IL PRESEPE NAPOLETANO - La storia del presepio

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Il presepe (o presepio), a Napoli, dal 1700 in poi è diventato un fenomeno di cultura di massa, ..... significato dei numeri della cabala napoletana. Ecco alcuni  ...
IL PRESEPE NAPOLETANO Edoardo Pedatella Introduzione Il presepe (o presepio), a Napoli, dal 1700 in poi è diventato un fenomeno di cultura di massa, tanto che in Campania c’è il detto: il presepio è Napoli, Napoli è il presepio. Nella commedia di Eduardo “Natale in casa Cupiello” scritta nel 1931 la presenza del presepe è data per scontata in tutte le famiglie napoletane. Persino Martin Luter King, che non era cattolico, è stato ritratto davanti ad un presepe definendolo “una mensa di pace e d’amore”. Si è detto che il presepe è il Vangelo tradotto in napoletano, ma vista la sua diffusione si può dire che è il Vangelo tradotto in tutte le lingue del mondo. Molti personaggi sono entrati nella tradizione popolare nel corso dei secoli. Dal primo presepe allestito da San Francesco a Greccio nel 1223 fino al 1500 i personaggi che lo componevano erano: il Bambino, la Madonna, San Giuseppe, i Re Magi, il bue e l’asinello. Si deve a San Gaetano di Thiene, all’inizio del 1500 a Napoli, la nascita del presepe plastico moderno con l’introduzione dei pastori col gregge e la gente comune. Così come il Vangelo con le sue parabole è fatto di significati allegorici, così la rappresentazione è ricca di simboli ed ogni personaggio è portatore di significati particolari che si riallacciano alla tradizione natalizia campana, alle Scritture o alla tradizione cristiana.

I PRICIPALI PERSONAGGI DEL PRESEPE: Il gruppo della Natività o Mistero comprende 5 pezzi: la Madonna, San Giuseppe, Gesù, il bue e l’asino. Seguono i Magi, l’angelo e i pastori. La Madonna La Madonna di solito ha un atteggiamento regale, viene adorata come Madre e come Vergine. Viene presentata prevalentemente vestita di rosso, che simboleggia il sacro e la sofferenza ed avvolta in un manto azzurro, colore mariano per eccellenza, simbolo di spiritualità. 1

San Giuseppe San Giuseppe è decisamente più vecchio e maturo di Maria. Ha in mano il bastone, figura più povera dello scettro (che in greco vuol dire bastone), che rimanda all’idea della potenza, della regalità (Giuseppe era della stirpe di Davide) e del comando. Il bastone è l’antenato del pastorale dei vescovi. San Giuseppe rappresenta la purezza con cui adempie al volere divino. Il Bambino Gesù viene annunciato ai pastori “in fasce adagiato in una mangiatoia” (Luca, unico cronista della nascita) e nel presepe è posto in una capanna o una grotta. La tradizione napoletana invece colloca di preferenza il gruppo della natività tra le rovine antiche di un tempio pagano. Le fasce sono profezia della morte di Gesù, avvolto nel sudario. Ma è anche un neonato come tutti gli altri, pienamente umano, coperto di un pannicello, segno della condizione di povertà materiale. In una forma o nell’altra la rappresentazione della nascita non va mai disgiunta dall’annuncio profetico della salvezza. Gesù apre le braccia in segno d’accoglienza. E’ la figura più importante del presepe e la tradizione natalizia vuole che sia posto nel presepio alla mezzanotte del 24, tra la Madonna e San Giuseppe. Il bue e l’asino Sono due figure essenziali del presepio. La nascita di Gesù in una mangiatoia viene collegata alla profezia di Isaia ”il bue conobbe il suo padrone e l’asino la culla del suo Signore”. Il bue è simbolo di umiltà, riscalda il Bambino con il suo alito, ma sarebbe presente anche per rappresentare il popolo degli ebrei. I pastori Nel Vangelo, i pastori, in numero di tre o quattro, erano dediti alla custodia del gregge quando ricevettero la visita dell’Angelo che li chiamò ed indicò loro come segno il Bambino avvolto in fasce nella mangiatoia. I pastori non avevano nulla di speciale, ricevettero un annuncio e risposero come ad una chiamata, erano gente comune in cui tutti ancor oggi si possono identificare. Rappresentano i poveri, destinatari privilegiati della buona novella portata dal Messia bambino. Nel gergo presepiale “pastore” è qualsiasi personaggio rappresentato nel presepe. 2

L’Angelo Dal greco significa messaggero. E’ il tramite tra il cielo e la terra e canta la gloria divina: “Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà”. Nel presepe napoletano grande spazio viene dato al gruppo degli angeli, ognuno con un preciso significato: l’angelo al centro sopra la grotta con il cartiglio “Gloria in excelsis Deo” è la gloria del Padre; alla sua destra, con l’incensiere, la gloria del Figlio; a sinistra con la tromba la gloria dello Spirito Santo; con i piatti, osanna del re e del papa, a significare il potere politico e religioso; col tamburo, osanna del popolo. Insieme a questi vengono esposti anche decine di testine di bimbi con le ali oppure angioletti seminudi. I Magi Dal punto di vista religioso, l’unico riferimento del Vangelo ai Magi è di Matteo. Essi sono i rappresentanti delle tre razze umane allora conosciute (la bianca, l’asiatica e l’africana), delle tre parti del mondo (Europa, Asia, Africa) e delle tre età dell’uomo. Persino il colore dei tre cavalli (bianco, rosso e nero) simboleggiano l’aurora, il mezzogiorno e la notte. Gasparre è il più vecchio, di razza bianca e rappresenta l’Europa. Porta in dono l’oro, riconoscimento della regalità di Cristo. Melchiorre re dei persiani, rappresenta l’età matura. Porta in dono la mirra, sostanza aromatica vegetale utilizzata nelle mummificazioni. La sua offerta rappresenta il valore salvifico del Figlio di Dio, grande medico del corpo e dell’anima (Sant’Agostino). Baldassarre è nero, rappresenta l’Africa ed è il più giovane. Porta l’incenso, omaggio alla sua natura divina. L’osteria o taverna L’osteria è collegata al viaggio di Giuseppe e Maria ove non trovarono alloggio. E’ l’elemento che ha subito maggiori variazioni e dove la fantasia ha potuto sbizzarrirsi. Alla taverna s’associa anche il significato rituale del mangiare, riferimento alla vita materiale contrapposta a quella spirituale. Un luogo dove il tempo si consuma e si distrugge, ma decifrabile anche come una sorta di Eucaristia, mensa sacrale. E non a caso la taverna è normalmente collocata a fianco della grotta.

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TEMI E PARTICOLARITA’ DEL PRESEPE POPOLARE La scenografia classica si compone generalmente di tre quadri: l’Annuncio dell’Angelo ai pastori, la Natività nella povera stalla e la Taverna (diversorium) dove Giuseppe e Maria non trovarono posto. Successivamente sono stati aggiunti altri argomenti: il corteo dei Magi con la banda orientale, i popolani che portano doni alla capanna, il mercato con le bancarelle del pesce, verdura e frutta, scene di attività lavorative, animali. Lo scoglio La struttura scenografica veniva e viene tuttora chiamata comunemente “scoglio”. E’ una sorta di sperone roccioso, generalmente di sughero, che, a seconda delle dimensioni, può ospitare la scena del Mistero (o Natività) o costituire la base per tutto il paesaggio presepiale dove scorrono fiumi e si stendono vallate con case, capanne e boschi. Le rovine di un tempio pagano Il momento della nascita, nel napoletano, è spesso alterato rispetto alla tradizione evangelica. Invece della grotta, la nascita avviene tra le rovine di un antico tempio pagano, in cui è evidente l’influsso dei ritrovamenti delle rovine di Pompei. L’uso di questi elementi archeologici ha un chiaro contenuto simbolico: l’avvento del messaggio cristiano sorto dalle rovine del paganesimo, ovvero la vittoria del cristianesimo sul paganesimo. La mangiatoia La parola mangiatoia deriva dal latino “praesepe (che si legge presepe)” e quindi a buon ragione si può dire che è la mangiatoia a dare il nome alla rappresentazione presepiale. Il dormiente Il pastorello dormiente è una presenza costante nel presepio e a Napoli gli hanno dato anche un nome: Benino. Il risveglio è considerato rinascita a nuova vita. Il risveglio altro non sarà che la presa di coscienza della nascita di un nuovo Re, della rivelazione di una nuova era.

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Il meravigliato E’ un pastore inginocchiato con le braccia aperte e il cappello in mano. Si chiama “Niniello lo sbantuso”. Sta su un punto alto verso la stella; dopo il 24 dicembre viene posto davanti la grotta. Il cacciatore ed il pescatore Il cacciatore con il fucile suscita sempre un ironico commento per il contraddittorio anacronismo. Viene posto in alto mentre il pescatore in basso sulla riva di un fiume. Rappresentano il ciclo vita-morte, giornonotte, estate-inverno. Tale contrapposizione evidenzia la dualità sacrale della coppia: il mondo celeste e gli inferi. Il corteo orientale I personaggi del corteo dei Re Magi sono sfarzosi, spesso è una banda musicale con strumenti a fiato e a percussione oppure servitù con cavalli e dromedari riccamente bardati e carichi di oggetti preziosi, ma a Napoli può capitare di vedere la Magia in portantina o a cavallo. I partecipanti al corteo si contrappongono al popolo fatto di pezzenti e mendicanti. L’origine del corteo risale al 1741 quando un’ambasciata turca sfilò per Napoli con il suo seguito di suonatori e servitori nei pittoreschi costumi orientali. Il fuoco Nella tradizione iconografica il fuoco non manca mai nel presepe. Sia quello di un bivacco dei pastori o di un forno da pane, il fuoco è sempre presente con il suo significato di purificazione e rigenerazione. I doni I doni, nel presepio, sono portati da due categorie di persone che restano distinte: i Magi ed i pastori. Pastori e Magi hanno ricevuto il dono dell’annuncio: i pastori per mezzo degli angeli, i Magi tramite il dono dell’illuminazione che ha consentito loro di leggere i segni dei tempi. I pastori portano agnelli, caciotte, uova, verdure, pane, che esprimono il desiderio di unire la propria vita a quella divina. I Magi, guidati dalla cometa, dopo un lungo viaggio offrono oro, incenso e mirra.

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CURIOSITA’ Presepi moderni Molti presepisti si ingegnano nelle varianti al presepe tradizionale. Oggi, molto in voga, è creare un ambiente conosciuto ove far nascere Gesù, come può essere la piazza, la chiesa, un angolo caratteristico o un borgo del proprio paese o un porticciolo in riva al lago o al mare oppure un caratteristico maso di montagna (Alto Adige). C’è chi lo ha fatto in un guscio di noce, in una bottiglia, in una tegola, in un quadro, in una cassettina, nella cassa antica di un orologio a pendolo, sotto una campana di vetro che può ruotare di 360° grazie ad un motorino elettrico. Molti altri allestiscono scene del Vangelo o dei Vangeli apocrifi: l’Annunciazione, cercare alloggio, l’entrata in Gerusalemme, la strage degli innocenti, la fuga in Egitto, l’ultima cena, la crocifissione. Basta far lavorare la propria fantasia ed il risultato alle volte è sorprendente. Presepi nel mondo Ovunque nel mondo cattolico viene rappresentato il presepe. Ogni presepio è ambasciatore di culture, usi e costumi di popoli diversi. Nei presepi del Perù tutti i personaggi escono dalla realtà singolare del luogo. C’è la chiesa con una fila di bandierine di carta colorata, il lama al posto dell’asino, il condor invece della stella, Maria e Giuseppe con i tipici cappelli e ponchos. Il paesaggio circostante è arido con rocce, agave, cactus come l’ambiente delle regioni popolate dagli indios sulla Cordigliera delle Ande. Tipico del Messico è il retablo, un presepe costruito dentro un cassettina con le antine variamente dipinte ed i pastori di farina di mais o di cartapesta e colla colorati. Oppure il presepe dentro una zucca incisa e colorata artisticamente. Spesso è presente la pianta del mais che ricorda le origini Maia. I presepi dell’Africa sono costruiti con legni locali, mogano o ebano. Le opere non concedono nulla al folcloristico o al decorativo. Essenziale e scarna la scenografia è incentrata sulla capanna poverissima, testimone della tuttora precaria condizione di vita di quelle popolazioni. In Palestina il presepe è in legno d’olivo. 6

In Germania oltre ai presepi tradizionali ne viene costruito uno in legno dipinto con alla base alcune candeline e in alto un’elica con molte pale (come un elicottero). Accese le candeline il calore fa ruotare uno o più piani del presepio. In Asia i pastori sono di balsa o di ceramica, con la singolarità dei loro colori e costumi. Il diorama Il diorama è una rappresentazione di luoghi, persone e oggetti eseguita con particolari tecniche di illuminazione. Sono piccoli presepi ma di particolare interesse per l’abilità con cui sono eseguiti scenari, arredi, personaggi in miniatura. Si tratta di curiose scatole magiche in cui il gioco delle luci dilata la visione frontale fino a dare profondità all’insieme grazie all’illusione ottica della prospettiva. E’ una tecnica giovane, risale al 1982, realizzata e tuttora molto seguita in Spagna da artigiani diventati nel tempo veri e propri maestri. La scarabattola E’ un tipico presepe napoletano in una cassetta a forma di parallelepipedo con i lati di vetro, praticamente una vetrinetta. Normalmente è rappresentata una sola scena che può essere la Natività con un’abbondanza di angeli e testine di angeli attorniati da pastori oppure la taverna strapiena di caciotte, salami e quarti di bue. Personaggi famosi Su molti presepi napoletani è possibile scorgere tra i pastori volti del mondo dello spettacolo o della politica: Totò, Eduardo, Che Guevara, Maradona, Madre Teresa, ecc. Come noto, ogni anno a Napoli si sforna un nuovo personaggio: per il 2010 è gia stato modellato il ct della nazionale di calcio Lippi con la valigia. La cabala In passato la simbologia del presepe era strettamente connessa al significato dei numeri della cabala napoletana. Ecco alcuni abbinamenti: il Natale 25, la grotta 74, l’osteria 40, il pozzo 67, la fontana 76, la lavandaia 45, il cacciatore 61, il pescatore 31, gli zampognari 21, ecc.

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Il collezionismo Nella storia delle collezioni i pastori del presepio risalenti al Seicento, Settecento e Ottocento hanno un ruolo importante. Erano “vestiti” con abiti sfarzosi e ricchi per i Magi e per il loro seguito oppure con vestiti stracciati e le toppe per i popolani e mendicanti con il collo grosso per il gozzo, una malattia in quel epoca molto comune. Sono visibili nei musei. Nel Novecento, i nostri nonni avevano statuine di gesso e presepi di carta. Oggi i pastori canonici sono di terracotta (anche vestiti), di cartapesta (leccesi e costosissimi) o di resina, i più economici di plastica. Molte statuine possono essere recuperate frugando in vecchi cassetti o nei mercatini all’avvicinarsi del Natale. Ma il collezionista può orientarsi anche verso altri settori. Esistono cartoline con la capanna che fuoriesce. Risalgono ai primi anni del secolo scorso fino al ‘50 e venivano spedite in busta per non rovinarle. Spesso erano emesse a favore delle Missioni. Presepio di carta completo da quinte. Ve ne erano di due tipi. Il primo: si acquistavano in cartoleria uno o due fogli grandi con le figurine stampate. A casa si ritagliavano le figurine dopo averle incollate su cartoncino. Poi si componeva su un tavolino il presepe con scene in profondità come una rappresentazione teatrale. Altro tipo di presepe da quinte si acquistava già montato con i personaggi nella capanna in due o tre piani di profondità, come un teatrino. Nello sfondo c’era una finestrella di carta rossa dietro la quale si accendeva un lumino o una lampadina piccola. Nei mercatini se ne trova ancora qualcuno proveniente da altri Stati, specie dall’est Europa.

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SOMMARIO: IL PRESEPE NAPOLETANO Introduzione

I PRINCIPALI PERSONAGGI DEL PRESEPE La Madonna San Giuseppe L’Angelo I Magi L’osteria o taverna

TEMI E PARTICOLARITA’ DEL PRESEPE POPOLARE Lo scoglio Le rovine di un tempio pagano La mangiatoia Il dormiente Il meravigliato Il cacciatore e il pescatore Il fuoco I doni Il corteo orientale

CURIOSITA’ Presepi moderni Presepi nel mondo Il diorama La scarabattola Personaggi famosi La cabala Il collezionismo

BIBLIOGRAFIA CONSULTATA Grillo, Il presepe napoletano, Napoli, 1998 Lanzi, Il presepe e i suoi personaggi, Milano, 2000 Hiltbrand, Presepi popolari italiani, Milano, 1989 Sica, Il presepe napoletano, Roma 1996 De Simone, Il presepe popolare napoletano, Torino, 1998 Zanoni, Il nuovo fare il presepio, Verona, 1999 Natale in Arena, Verona. Cataloghi della Rassegna internazionale del presepio dal 1996 al 2006.

Il Bambino Il bue e l’asino I pastori

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