Saggistica Aracne D 279

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Affrontare un autore come Tolstoj è un'impresa molto impegnativa, perché è come ... spetto alle sue opere maggiori: è il Tolstoj dei Racconti di. Sebastopoli e di ...
Saggistica Aracne D 

Edvige Gioia Anna Karenina: un amore, una vita

Copyright © MMXIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B  Roma () 

 ----

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: luglio 

A mio marito Alessandro e a un amore, il nostro, una volta folle e totale come quello di Anna e Vronskij

Un particolare ringraziamento va a mia figlia Erminia, che mi ha aiutata e sostenuta con costanza e disponibilità.

Indice



Prefazione

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Capitolo I La storia e i personaggi

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Capitolo II Anna Karénina: mille e una critica

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Capitolo III Riflessioni su Anna Karénina

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Capitolo IV Anna Karénina e il cinema



Capitolo V Anna e le donne perdute dell’Ottocento

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Capitolo VI Tolstoj e la questione femminile

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Capitolo VII Appendice



Bibliografia



Prefazione Il segreto della felicità, non è di far sempre ciò che si vuole, ma di volere sempre ciò che si fa. L T

Figura . Lev Tolstoj

Affrontare un autore come Tolstoj è un’impresa molto impegnativa, perché è come parlare di Dante, di Cervantes, di Proust, di Kafka, cioè in generale di quegli autori che campeggiano come giganti nella storia della letteratura 

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Prefazione

mondiale, sia per loro merito intrinseco, sia per il bagaglio enorme che la nostra cultura ha costituito, dicendo, scrivendo, e comprendendo su di loro e spesso grazie a loro. Leggere Tolstoj oggi significa affrontare la sua opera non come se fosse una tabula rasa, pronta ad essere interpretata e commentata per la prima volta, ma bensì come un frammento importante della cultura alla quale apparteniamo. Oggi, a cent’anni dalla sua morte, nessuno si avvicina a Tolstoj ignorando il peso specifico del suo nome e la sua importanza nella storia della letteratura. Se per caso confidiamo a qualcuno di aver intrapreso la lettura di Anna Karénina, nei suoi occhi appare un certo sconcerto nei confronti di chi si accinge a compiere un’opera ardua, che non è solo la lettura di un corposo romanzo dell’Ottocento, ma soprattutto l’impegno culturale di dare un nostro giudizio sull’opera di Tolstoj. Pochi scrittori hanno ricevuto al pari di Tolstoj gli onori di una gloria condivisa già durante la loro vita, assumendo il ruolo di simboli universali della letteratura e dell’arte in genere. Parlare oggi di Tolstoj significa porsi la domanda fondamentale sul ruolo della tradizione nel nostro mondo contemporaneo, cosa non facile, visto che questa tradizione è alle nostre spalle e non può essere rimossa, perché il nostro presente affonda in essa le sue radici. Ma non dobbiamo dimenticare che a sua volta anche Tolstoj aveva una tradizione alle spalle: era la tradizione della cultura illuministica che aveva tratto dal sogno rinascimentale l’illusione che il mondo fosse una sorta di strumento alla portata della mano e dell’intelligenza dell’uomo, che si fosse conclusa per sempre la visione medioevale di un destino che incombeva su un’umanità inerme.

Prefazione

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Tolstoj, come si sa, è soprattutto Guerra e pace e Anna Karénina, opere colossali da ogni punto di vista, anche se c’è una parte della sua produzione che è meno famosa e importante, ma sicuramente altrettanto universale rispetto alle sue opere maggiori: è il Tolstoj dei Racconti di Sebastopoli e di Infanzia, Adolescenza e Giovinezza, e, dopo la conversione, è il Tolstoj de La morte di Ivan Il’ic, de La sonata a Kreutzer e di Resurrezione. La forza di Tolstoj, nel suo toccare i nuclei più profondi della riflessione sull’esistenza, non si basa solo sullo stile o sulla scelta degli argomenti: è la forza che nasce dal coraggio di descrivere e approfondire quei momenti in cui crollano le convenzioni, le norme morali alle quali di solito affidiamo il compito di difenderci dall’aggressione spietata della realtà, e saper cogliere lo sguardo dell’uomo che prende coscienza dell’inconsistenza e della fragilità delle forme esteriori della vita. Tolstoj si chiede continuamente il perché di quello che vede intorno a sé, ricerca continuamente il senso dell’esistente, soprattutto di quella sovrastruttura che l’umanità ha creato ed eletto a seconda natura, dimenticandosi poi di averlo fatto. La sua paura segreta di non potersi adattare con successo al mondo lo porta a intuire che in fondo noi viviamo in una realtà che altri hanno costruito e che possiamo lievemente modificare a costo di enormi sforzi, ma che comunque non riusciremo a trasformare. All’interno di questa realtà, allora come oggi, l’uomo non può fare altro che cercare la sua strada personale che dia senso alla sua esistenza. Solo l’illusione del progresso può farci pensare che questa ricerca di senso non continui anche e soprattutto ai nostri giorni. Tolstoj non ci dà soluzioni, pare rinunciare al proposito di indicare una strada da seguire per tutti, forse perché vuole lasciare ad ognuno

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di noi il compito di cercare la propria personale strada. Quando Tolstoj, nel marzo del , iniziò a scrivere il primo abbozzo di Anna Karénina, aveva da poco casualmente riletto un frammento di Puškin che gli aveva rinnovato l’interesse a scrivere un romanzo su una donna sposata dell’alta società, un’adultera, una cosiddetta “donna caduta”. Il tema era di grande attualità, infatti molti scrittori e saggisti europei si stavano occupando della questione femminile. La letteratura del secondo Ottocento inoltre, circa ogni venti anni, registrava l’uscita di grandi romanzi aventi come protagonista un’adultera: Madame Bovary era uscito nel , Anna Karénina nel  e nel  Effi Briest di Theodore Fontane, opera che in Italia non ha raggiunto la stessa celebrità delle altre due. I romanzi raccontano di tre figure di adultere accomunate da una morte prematura, violenta per Anna e Emma, naturale per Effi. Tolstoj impiegò cinque anni di lavoro, dalla prima stesura alla sua uscita in volume e questo testimonia sia la cura dell’autore verso la propria creatura sia la trasformazione dell’iniziale romanzo psicologico su una “donna caduta” in un’opera più complessa che superava i confini del genere, per articolarsi su più linee tematiche che approfondivano la riflessione dell’autore sul concetto di famiglia e di amore coniugale. Sono state contate ben dodici redazioni di Anna Karénina da Vladimir Zdanov, lo studioso che le ha ricostruite, redazioni che sono state studiate e analizzate approfonditamente dai vari studiosi di letteratura russa, con tutte le varianti del romanzo. Questo lavoro di ricostruzione . V. Cavalloro, La scoperta del mondo, studiare Tolstoj nel , in Conversazione su Tolstoj, a cura di C. Graziadei e D. Colombo, Editoriale Artemide, Roma , pagg. –.

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e di comparazione illumina il processo creativo del romanzo, la dinamica del farsi di un’opera d’arte, mostra come il romanzo esiga di crescere imponendosi quasi alla volontà dello stesso suo autore e in particolare mostra la nascita del personaggio principale, Anna, e la sua graduale trasformazione da crisalide in farfalla. Il romanzo cominciò ad apparire a puntate nel gennaio del  sulla rivista “Russkij vestnik”, dove esattamente dieci anni prima era apparso l’inizio di Guerra e pace. La rivista proseguì irregolarmente la pubblicazione di Anna Karénina fino a tutto il fascicolo n°  del , ma la sospese bruscamente con l’ultimo capitolo della parte settima, cioè con il suicidio di Anna. Della parte finale del romanzo il “Russkij vestnik” dette nel fascicolo n°  dello stesso anno un sunto di poche righe, firmato dalla redazione della rivista e l’ottava parte fu pubblicata, a proprie spese, da Tolstoj, nel luglio, in un volume separato. A differenza di Guerra e pace, il cui titolo non è seguito da alcuna definizione di genere letterario, Anna Karénina presenta come sottotitolo la dicitura: Romanzo. Tolstoj intendeva questa volta tracciare la biografia morale e psicologica di un personaggio alla maniera francese. Un roman psychologique dunque, antiromantico, realistico, di argomento contemporaneo, destinato al grande pubblico: qualcosa di molto diverso dal racconto tradizionale con la sua narrazione storica, lunga, dal ritmo disteso, intesa come cronaca veridica di fatti realmente accaduti, o presunti tali, cui tanta parte della narrativa russa va riferita ed in particolare, per Tolstoj, Guerra e pace, con la sua vasta costruzione dove si alternano e si amalgamano cronaca familiare e racconto di avvenimenti storici riguardanti tutto il popolo. Si potrebbe contestare che neppure questa volta, forse, Tolstoj ha scritto un romanzo puramente psicologico e che in

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realtà Anna Karénina ha cessato di essere quel determinato tipo di romanzo nel momento stesso dell’introduzione del personaggio di Lévin, il quale ha sconvolto l’impianto primitivo, dando origine ad un caratteristico duplice asse narrativo e aprendo una nuova diversa prospettiva morale, sociale e politica. Tolstoj, comunque, per tutto il lungo tempo in cui lavorò al romanzo, non si liberò più dell’immagine di Anna e, pian piano, finì per subire anche lui il suo fascino e volerle bene. Il romanzo è attraversato da una serie di anticipazioni e premonizioni ed è avvolto da un’aura di predestinazione e da tentazioni suicide: se Anna è l’unica a compiere il suicidio, Vrònskij una volta l’ha tentato e Lévin, nell’ultima parte del romanzo lascia di sé un’immagine di tormentato disagio esistenziale. Questo perché la storia di Anna non è chiusa in se stessa: in definitiva un complesso gioco di contrappunto fa risaltare l’appassionata figura femminile di contro ad un mosso, vivido ambiente che ha il suo epicentro nel personaggio così largamente autobiografico di Lévin. Tolstoj ha nei confronti di Anna un atteggiamento che può essere compendiato dall’epigrafe iniziale: “A me la vendetta, Io farò ragione” che apparve insieme al titolo nella variante n°  e che all’epoca è stata intesa in questo modo: al biblico dio della vendetta il compito di retribuire: Anna ha infranto le leggi della morale, Anna è colpevole, e perciò viene punita. La stessa epigrafe, pur essendo notevolmente mutata la valutazione dei singoli personaggi, dei loro caratteri e delle loro azioni, è rimasta in tutti i rifacimenti fino al testo definitivo. Il romanzo Anna Karénina fu studiato, esaminato, discus. M. B. Luporini, Nota introduttiva ad Anna Karénina e Taccuini di L. Tolstoj, Casa editrice Sansoni, Firenze 

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so e sviscerato in tutti i suoi possibili significati ed aspetti sia dai contemporanei che dai critici di epoche successive, per la sua grandezza, la sua complessità, la sua “perfezione” e la sua modernità valida ancora oggi. Perché allora riprendere un tema così studiato e analizzato da grandi studiosi di ieri e di oggi? Sicuramente la motivazione è stata la curiosità rispetto ad un personaggio, quello di Anna, che, nonostante sia la protagonista di un romanzo dell’Ottocento, risulta a sorpresa essere incredibilmente attuale e capace di stimolare altre e nuove riflessioni, tra le quali una è preminente: come conservare intatto l’amore nel tempo? C’è poi la convinzione, forse azzardata, che l’ottica femminile aiuti a scandagliare meglio gli abissi dell’anima di una donna, con una marcia in più rispetto all’ottica maschile. Certo è che Anna, nel tempo diventata autonoma rispetto al suo creatore, mi ha conquistata così come ha conquistato nel tempo milioni di lettori, così come ha conquistato lo stesso Tolstoj, nonostante le sue convinzioni morali. La mia vuole essere un’interpretazione nuova che, partendo da quelle classiche, introduce un’altra dimensione, quella psicologica, per cui i personaggi sono esaminati come se fossero veri e si muovessero nella realtà, esseri reali che hanno sogni, desideri forse rimossi, disturbi psicologici o pscicopatologici. È la dimensione della Psicologia dell’Arte e della Letteratura, così come illustrata e “utilizzata” da Antonio Fusco e Rosella Tomassoni, docenti dell’Università di Cassino. Va comunque sottolineato che Tolstoj, nella sua genialità, ha applicato ampiamente nel suo romanzo l’indagine psicologica dei personaggi, un’indagine approfondita e rea-

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listica, attraverso la sua immedesimazione nei vari punti di vista dei personaggi stessi e ha avuto intuizioni illuminanti anche su temi all’epoca poco trattati come il sogno e l’inconscio, anticipando in qualche modo l’opera di Freud e la Psicanalisi.