratici? Voi risponderete: Siamo i figli della speranza, lo stupore di Dio! È veramente il tempo di piantare tutto questo nel terreno della vita!

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Quale sarà la strada da percorrere quest’anno? Crediamo che tutto quanto abbiamo scritto fino ad ora possa essere considerato un’importante attenzione a sé e agli altri. Un giusto equilibrio che fa della propria vita non un atto egoistico ma un momento alto di comunione. Per questo è importante attuare spazi di confronto fra educatori all’interno della propria comunità parrocchiale. Momenti che non si riducano a far emergere le criticità, ma a far maturare la consapevolezza che a educare non si è da soli e che le fatiche di uno possono essere alleviate con l’aiuto degli altri. Accanto a questi momenti essenziali, non dimenticatevi le opportunità che la nostra diocesi mette a vostra disposizione sia con momenti di formazione sia nel rendersi disponibile a un confronto costruttivo e, se utile, a un accompagnamento di tutoraggio nei cammini che, prima di servire ai ragazzi, diventano costruttivi per voi.

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