Programma e note di sala - Teatro Comunale di ferrara

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3 dic 2011 ... Sempre libera (soprano). Anonimo Te voglio bene assaje. Anonimo ´A palummella. Anonimo Michelemmà. Anonimo Fenesta ca lucive.
sabato 3 dicembre 2011 ore 17 Ridotto del Teatro

Addio mia bella addio perle musicali dell’Ottocento testi Maurizio Olivari consulenza musicale e arrangiamenti Giordano Tunioli

Daniela Serafino soprano Italo Proferisce baritono Michela Pastafiglia, Marina Monti violini Lej Hao viola Carlos Torrjos Rodriguez violoncello

Introduzione: Inno di Mameli (Novaro/Mameli) Bellini La farfalletta Tosti ´A vucchella Verdi In solitaria stanza Rossini La danza Bosi Addio mia bella addio Giorza La bella Gigogin Mayr La biondina in gondoleta Bellini “I puritani” Ah, per sempre io ti perdei (baritono) Verdi “La traviata” È strano! È strano...Follie! Delirio vano è questo... Sempre libera (soprano) Anonimo Te voglio bene assaje Anonimo ´A palummella Anonimo Michelemmà Anonimo Fenesta ca lucive Denza Funiculì funiculà CONCERTO REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON CONSERVATORIO FRESCOBALDI, FERRARA

CASOA –

GRAZIE AL SOSTEGNO DI CENTRO ASSISTENZA OPERATORI AUTONOMI,

FERRARA

Ferrara celebra i 150 anni dell'Unità di'Italia offrendo, questo pomeriggio, una deliziosa raccolta di tesori dell'Ottocento musicale italiano, arrangiati per voce e orchestra d'archi dal M° Giordano Tunioli. Non potrebbe esserci apertura migliore del Canto degli Italiani, conosciuto come Inno di Mameli; fu composto dall'allora ventenne patriota Goffredo Mameli, poi musicato da Michele Novaro. L'intensa immediatezza dei versi e l'incalzante melodia ne fecero dapprima il canto più amato del Risorgimento, poi emblema univoco dell'identità italiana. Identità che non può prescindere dalla grande stagione del melodramma ottocentesco, cui sarà tributato un dovuto omaggio. Al di là della dimensione spettacolare, gli stessi compositori impegnati nell'agone operistico si cimentarono nella canzone d'intrattenimento. Come il dodicenne Vincenzo Bellini, che dedicò La farfalletta (1813) a Marietta Politi, compagna di giochi e passione adolescenziale. Oppure il giovane Giuseppe Verdi, che nella romanza da camera seppe dar voce a sensazioni intime e private, lontane dai clamori del palcoscenico. Il solitaria stanza, pubblicata nel 1838, declina in senso teatrale un colorito cameristico sempre discreto e raffinato, semplice e leggero nella scrittura; difficile non cogliere le analogie con la cavatina Tacea la notte placida de Il trovatore. O infine Gioacchino Rossini, nell'ultima fase della sua produzione, abbandonata definitivamente l'opera dal 1829. La danza (1835) è tratta da Les soirées musicales, prezioso risultato di questi “anni di silenzio” parigini, in realtà segretamente operosi; un vivace e brioso omaggio all'italianissima tarantella, su versi del Conte Carlo Pepoli, letterato e patriota bolognese esiliato a Parigi dopo la partecipazione ai moti del '48. Al Vate della poesia italiana si deve invece l'illustre paternità di 'A vucchella: Gabriele D'Annunzio ne scrisse i versi nel 1892, vincendo la scommessa lanciata dall'amico e collega a “Il Mattino” Ferdinando Russo, autore di canzoni napoletane. Fu messa in musica nel 1904 da Francesco Paolo Tosti su commissione dello stesso Russo, riscuotendo da subito un successo enorme. Sul versante più popolare della canzone, da nord a sud si trovano celebri esempi di melodia italiana. La biondina in gondoleta è la più nota canzone veneziana da batelo, musicata da Johann Simon Mayr su testo di Anton Maria Lamberti; le peripezie amorose della nobildonna Maria Querini Benzon rivivono a tutt'oggi nel canto, impiegato dai gondolieri per intrattenere i turisti. La bella Gigogin nasce nel 1858 dalla penna del milanese Paolo Giorza. Daghela avanti un passo, caloroso invito rivolto al re Vittorio Emanuele II, fece accogliere il pezzo con incontenibile entusiasmo patriottico fin dalla sua prima esecuzione, il 31 dicembre 1858 al Teatro Carcano di Milano. Addio mia bella addio fu scritta dal fiorentino Carlo Bosi in occasione dello scontro dei volontari del battaglione toscano studentesco con l'invasore austriaco nel maggio 1848. Le radici musicali della nostra Nazione si trovano anche – e soprattutto – nella canzone napoletana. Te voglio bene assaje (1839) viene considerata la progenitrice della tradizione partenopea; piuttosto enigmatico il contenuto dei versi di Raffaele Sacco, poeta dalle incerte preferenze sessuali. La musica dell'amico Francesco Campanella fu a lungo attribuita a Gaetano Donizetti. Successivamente si proporrà Palummella zompa e vola (1873), adattata da Teodoro Cottrau ad un'aria scritta da Domenico Piccinni per l'opera La molinarella (1766); il brano fu addirittura proibito per i palesi contenuti sovversivi. Di seguito Michelemmà, tarantella seicentesca di autore ignoto, ambientata all'epoca delle incursioni saracene. Dalla secolare tradizione del Sud proviene anche Fenestra

ca lucive, pubblicata nel 1842 come opera di Cottrau su versi di Giulio Genoino e dedicata al giallo della misteriosa morte della Baronessa di Carini. Infine Funiculì funicolà, scritta da Giuseppe Turco e musicata da Luigi Denza nel 1880; simpatica e gradevole reclame dedicata alla prima funicolare del Vesuvio, inaugurata l'anno prima. (Annalisa Lo Piccolo)