NORMA CEI 11 27, TERZA EDIZIONE - Sicurweb

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lavoro sotto tensione in bassa tensione, è ripreso, pressoché integralmente, dalla abrogata Norma CEI 11-. 27/1 Sperimentale. Pur non essendo, quindi, ...
Cosa cambia nella sicurezza dei lavori sugli impianti elettrici.           

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Tutto il capitolo 5, così come la parti trattate nel capitolo 12 relativamente alla formazione degli addetti al lavoro sotto tensione in bassa tensione, è ripreso, pressoché integralmente, dalla abrogata Norma CEI 1127/1 Sperimentale. Pur non essendo, quindi, presenti novità, l’argomento merita un approfondimento, anche perché ben poco è stato fatto sul versante della formazione dopo che la Norma di cui sopra stabiliva in modo puntuale gli standard minimi di conoscenza in materia di sicurezza elettrica per poter operare sugli impianti elettrici (1) .

 

352),/,352)(66,21$/, S    Una parte importante è riservata alla descrizione dei profili professionali (persona esperta, POES; Persona avvertita (PAV); Persona idonea d operare sotto tensione (PEI) e alle attribuzioni delle relative competenze. Rispetto alla Norma CEI EN 50110-1 (3) , la nuova Norma prevede la possibilità dell’utilizzazione, sia pure parziale, della persona PEC (Persona Comune) in alcuni lavori lettrici. Ciò nella pratica è ritenuto concretamente attuabile a condizione che:  Il materiale utilizzato sia conforme alle relative Norme di prodotto  Siano fornite istruzioni sul corretto modo di operare. Viene, però, affermato che il principio che la LEC può operare in presenza di rischio elettrico solamente se sorvegliata. $775,%8=,21('(,352),/,352)(66,21$/,(5(48,6,7,)250$7,9, SSH  Nella tabella 1 sono riportati i moduli formativi, teorici e partici, previsti dalla Norma, la cui frequentazione può costituire un valido supporto per il DL al fine di attuare la prescritta qualificazione del proprio personale. Ciò, fermo restando che l’attribuzione dei profili costituisce un’autonoma determinazione del DL, che la Legge gli impedisce di delegare ad altri suoi collaboratori trattandosi di un aspetto connesso con la valutazione dei rischi aziendali [1]. A riguardo degli organismi che possono erogare la formazione, la Norma si limita a raccomandare che “il soggetto formatore sia in possesso delle necessarie caratteristiche professionali”, senza meglio specificare (4). In figura 1 è schematizzato un possibile modo di attuare i processi di attribuzione dei profili professionali PES/PAV e dell’eventuale successivo conferimento alle stesse figure dell’idoneità ad operare sotto tensione in bassa tensione (5). In sintesi, le linee salienti d tenere presenti per le qualificazioni sono:  Il profilo professionale di ogni operatore, al pari dell’eventuale idoneità, deve essere oggetto di attestazione (6); anche la condizione di PEC dovrebbe essere formalizzata, dovendo essere noto a tutta l’organizzazione quali sono le persone che necessitano di sorveglianza (7)  Possono cedere alla qualifica di persona idonea solamente i soggetti che hanno consolidato la condizione formativa di PES o PAV  Va tenuto presente, che in forza agli obblighi di Legge [2](8), le persone idonee per poter operare devono comunque essere autorizzate formalmente dal proprio DL. A margine di questo argomento, alcune considerazioni:  Forse era opportuno un espresso obbligatorio a carico dei committenti di richiedere, alle imprese (compresi i lavoratori autonomi) cui vengono affidati lavori elettrici, l’elenco delle PES, delle PAV e delle PEI chiamate ad operare sugli impianti, con la relativa prova documentale del percorso formativo sostenuto (9)  Continua ad essere sufficiente, per i lavoratori autonomi e i DL, l’autocertificazione della propria condizione formativa. Ma per i DL che operano sugli impianti con personale alle proprie

dipendenze, era auspicabile che lo status di PES/PAV fosse supportato almeno dalla provata frequentazione di un corso conforme al modulo 1A + 2A. (48,327(1=,$/,==$=,21('(/32672',/$9252  Nel contesto dei lavori fuori tensione, in modo particolare negli impianti della distribuzione pubblica non ricompresi all’ interno di un impianto di terra globale [3], acquista importanza l’ aspetto del controllo del rischio elettrico riguardante l’ equipotenzializzazione del posto di lavoro, argomento di cui si era appena accennato nella prima parte dell’ articolo. Nella figura 2 riportiamo un esempio che spiega il principale dei casi particolari di cui all’ art. 11.2.6.3 della Norma. E’ rappresentata una postazione di lavoro dove si ipotizza l’ esecuzione di un intervento su due tronconi di vaco MT (ad esempio, per l’ esecuzione di giunti), sezionati e messi a terra alle estremità come prescritto dalle regole essenziali del lavoro fuori tensione. Se il posto di lavoro è ubicato in posizione elettricamente indipendente dall’ influenza dell’ impianto di terra della cabina A, la verificarsi di un guasto a terra in detta cabina, si determinano dei trasferimenti di potenziale, che possono essere pericolosi per gli operatori. Essi si loro in cortocircuito e collegati a terra attraverso la chiusura del sezionatore di terra nel punto di sezionamento (ST chiuso). Come noto, in assenza di provvedimenti protettivi, i potenziali trasferiti sono da considerare pericolosi quando superano i valori indicati nella tabella C-3 della Norma CEI 11-1, per la relativa durata del guasto. Le misure di protezione previste per il controllo dei detti gradienti di potenziale sono sostanzialmente tre, fra loro alternative se le tensioni trasferite non superano indicativamente il valore di 1.000 ÷ 1.500 V. diversamente, in via cautelativa, deve essere privilegiato il provvedimento di cui al primo punto sotto descritto:manifestano in senso longitudinale UAB’ fra i due tronconi del cavo, e trasversale, UA’ fra il tronco di cavo sotteso alla cabina A di terra. I predetti trasferimenti sono dovuti ai conduttori e agli schermi dei cavi messi fra  Dopo aver sezionato gli estremi del cavo (S aperti) e, come detto, inserite le terre di sezionamento L (ST chiusi)(10) allo scopo di impedire eventuali richiuse, si scollegano da terra i conduttori e gli schemi dal cavo sia in A, sia in B (l’ operatore, per l’ esecuzione della prima di queste operazioni, deve far uso di guanti isolanti di classe 0 o 00 – CEI EN 60903). Una volta individuato il cavo sul posto di lavoro mediante tranciatura del medesimo, non si tratta più di lavoro don presenza di rischio elettrico (eliminato all’ origine) e, di conseguenza, gli operatori possono procedere senza alcuna precauzione contro lo shock elettrico;  Un secondo metodo di lavoro può consistere nel completo isolamento mediante teli isolanti di tutte le superfici con cui possono venire a contatto gli operatori (fondo e pareti dello scavo sede di lavoro, masse estranee, ecc..). A tale misura va poi associata l’ adozione da parte degli operatori dei guanti isolanti sotto i guanti da lavoro, almeno per tutta la durata delle operazioni di esecuzione del primo giunto sulla prima fase del cavo(11) . Questo giunto ripristina, infatti, la continuità del conduttore e dello schermo del cavo anche per le altre fasi, attraverso lo stato di chiusura dei sezionatori di terra nei punti di sezionamento, e consente di procedere per gli altri giunti senza rischi di elettrocuzione;  La continuità e l’ equipotenzialità viene frequentemente garantita, specialmente se si opera su cavi a MT ad elica visibili, ricorrendo all’ impiego del dispositivo raffigurato in figura 3. l’ installazione del dispositivo impone l’ utilizzo dei guanti isolanti e dei tronchetti isolanti, nonché delle altre misure descritte al punto precedente. Agendo su una delle fasi, le due morse perforanti, fra loro collegate con un conduttore isolato, mettendo in cortocircuito il conduttore del cavo con lo schermo sui due tronconi che devono essere giuntati. Naturalmente, le morse dovranno perforare le parti eccedenti dei cavi, che saranno successivamente asportate. In queste condizioni, gli operatori procedono fino al completamento del primo giunto, facendo uso dei normali guanti da lavoro e dei soli tronchetti isolanti, terminato il quale si rimuove il dispositivo. Per gli altri due giunti, poiché invece la presenza di potenziali verso terra continua ad essere ancora possibile, è fatto obbligo agli operatori di mantenere i tronchetti isolanti (UNI EN 344-347)(12).

/$925,,135266,0,7$¶',3$57,$77,9( L’ invasione della zona prossima di parti attive in tensione, diverse da quelle, in tensione o fuori tensione, su cui si sta’ operando, con parti del corpo o attrezzi determina il lavoro in prossimità. I provvedimenti di sicurezza per operare in prossimità, da adottare singolarmente od in combinazione fra loro per impedire la penetrazione nella zona di lavoro sotto tensione, sono:  L’ impedimento fisico (barriere, protettori, blocchi meccanici o elettrici, ecc..)  L’ individuazione e il mantenimento di una distanza di sicurezza, il cui significato è già stato illustrato nella prima parte dell’ articolo. Questa seconda misura, della Norma CEI EN 50110, è sempre associata alla supervisione (nella prima edizione era indicata con il termine di sorveglianza(13), mentre la Norma non è tassativa nel richiedere la presenza continuativa sul posto di lavoro di una PES con funzioni di controllo. La Norma specifica che per le attività svolte su impianti a tensione superiore a 1.000 V (punto 13.3.3), con l’ impiego di semplici utensili da lavoro e operatori al suolo, costituiti in conformità della Norma CEI 11-1 (figura 1), non,è prevista la messa in opera di particolari misure di sicurezza per il lavoro in prossimità. Al riguardo occorre fare alcune considerazioni, partendo dalla constatazione che le distanze limite DL’ assunte in sede europea e in sede nazionale, sono diverse fra loro e non coincidenti con la distanza di guardia Dg della Norma CEI 11-1, nella quale, inoltre, la distanza di vincolo verticale DVV (14) può essere diversa da quella fissata per Legge(15). Premesso che la Norma CEI 11-1 attiene esclusivamente la progettazione e la costruzione degli impianti, è utile un raffronto con le disposizioni regolanti le attività lavorative, per verificare in che misura su può svolgere il lavoro in prossimità senza violare la zona di lavoro sotto tensione nelle predette ipotesi di lavoro, specialmente per le tensioni più elevate. Nella tabella 2 viene riepilogato il quadro completo, per un impianto a 132 kV, e messo in evidenza il franco verso terra (in centimetri) della zona sotto tensione, indicato con:

∆ = DVV – DL (Dg) Nella lettura della tabella 2 bisogna tener conto che:



l’ altezza da terra dei conduttori, non protetti, di cui all’ art. 278, è stata assimilata alla distanza di vincolo verticale D della Norma CEI 11-1;  la distanza limite DVVè stata assimilata alla distanza di guardia D ; L g  per D è stato assunto il valore minimo proposto dalla tabella 6-1 della Norma CEI 11-1. g Il franco da terra più critico risulta essere proprio quello che scaturisce dall’ applicazione della Norma, atteso che il valore 225 cm corrisponde con l’ altezza minima attribuita all’ uomo con il braccio alzato riportata al punto A 3.01, in appendice alla Norma CEI 11-18. Norma abrogata, il cui contenuto è stato assorbito dalla Norma CEI 11-1, dove permane però l’ indicazione che l’ altezza dei conduttori (non protetti) deve comunque essere DVV ≥ 225 + Dg’ con un minimo di base di 300 cm (200 cm per la distanza di vincolo orizzontale DVo ≥ 1,25 + Dg), che rende applicabile le suddette relazioni solamente a partire da ≈ 65 kV. Il divario si riduce per le tensioni più basse, tanto che i diversi valori di ∆ risultano molto prossimi fra loro(16). In figura 5 è rappresentata una situazione di possibile esecuzione di un lavoro fuori tensione e contemporaneamente in prossimità di parti attive in tensione sull’ interruttore di una delle due linee di alimentazione di una cabina primaria 132/15 kV. La condizione ricorrente prevede che tale intervento debba essere eseguito lasciando in tensione, per esigenze legate alla continuità del servizio, entrambe le linee di alimentazione (perché caratterizzate dalla presenta di derivazione rigide), i trasformatori AT/MT e, quindi, la sbarra. Conseguentemente, il posto di lavoro deve essere sezionato a monte e a valle, ossia in corrispondenza delle due fonti di alimentazione che presenta l’ impianto a seguito del mutato assetto d’ esercizio (apertura dei sezionatori di line a e di sbarra).la messa a terra ed in cortocircuito (punti A e B) deve essere effettuata necessariamente con dispositivi mobili (portatili) su entrambi i lati del posto di lavoro e su tutti i conduttori che entrano nello stesso. In sede di preparazione del lavoro, in particolare sui Piani di lavoro e d’ intervento, vanno valutate le distanze delle parti attive in tensione situate in prossimità del posto di lavoro, in modo che si possa stabilire, in relazione alle modalità operative previste, alla tipologia di attrezzatura e ai mezzi di accesso da utilizzare, se l’ attività può essere condotta attuando una protezione mediante il mantenimento di una distanza sicura associata ad una supervisione, oppure se occorra mettere in opera un impedimento fisico (protezione per mezzo di schermi, barriere, involucri o protettori isolanti).

/$925,121(/(775,&, Per il controllo dei rischi elettrici residui determinati dal coinvolgimento degli impianti elettrici o conseguenti la loro messa in sicurezza per l’ effettuazione di attività non elettriche, la norma prevede le sovrintendenza e/o la sorveglianza da parte del Responsabile dell’ impianto (RI) ovvero di una pES da lui incaricata. I lavori non elettrici possono essere seguiti:  con l’ impianto fuori tensione  in prossimità dell’ impianto in tensione. Nella figura 6 è illustrato un tipico lavoro, chiaramente non elettrico (taglio piante in vicinanza di una linea elettrica in conduttori nudi), che però può interferire con l’ impianto elettrico. Chi dirige detti lavori non può essere una PES, in quanto non professionalmente adibito a lavori elettrici. Di conseguenza, i rischi elettrici inerenti l’ attività devono essere valutati dal RI, il solo soggetto legittimo a stabilire:  se sussistono le condizioni per applicare la deroga contemplata dall’ art. 11 del DPR n. 164/56(17) [4];  se, invece, la linea deve essere disalimentata e posta in sicurezza. Nel primo caso, l’ adeguata protezione di cui parla la Legge può consistere in un insieme di misure e valutazioni quali ad esempio:  applicazione di una controventatura alla pianta in modo che la sagoma di caduta non vada ad interessare i conduttori in tensione o a provocare pericolosi avvicinamenti;  apprezzamento delle condizioni ambientali;  analisi del metodo di lavoro utilizzato;  valutazione dei rischi connessi con l’ utilizzo dei mezzi di accesso in elevazione per l’ applicazione dei tiranti di controventatura. Relativamente agli aspetti del rischio elettrico, il RI, o la persona da lui incaricata, assume il ruolo di PL (ovviamente esercitatile con una continua sorveglianza sul posto), con tutti gli obblighi e i poteri di esigere l’ applicazione delle misure di prevenzione e prevenzione preordinate, inclusa quella di far interrompere l’ attività qualora si riavvisassero comportamenti pericolosi. Nella seconda ipotesi, il RI deve provvedere a far provvedere, sotto la sua responsabilità, all’ installazione di una messa a terra ed in cortocircuito della linea sul posto di lavoro (figura 7) e diffidare il Preposto ai lavori (PL) dal rimuoverla, riportando in modo esplicito tale ammonimento sul documento di benestare all’ inizio dei lavori. Per quanto riguarda il dispositivo di messa a terra ed in cortocircuito, la Norma prescrive che lo stesso deve essere conforme alla specifica di prodotto per la costruzione dei dispositivi portatili, Norma CEI EN 61230 (CEI 11-40). In particolare, il dispositivo deve essere in grado di sopportare, dal punto di vista delle sollecitazioni termiche e dinamiche, le più elevate correnti di cortocircuito che si possono manifestare nel punto d’ installazione, mantenendosi correttamente in opera. Per la sua messa in opera, la Norma stabilisce che debba essere rispettata le seguente sequenza operativa(18):  l’ applicazione della morsa lato terra deve sempre precedere l’ applicazione della morsa lato parte attiva per ciascuna fase  l’ applicazione del collegamento a terra delle fasi dell’ impianto deve sempre precedere l’ applicazione del collegamento per il cortocircuito delle fasi fra loro; operazione facilitata con dispositivi portatili di ultima generazione (figura 8), costruiti in due parti separabili. Nulla viene, invece, precisando in ordine al posizionamento che deve assumere l’ operatore, rispetto ai conduttori della linea che devono essere considerati in tensione, durante la messa a terra ed in cortocircuito. L’ individuazione di una distanza sicura, anche in relazione al tipo di mezzo d’ eccesso in elevazione, sarebbe utile, tenuto conto che l’ operatore è sottoposto a sforzo dorso lombari tanto maggiori quanto più è lungo il fioretto isolato con il quale viene sollevato e fissato ai conduttori il dispositivo di messa a terra ed in cortocircuito, il cui peso non è sempre trascurabile. Se, poi, i lavori di natura non elettrica rientrano nel campo di applicazione del D.Lgs. n. 494/96 [5], ovvero dell’ art. 7 del D.Lgs. n. 626/94, al RI competente anche l’ attuazione dei relativi adempimenti [6].

127(  Da un’ indagine effettuata, è risultato che molte delle imprese del comparto costruzione e manutenzione degli impianti elettrici (circa 200.000 addetti) ignorano le norme essenziali della sicurezza. Dal 1998 ad oggi, solamente il 6 % del personale ha frequentato un corso di formazione sulla Norma CEI EN 50110, cui, fra l’ altro, raramente il Datore di lavoro (DL) ha fatto seguire la certificazione della condizione formativa.  I punti indicati, se non diversamente specificati, si riferiscono alla Norma CEI 11-27, terza Edizione, la quale, nel seguito, viene costantemente richiamata con il termine generico di Norma.  Conferimentoall’ art. 5.2.3, l’ utilizzo della persona comune (PEC), ad esempio per la sostituzione di fusibili di bassa tensione, è ritenuta possibile solamente se sono valutati insussistenti i rischi di contatti diretti e di cortocircuito.  In tal senso, una possibile soluzione, in linea con gli orientamenti in atto in materia, potrebbe essere la seguente: le imprese con meno di trenta dipendenti o non provviste di risorse interne specificatamente dedicate alla formazione, affidano l’ erogazione dei corsi 1A + 2A e 1B + 2B, per la qualificazione del personale alla condizione di PES/PAV e il rilascio dell’ attestazione di idoneità al lavoro sotto tensione in BT, a Istituti di Formazione dotati di un Sistema di Gestione per la Qualità, certificato da un Organismo di certificazione, nel settore EA37 – Istruzione, ai sensi della Norma ISO 9001: VISION 2000.  L’ ipotesi prospettata si pone il problema della “regolarizzazione” del personale che già opera nel settore, prevedendo di colmare le eventuali carenze sui fondamenti della sicurezza elettrica mediante la frequenza dei corsi di formazione di livello 1A + 2A ovvero 2A. Frequenza che dovrebbe costituire prerequisito per poter accedere alla qualificazione. Per i soggetti che non hanno, invece, conseguito alcuna esperienza lavorativa, si ritiene ammissibile la qualificazione solamente partendo da una formazione di base equivalente a quella contemplata dal diploma IPSIA, integrata da una formazione pratica e da un addestramento condotti anche in azienda, in affiancamento ad una PES/PEI.  Nella pratica, il DL invia al lavoratore una lettera contenente: - la specificazione della condizione formativa PES/PAV; - l’ eventuale idoneità ad operare sotto tensione; - l’ autorizzazione ad operare sotto tensione per una specificata tipologia d’ impianti e di interventi.  La formalizzazione, per noncostituire un appesantimento burocratico, potrebbe consistere in semplici elenchi da inserire nel Piano della Sicurezza aziendale, per dare evidenza documentata di aver adempito all’ obbligo di cui all’ art. 4, comma 5, lettera c), del D.Lgs n. 626/94, relativo alla valutazione delle capacità dei lavoratori subordinati.  L’ art. 344 recita: “E’ vietato eseguire lavori su elementi in tensione e nelle loro immediate vicinanze, quando la tensione è superiore a 25 V verso terra, se altera, od a 50 V verso terra, se continua. Può derogarsi dal suddetto divieto per tensioni non superiori a 1.000 V, purché: l’ ordine di eseguire il lavoro su parti in tensione sia dato dal capo responsabile; …”.  Tale obbligo, ad esempio, è da tempo introdotto in ambito ENEL nella fase di affidamento degli appalti e costituisce un forte incentivo alla qualificazione delle imprese.  In questo caso, non è possibile inserire le terre nei punti di sezionamento; verrebbe violata la quarta regola essenziale del lavoro fuori tensione.  Contro il rischio di contatti mano-mano fra i due tronconi del cavo.  Durante l’ esercizio del primo giunto, i potenziali verso terra (acondizione che siano di valore ≤ 1,5 UTP ammissibile), anche se non è molto pratico, possono essere annullati mediante l’ infissione di un picchetto di terra, collegato ad una delle due morse perforanti, sul fondo dello scavo. In tal caso, per l’ esecuzione dei restanti giusti, il persona deve tornare a calzare i tronchetti isolanti, non essendo più possibile mantenere in opera la messa a terra locale.  La Norma ha introdotto le seguenti definizioni di supervisione e sorveglianza. Supervisione: (p.3.32): “Complesso di attività svolte da PES, finalizzate a predisporre ambienti, misure di prevenzione e protezione, modalità d’ intervento, istruzioni, organizzazione complessiva in modo tale da minimizzare i rischi. La supervisione è un’ attività svolta prima di eseguire un lavoro, durante un lavoro o dopo l’ esecuzione di un lavoro ai fini di sovraintendere a dette attività ed allo scopo di controllare che vengano rispettate, in particolare, le prescrizioni generali di sicurezza aziendali”. Sorveglianza (p.3.33): “La sorveglianza oltre ad una possibile supervisione, specialmente richiesta per i lavori complessi, è un’ attività di controllo continuativo svolta da PES o PAV nei confronti di altre PAV, generalmente con minore esperienza delle prime, o in particolare di PEC, atta a prevenire azioni pericolose che queste ultime potrebbero compiere ignorandone il grado di rischio”.

 Va detto, per altro, che la Norma CEI EN 50110, seconda Edizione, non parla di distanza di vincolo e che tali distanze, intese come misure di sicurezza, sono venute a cessare con l’ abrogazione della Variante V1 alla CEI EN 50110, prima Edizione.  L’ art. 278 del DPR n. 547/55, prescrive: “ Quando i conduttori e gli elementi nudi dei circuiti ad alta tensione corrono al di sopra del pavimento o di una piattaforma di lavoro o di passaggi ad un’ altezza inferiore a 3 m più un centimetro , ogni miglia di volt di tensione, si devono applicare al di sotto di essi i ripari di cui all’ articolo precedente, costituiti da schermi pieni o con maglie di piccola dimensione” .  Ad esempio, per un impianto con U = 15 kV, essendo DVV = H (DPR 547/55) = 315 cm, è: - ∆ (Norma CEI 11-1) = 315 – 15 = 300 cm; - ∆ (Norma CEI 11-27) = 315 – 20 = 295 cm - ∆ ( Norma CEI EN 50110) = 315 – 16 = 299 cm.  E’ bene ricordare che questo tipo di intervento rientra nel campo d’ applicazione, in base quanto stabilito dall’ art. 11 del medesimo provvedimento, che così recita: “ Lavori in prossimità di line elettriche – Non possono essere eseguiti lavori in prossimità di linee elettriche aeree a distanza minore di cinque metri della costruzione o dei ponteggi, a meno che, previa segnalazione all’ esercente le linee elettriche, non si provveda da chi dirige detti lavori per un’ adeguata protezione, atta ad evitare accidentali contatti o pericolosi avvicinamenti ai conduttori delle linee stesse” .  Va ricordato che la Norma CEI 11-15 definisce la messa a terra ed in cortocircuito, effettuata con dispositivi portatili, un particolare tipo di lavoro in tensione che, pur non seguendo tutte le procedure e gli adempimenti dei lavori sotto tensione, deve essere effettuata da una PES o PAV, allo scopo adeguatamente addestrata, osservando un apposita procedura ed utilizzando i DPI contro il rischio elettrico. %,%/,2*5$),$ >@D.Lgs. n. 626 del 19/09/1994: “ Attuazione delle Direttive CEE, riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro” . >@DPR n. 547 del 27 aprile 1955: “ Norme per la prevenzione degli infortuni” >@Norme CEI 11-1: “ Impianti elettrici con tensione superiore a 1 kV in corrente alternata” , Variante V1 ed. 2000-11, fasc. 5887. V1/Ec, fasc. 6240-6241. >@Decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 7 gennaio 1956: “ Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni” . >@D.Lgs. 494/96: “ Attuazione della Direttiva 92/57 CEE concernente le prescrizioni di sicurezza e salute nei cantieri temporanei e mobili” >@Andrea Mulinelli: “ Il rischio elettrico nei cantieri rappresentato dalla presenza delle linee elettriche della distribuzione” ; Elettrificazione, maggio 2003.

 0RGXOLLQIRUPDWLYLWHRULFLHSUDWLFLSUHYLVWLGDOOD1RUPDODFXLIUHTXHQWD]LRQHSXzFRVWLWXLUHXQ YDOLGRVXSSRUWRSHULO'/DOILQHGLDWWXDUHODTXDOLILFD]LRQHGHOSHUVRQDOH  &RQRVFHQ]HWHRULFKH &RQRVFHQ]HSUDWLFKH &RQGL]LRQHIRUPDWLYD FRQVHJXLELOH

Persona con esperienza che già opera su impianti elettrici

Persona con esperienza che non opera su impianti elettrici

1A

10

2A

4

1A

10

1B

X

2A

4

2B

X

PES/PAV

PEI (*)

(*) Persona idonea al lavoro sotto tensione in BT X: La durata non è specificata dalla Norma

7$%(//$

'53 &(, &(, &(,(1 7$%(//$

DVV 432 377 -

8 .Y Dg 109 -

DL 152 110

323 268 -

∆ 280 225 -

322 267 -

),*85$Processi di attribuzione dei profili PES/PAV e di conferimento dell’ idoneità

),*85$Potenziali di terra trasferiti sul posto di lavoro a seguito di guasto

),*85$Dispositivo di continuità ed equipotenzialità per lavori di giunzione su cavi a MT (fonte Ottotecnica-Enel)

),*85$Lavori in prossimità di impianti conformi alla Norma CEI 11-1

),*85$Lavoro fuori tensione ed in prossimità di parti attive di un impianto a 132 kV

),*85$Lavoro di taglio piante in vicinanza di una linea elettrica in conduttori nudi

),*85$ Messa a terra ed in cortocircuito della linea aerea sul posto di lavoro

),*85$Dispositivo portatile di messa a terra ed in cortocircuito conforme alla Norma CEI EN 61230 (fonte Enel – Ottotecnica)