Manuale pratico di

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di Pierre Bourge, Jean Lacroux e. Nicolas Dupont-Bloch. Seconda edizione italiana. Manuale pratico di. Astronomia. M anuale pratico di. Astronomia di Pierre ...
338 pagine circa 300 fotografie, disegni e tavole a colori glossario dei termini scientifici consigli pratici e indirizzi utili

Seconda edizione italiana

Redazioni lessicografiche Zanichelli editore - Via Irnerio 34 40126 Bologna Redazioni: [email protected] Ufficio vendite: [email protected] Assistenza: [email protected] Homepage: www.zanichelli.it Dizionari: dizionari.zanichelli.it Installazione: dizionari.zanichelli.it/ installazionecd Attivazione: dizionari.zanichelli.it/ attivazionelicenza Parole del giorno per email: dizionari.zanichelli.it/paroledelgiorno

MAN ASTRONOMIA*BOURGE LACROUX ISBN 978-88-08-1 6414-8

9 788808 164148 1 2 3 4 5 6 7 8 9 (21D)

Ciano Magenta Giallo Nero

In copertina: Padre e figlio al telescopio © AZPworldwide/Shutterstock

Al pubblico € 30,50•••

di Pierre Bourge, Jean Lacroux e Nicolas Dupont-Bloch

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Seconda edizione italiana

di Pierre Bourge, Jean Lacroux e Nicolas Dupont-Bloch

Manuale pratico di

Astronomia

Grazie ai progressi della tecnologia, l’astronomia è entrata in una nuova era e tutti oggi possono facilmente avvicinarsi a questa disciplina. Il cielo è uno spettacolo affascinante e meraviglioso e nelle notti serene milioni di astronomi e astrofili contemplano le stelle. Ma in quale modo? Quali astri si riescono a osservare? Dove e quando? Con quali dispositivi e con quali tecniche? Questa nuova edizione del Manuale pratico di Astronomia, completamente aggiornata, è sia un’introduzione ai fondamenti dell’astronomia sia una guida alla pratica strumentale, grazie ai numerosi consigli per utilizzare al meglio il telescopio che già si possiede o volti ad aiutare gli astrofotografi principianti. Nel volume vengono spiegate in dettaglio le tecniche di osservazione e confrontate le più recenti e diffuse strumentazioni, come la fotocamera e la webcam, ormai alla portata di tutti.

Astronomia

Manuale pratico di

Manuale pratico di

Astronomia di Pierre Bourge, Jean Lacroux e Nicolas Dupont-Bloch Seconda edizione italiana

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1 L’osservazione del cielo a occhio nudo

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Aspetto del cielo in aprile e maggio 20 aprile alle 22 e 20 maggio alle 20, tempo universale. Considerate un ritardo di 2 ore se è in vigore l’ora estiva.

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Aspetto del cielo in gennaio, febbraio e marzo Questa carta quasi circolare delimita un orizzonte corrispondente alla latitudine di 45° e mostra il cielo osservabile: il 15 gennaio alle 22; il 15 febbraio alle 20 e il 1º marzo alle 19, tempo universale (il tempo universale coincide in pratica con quello del meridiano fondamentale di Greenwich, ottima approssimazione per le necessità di un astronomo dilettante [NdT]). Considerate un ritardo di un’ora (ovvero, il 15 gennaio alle 23, e così via) durante l’orario invernale.

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1 L’osservazione del cielo a occhio nudo

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Aspetto del cielo in luglio e agosto 20 luglio alle 22 e 20 agosto alle 20, tempo universale. Considerate un ritardo di 2 ore quando è in vigore l’ora estiva.

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Aspetto del cielo in settembre, ottobre e novembre 30 settembre alle 23,30; 30 ottobre alle 21,30 e 30 novembre alle 19,30, tempo universale. Considerate un ritardo di un’ora durante l’inverno.

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I telescopi riflettori

In un telescopio riflettore, l’obiettivo è rimpiazzato da uno specchio concavo, coperto in superficie da una pellicola d’alluminio spessa circa 1/10 di micron (1 micron = 1 millesimo di millimetro). Lo specchio è disposto al fondo di un tubo la cui estremità aperta è diretta verso l’astro da osservare. Il telescopio è quindi un riflettore per la luce. Al contrario di uno specchio ordinario, il vetro non è attraversato dalla luce. La convergenza dell’immagine nel fuoco è assicurata solamente dalla curvatura della superficie dello specchio e, di conseguenza, il telescopio riflettore non soffre dell’aberrazione cromatica dei rifrattori. L’immagine formata dallo specchio è in seguito riflessa da un piccolo specchietto secondario verso il porta-oculare. La presenza dello specchietto non altera in modo drammatico l’immagine e resta invisibile per un oggetto all’infinito. Esso tuttavia nasconde una parte dello specchio principale alla luce che entra nel tubo: si parla quindi di «ostruzione centrale». Un telescopio riflettore a grande campo per la fotografia stellare possiede inevitabilmente un’ostruzione importante, mentre un telescopio specializzato nell’osservazione planetaria può e deve possedere la più piccola ostruzione possibile. Tutti i sistemi riflettori fanno coincidere il fuoco visibile e quello fotografico. I riflettori sono quindi, a parità di prezzo, molto migliori che i rifrattori quando si tratta di fotografia, e restano adatti per tutti i tipi di impiego. Il loro cromatismo è perfetto. Peraltro gli specchi in generale devono esI telescopi Newton e Cassegrain possiedono razze per sostenere il piccolo sere riallineati ogni tanto, operazione che si specchio secondario. Se si desiderano realizza da soli con metodi semplici. Sono buone immagini a ingrandimenti elevati, le anche più sensibili alla turbolenza atmorazze devono essere quattro, di uno sferica, quindi meno stabili rispetto ai rispessore ridotto relativamente al diametro frattori nell’osservazione e nella fotografia del telescopio, anche in uno strumento da dei pianeti. principiante.

Il telescopio Newton Nei telescopi a schema di Newton, l’immagine dell’astro formata nel fuoco dallo specchio è rinviata ad angolo retto su un lato del tubo, per mezzo di un piccolo specchio piano inclinato 45°: è lo specchio secon-

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7 I telescopi riflettori

Spaccato di un telescopio Newton. Il fascio ottico giunge in fondo al tubo ed è concentrato dallo specchio principale; è inviato lateralmente dallo specchio secondario a 45°, verso il porta-oculare, che si trova su un lato del tubo. Sono visibili le razze di supporto dello specchio secondario.

dario. L’oculare è piazzato quindi lateralmente al tubo, perpendicolarmente ad esso. La visione orizzontale è estremamente comoda: si osserva un astro allo zenit così come se si trovasse all’orizzonte senza fatica. Il telescopio di Newton è il più semplice dei riflettori e per questa ragione molti dilettanti se lo costruiscono, con diametri che vanno tipicamente da 150 mm… fino a un metro! Il principale difetto del Newton risiede nell’aberrazione dovuta al coma (deformazione a ventaglio di una stella sul bordo del campo), soprattutto quando lo strumento è di grande apertura (f/D < 6). La fotografia planetaria è sempre possibile, soprattutto con un rapporto maggiore di f/6. Si trovano anche Newton a f/8-11, economici ma molto specializzati in questo dominio. Grazie alla loro debole ostruzione, il contrasto è superiore a quello offerto dagli Schmidt-Cassegrain a parità di diametro. Il Newton a f/4-5 ha un’ostruzione importante che lo rende poco adatto l’osservazione e alla fotografia dei pianeti. Si tratta invece di uno strumento potente per il cielo profondo, anche se richiede una messa a fuoco delicata ed è caratterizzato da un coma importante, che può essere comunque perfettamente corretto (correttore di coma). Per la fotografia occorre che il porta-oculare permetta di accedere al fuoco.

Telescopio Newton da 254 mm per l’osservazione e la fotografia del cielo profondo e dei pianeti. Quando è diretto verso lo zenit, il suo porta-oculare si innalza fino a 2 m dal suolo. Si noti che il diametro ridotto dell’asta dei contrappesi può essere una fonte di vibrazioni. Il peso dell’insieme è 50 kg. L’assemblaggio di uno strumento più grande di 200 mm può richiedere due persone.

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Come mettere in stazione uno strumento equatoriale Che cos’è una montatura equatoriale? Uno strumento astronomico può essere installato su una montatura costituita da due assi, uno verticale e uno orizzontale, perpendicolare al primo: si tratta un sistema classico chiamato montatura altazimutale. Inclinando l’asse verticale in modo tale che, rispetto al piano orizzontale, sia sollevato di un angolo uguale alla latitudine del luogo di osservazione, si ottiene una montatura equatoriale. Nel nostro emisfero l’estremità di questo asse rivolta verso il cielo deve essere orientata verso il Polo celeste Nord, ovvero occorre che l’asse giaccia nel piano del meridiano locale. Dopo aver orientato lo strumento verso un punto qualunque del cielo, se si fa ruotare quest’asse (detto polare) a una velocità

Principio della montatura equatoriale. A) Cerchio orario (ascensione retta). B) Cerchi di declinazione.

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10 Come mettere in stazione uno strumento equatoriale

Cannocchiale astronomico equatoriale A) Sede dell’asse polare. B) Sede dell’asse di declinazione, perpendicolare al precedente. C) Contrappesi e manopole di bloccaggio degli assi. D) Manopole di bloccaggio dell’ascensione retta. E) Manopola di comando micrometrica del movimento lento in ascensione retta. F) Manopola di bloccaggio in declinazione. G) Comando micrometrico del movimento lento in declinazione. H) Attacco a coda di rondine solidale al tubo. I) Manopola di bloccaggio della coda di rondine. J) Manopola di messa a fuoco. K) Supporto verticale. L) Manopola di fissazione del supporto infilato sull’asse verticale. M)Vite di serraggio della regolazione in altezza dell’asse polare. N) Cerchio orario (ascensione retta). O) Cerchio di declinazione.

pari a un giro in 24 ore siderali, e in senso opposto alla rotazione terrestre, la stessa regione del cielo rimarrà inquadrata permanentemente. Il secondo asse, detto «asse di declinazione», sempre perpendicolare al primo, permette di spostarsi liberamente su qualunque parte del cielo situata tra l’orizzonte Nord e l’orizzonte Sud, passando per lo zenit. È questo il principio della montatura equatoriale.

Regolazione approssimata A seconda delle situazioni si può procedere in modo differente per regolare l’asse polare in latitudine.

Primo caso Su certi strumenti commerciali, l’asse polare varia la sua angolazione rispetto all’orizzonte semplicemente allentando un dado di bloccaggio munito di alette. Talvolta si trova un settore di goniometro graduato che permette di portare l’asse alla latitudine desiderata con un’approssimazione dell’ordine del grado. L’uso di una lente può aiutare a perfezionare questa regolazione. Orientate l’asse polare P approssimativamente in direzione Nord, dopo aver piazzato lo strumento nella posizione dalla quale contate di osservare in seguito. Un terreno ben in piano, un balcone o un terrazzo sono ugualmente indicati. Allentate il dato di bloccaggio M che per-

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12 Introduzione alla fotografia astronomica

Caccia alle meteore e al passaggio di satelliti artificiali Per questo tipo di immagine la macchina rimarrà fissa con il diaframma aperto al massimo. Sono necessarie una grande sensibilità alla luce e pose di 10-40 minuti. In queste condizioni può capitare che si accumuli un deposito di condensa sulla lente dell’obiettivo. Esponete quindi la fotocamera all’aria esterna almeno mezz’ora prima di iniziare la posa, o circondate l’obiettivo con una resistenza riscaldante posta all’altezza della lente frontale. Saranno catturate solo le meteore più brillanti, di una luminosità non inferiore a quella di Vega.

Le comete brillanti Si tratta delle comete visibili già a occhio nudo (ovvero le più rare!). Aprite il diaframma al massimo e scegliete una sensibilità di 400 o 800 ISO. La posa sarà compresa tra 30 secondi e 1 minuto con un obiettivo luminoso (f/1,4 o f/2,8).

Aurore boreali

Drappeggi di un’aurora boreale fotografati con un obiettivo grandangolare da 20 mm aperto a f/4. Posa di 1/2 secondo su pellicola Konica 3200 ISO. Fotografia: Hervé Sourgens.

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Raggiere, nubi rossastre, drappeggi sono talvolta visibili in direzione Nord o Nord-Ovest (ovvero sopra il polo magnetico terrestre). Questi fenomeni, di cui bisogna sempre sorvegliare la possibile apparizione, sono osservabili e fotografabili verso la fine del crepuscolo o durante la notte. Sono accessibili solamente ad apparecchi molto aperti (f/1,5, f/2 o f/2,8). Anche qui occorre utilizzare la massima sensibilità. Aprite il diaframma al massimo ed eseguite pose comprese tra 3 e 10 secondi.

La luce zodiacale Se vi siete trovati in un luogo privo di inquinamento luminoso, con un cielo trasparente, avete forse potuto percepire questo chiarore visibile in inverno e in primavera, alla sera, alla fine del crepuscolo; oppure in autunno, al mattino prima dell’alba. È possibile fotografare questo fenomeno con un obiettivo molto aperto (f/1,4). Se si usa la pellicola, occorrerà un negativo con una sensibilità compresa tra 1600 e 3200 ISO, o una diapositiva da 400 ISO con uno sviluppo spinto (trattamento realizzabile da ogni laboratorio o con appositi kit). Le pose saranno da 5-10 minuti. Con apparecchio digitale, selezionate 400 ISO, date un’esposizione equivalente e aumentate in fase di lavorazione il contrasto finale. Si tratta di un oggetto celeste comunque difficile da fotografare.

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12 Introduzione alla fotografia astronomica

Sarà interessante notare le condizioni atmosferiche per vedere come il fenomeno vari di intensità. In ogni caso ricordatevi di operare lontano dalle nebbie e dall’inquinamento delle grandi città.

Come fotografare una costellazione senza tracce stellari Se la posa è troppo lunga, ogni stella appare come una traccia che potrebbe essere considerata inestetica. Se è troppo corta, solo le stelle molto brillanti si percepiscono come punti. Più la focale dell’obiettivo è lunga, più lo spostamento degli oggetti sul piano focale è rapido, quindi tanto più la posa deve essere breve per evitare l’apparizione del mosso. Un grandangolo è quindi sempre indicato per questo tipo di fotografie. Il grande campo inquadrato permette di fotografare varie costellazioni sulla stessa immagine. Selezionate un’elevata sensibilità: da 400 a 1600 ISO. Utilizzando un filtro diffusore leggero, che disperde leggermente la luce delle stelle, potrete apprezzarne meglio il colore. Esso va dal blu delle stelle più calde fino al rosso di quelle più fredde. Potrete così costituirvi il vostro atlante fotografico personale delle costellazioni. Ecco una regola semplice per conoscere il tempo di posa massimo affinché le stelle restino puntiformi con un apparecchio fisso:

La luce zodiacale fotografata in febbraio dopo il tramonto, verso le ore 19, con un obiettivo da 19 mm aperto a f/2,2. Si riconoscono le Pleiadi in alto a sinistra, nel prolungamento della luminescenza. In alto a destra: la celebre cometa Hale Bopp (aprile 1997), che è rimasta immortalata nell’immagine. Fotografia: Pierre Bourge.

fotocamera a pellicola (formato 24⫻36) posa massima (secondi) = 600/focale (mm) fotocamera digitale (formato APS-C) posa massima (secondi) = 150/focale (mm) webcam (formato 3,9⫻2,8) posa massima (secondi) = 160/focale (mm) Fotografare la nebulosa di Orione, la galassia di Andromeda o l’ammasso globulare in Ercole necessita di pose più lunghe, che possono rendere necessaria la costruzione di un apparecchio di inseguimento equatoriale (pag. 318).

Una fotocamera digitale con un obiettivo da 18 mm di focale permette di fare pose lunghe anche 8 secondi senza che le stelle mostrino un allungamento dovuto al loro spostamento. Con un obiettivo da 55 mm occorrerà non andare al di là di 2,5 secondi, che si ridurranno ulteriormente a 1,5 secondi con una focale di 105 mm: si potranno allora riprendere solo le stelle più luminose di una parte di una costellazione.

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13 Le tecniche di base dell’astrofotografia lunare e planetaria

La fotografia per proiezione Il diametro apparente di Giove è in media 45 volte più piccolo di quello della Luna: occorre quindi utilizzare un dispositivo che allunghi virtualmente la focale dello strumento per ingrandire l’immagine e proiettarla sul sensore di ripresa. Tale dispositivo è costituito semplicemente da un oculare, una lente di Barlow, o una combinazione di entrambi.

L’amplificazione negativa per lente di Barlow Si sostituisce l’oculare con una lente di Barlow. Questa configurazione moltiplica da 1,6 a 5 volte la focale. La Barlow fornita con uno strumento da principiante è spesso fonte di risultati deludenti: un’immagine adeguata non può che venire da una Barlow di qualità costituita da due o tre lenti. Fotografia con lente di Barlow 1) Webcam (o macchina fotografica) senza obiettivo. 2) Adattatore webcam / 31,75 mm (o anello T2 avvitato alla lente di Barlow). 3) Lente di Barlow.

Nel porta-oculare vuoto si introduce una lente di Barlow, a cui si raccorda a scelta: • una webcam tramite un adattatore da 31,75 mm; • una camera CCD; • una videocamera con il suo adattatore C; • un apparecchio reflex con adattatore T2. Se la Barlow è priva di filettatura da 42 mm per l’anello T2, si può inserire un elemento di raccordo ulteriore (per esempio, Baader).

L’amplificazione positiva tramite oculare L’oculare proietta un’immagine nella fotocamera della webcam da cui è stato svitato l’obiettivo.

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Webcam, camera CCD o macchina fotografica senza obiettivo. Adattatore webcam o anello T2. Oculare inserito nel «tele-extender». Raccordo «tele-extender».

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13 Le tecniche di base dell’astrofotografia lunare e planetaria

La proiezione dell’oculare. Si può sostituire la webcam con una macchina fotografica reflex con adattatore T2, avvitata direttamente sul tele-extender.

L’ingrandimento dell’immagine ottenuta dipende dal «tiraggio», vale a dire dalla distanza tra l’oculare e il sensore, secondo la formula: Ingrandimento = (tiraggio in mm / focale dell’oculare in mm) – 1 Esempio: un sensore che si trova a 90 mm da un oculare di 10 mm di focale permette un ingrandimento (o amplificazione) pari a: (90/10) – 1 = 8 volte Con un telescopio da 900 mm di focale si dispone quindi di una focale equivalente di 900 mm  8 = 7200 mm ovvero 7,2 m. Giove e Saturno formano allora immagini di più di 2 mm di diametro, ovvero un po’ più della metà della dimensione del sensore di una webcam. L’immagine presenta molti dettagli e gli anelli di Saturno riempiono metà dello schermo. Ma attenzione! La luminosità diminuisce con il quadrato del tiraggio (ovvero ingrandendo due volte di più si divide la luminosità di un fattore quattro); un’amplificazione tra 10 e 12 volte necessita di un buon oculare, di uno strumento stabile e di una buona esperienza di ripresa.

La fotografia tramite amplificazione afocale Le tecniche precedenti sono applicabili soltanto se l’immagine può essere proiettata direttamente sul sensore della fotocamera, che deve quindi permettere l’eliminazione dell’obiettivo, in modo tale che quest’ultimo sia sostituito dallo strumento astronomico. Al contrario, l’amplificazione afocale permette di sfruttare una fotocamera a obiettivo fisso, come quello di un apparecchio compatto o di una videocamera (risulta inutile per la webcam, il cui obiettivo è sempre svitabile o comunque smontabile). Si posiziona la fotocamera con il suo obiettivo dietro l’oculare. L’ingrandimento si ottiene dividendo la focale dell’obiettivo fotografico per la focale dell’oculare. Supponiamo che si disponga di un obiettivo di 50 mm, di fronte a un oculare di 15 mm di focale: l’ingrandimento sarà quindi di 50/15 = 3,3 volte.

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14 La Luna: carta d’identità astronomica Blancanus Moretus Manzinus

Schein Clavius Logomon

Mutus Rosenberger Watt

Maginus Hommel Pitiscus

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Deslandres Purbach

Stöfler Steinel

Fabricius Muro

Werner Metius Purbach

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Delambre

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Toricelli

MARE DELLA FECONDITÀ

Arago MARE DEI VAPOR

Messier Taruntius

MARE DELLA TRANQUILLITÀ

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Firmicus

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Proclus

Condorcet

Macrobius

MARE DELLE CRISI

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MARE DELLA SERENITÀ

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Le Monnier

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Cleomedes

Eudoxus Hercules

Geminus

Aristote Atlas

Mappa della Luna Fonte: www.celestialmotherlode.net.

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Endymion Democrito

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14 La Luna: carta d’identità astronomica canus

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cheiner Schiller Schickard

omontanus Wilhelm Capuano Pitatus

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Doppelmayer Vieta

Kelvin MARE DEGLI UMORI

Hyppalus Bouillau

Muro dritto

Mersene Crüger

MARE DELLE NUBI

Gassendi

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Sirsalis Hansteen Letronne

Monti Riphae

Arzachel Alphonsus Tolomeo

Grimaldi Hevelius

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OCEANO DELLE TEMPESTE

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Cavalieri Keplero

BAIA CENTRALE

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Seleuco Erodoto

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Aristarco Lambert Timocharis Archimede

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MARE DELLE PIOGGE

Autolycus Eracnide

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21 L’eclisse, grande spettacolo celeste

Eclisse totale di Sole fotografata in Zambia, 21 giugno 2001; obiettivo Nikkor da 20 mm di focale diaframmato a f/4; posa di 2 secondi. Il pianeta Giove è visibile poco al di sotto del Sole eclissato. Fotografia: Pierre Bourge.

Eclissi totali di Sole Perché due eclissi totali si verifichino in uno stesso luogo della Terra occorrono secoli. Le eclissi di Sole sono rare e brevi. Quindi, occorre cogliere le occasioni al volo! L’ultima eclisse totale di Sole visibile in Europa si è prodotta l’11 agosto 1999. La linea di centralità è passata a una cinquantina di kilometri a nord di Parigi.

Questa immagine dell’eclisse totale di Sole del 29 marzo 2006 è stata composta partendo dalla sovrapposizione di cinque immagini digitali ottenute con una fotocamera Lumix installata su un treppiede, con zoom regolato al massimo della focale (equivalente a 420 mm). I tempi di posa vanno da 1/500 a 1/15 di secondo a f/4. Ogni immagine di partenza è trattata informaticamente in modo tale che il risultato finale sia equilibrato e si avvicini il più possibile a ciò che si vede realmente a occhio nudo durante la totalità. Una cura particolare è stata applicata nel rendere i colori così come sono percepibili: il rosa elettrico delle protuberanze, il color argento brillante sfumato per la corona, il blu cobalto per il cielo. Questo cielo blu così particolare è purtroppo quasi sempre assente dalle fotografie, perché difficilmente registrato dalle pellicole o dai sensori digitali. Occorre quindi ricostruirlo a posteriori. Fotografia: Fabrice Bourge.

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21 L’eclisse, grande spettacolo celeste

Immagine composita che mostra l’estensione della corona solare durante l’eclisse totale di Sole dell’11 agosto 1999. Questa composizione di più fotogrammi ha permesso a Renaud Leduc di ottenere un’immagine eccezionale.

Durante il massimo dell’attività solare gli osservatori hanno molte possibilità in più di distinguere le protuberanze sul contorno del Sole, soprattutto durante le eclissi totali di breve durata. Su quest’immagine, un’esposizione breve compresa tra 1/500 e 1/1000 di secondo rivela le protuberanze ed esclude la corona solare, che è circa 2000 volte meno brillante. Eclisse totale dell’11 agosto 1999. Autori: V. Rotunino, P. Bourge.

Al contrario dell’immagine precedente, una posa di diversi secondi fa apparire la corona e non mostra le protuberanze «bruciate» nella sovraesposizione. L’interposizione di un filtro neutro che degrada verso l’esterno ha permesso di riprendere getti coronali la cui estremità oltrepassa i due diametri solari (31 luglio 1981). Fotografia: Pierre Bourge.

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Le comete, vagabondi del Sistema Solare Astri nebulosi dal centro brillante (nucleo) circondato da una debole luminosità (chioma) talvolta prolungata in una coda in direzione opposta al Sole. Record di lunghezza: la coda della cometa del 1843 misurava 320 milioni di kilometri. Su orbite molto ellittiche, le comete hanno dimensioni variabili e masse insignificanti. Il nucleo è formato da un aggregato misto di ghiacci e materia minerale circondato da un’atmosfera molto rarefatta. Avvicinandosi al Sole, il ghiaccio sublima e libera le polveri, formando una doppia coda spinta dal vento solare. Molte comete hanno un periodo di rivoluzione noto; nel 1985-86 abbiamo rivisto la cometa di Halley, il cui periodo è di 76 anni.

Le comete ben visibili a occhio nudo sono molto rare. Le osserverete con binocoli di qualità partendo da stelle di riferimento vicine, seguendo le effemeridi pubblicate nelle riviste specializzate e sui siti internet («Le Stelle», «Nuovo Orione», «Coelum», «Almanacco UAI», http://comete.uai.it/).

Piccolo vocabolario planetario ✰✰✰ Pianeta inferiore: pianeta la cui orbita è compresa all’interno dell’orbita terrestre (per esempio: Venere). Pianeta superiore: pianeta la cui orbita è esterna l’orbita terrestre (per esempio: Marte). Pianeta in opposizione: visto dalla Terra, si trova in direzione opposta al Sole. Pianeta in quadratura: visto dalla Terra, si trova a 90° dal Sole (ovvero la sua direzione forma un angolo retto con la direzione del Sole). Orbita: traiettoria di un corpo intorno a un altro. Rotazione diretta: in senso antiorario, per un osservatore situato nel nostro emisfero boreale. Rotazione retrograda: in senso orario.

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Occultazione: assaggio di un astro davanti all’altro, per esempio della Luna davanti a una stella o a un pianeta, oppure di un satellite dietro il pianeta. L’istante della sparizione è chiamato anche immersione. L’istante di riapparizione è l’emersione. Congiunzione: avvicinamento apparente di un astro a un altro, per esempio di una stella alla Luna o a un pianeta. In congiunzione, la stella appare passare appena sotto o sopra il disco lunare. Elongazione: distanza angolare di due oggetti del Sistema Solare, in generale rispetto al Sole. Per esempio: la massima elongazione possibile di Venere rispetto al Sole è di 47°; Titano, satellite di Saturno, è ben osservabile in occasione delle sue elongazioni orientali e occidentali rispetto al pianeta. Retrogradazione: fase di movimento apparente di un pianeta durante la quale esso appare spostarsi da Ovest verso Est, ovvero in senso opposto al suo moto abituale. Tra movimento diretto e movimento retrogrado il pianeta passa per il «punto stazionario».

Confronto tra i diametri dei pianeti del Sistema Solare presso il bordo del Sole. Rispetto alla Terra (in basso), per esempio: il diametro di Giove corrisponde a 13 globi terrestri; Mercurio rappresenta 0,39 diametri terrestri; Venere 0,966; Marte 0,53; Giove 11,2; Saturno 9,4; Urano 4; Nettuno 3,7; il Sole 109,5. I più grossi oggetti transnettuniani (non rappresentati) raggiungono 0,2 diametri terrestri.

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338 pagine circa 300 fotografie, disegni e tavole a colori glossario dei termini scientifici consigli pratici e indirizzi utili

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In copertina: Padre e figlio al telescopio © AZPworldwide/Shutterstock

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