Settembre - Konrad

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1 set 2012 ... 9 L'odissea del TAV da Lione a Torino. 10 Siamo tutti intelligenti: La torre di Hanoi. 11 Libri: Ferita all'ala un'allodola. 12 50 sfumature di grigio.
n.179 settembre 2012 distribuzione gratuita

il mensile del vivere naturale

© Monika Bulaj

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3 Konrad settembre 2012

Questo numero di Konrad è dedicato a Rimsha Masih, la bambina (11 anni) cristiana di Islamabad (Pakistan), affetta dalla sindrome di down, che rischia la condanna a morte per “blasfemia”, ma anche il linciaggio, per aver bruciato alcune pagine di un libro in cui erano riportati versi del Corano. Ennesimo esempio dell’ondata di intolleranza e fanatismo religioso che, alimentata da gruppi integralisti per lo più finanziati dall’Arabia Saudita o dall’Iran, sta dilagando in molti Paesi musulmani, mettendo a repentaglio la vita delle minoranze (religiose, sessuali, etniche, ecc.) e i diritti umani elementari.

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konrad 179 - settembre 2012

SOMMARIO 4 Panzane interessate 5 Meglio inquinati che disoccupati? 6 La chimera della gestione dei sedimenti in laguna di Grado-Marano

7 Doline scomparse 8 Impazzire si può (ma anche no) 8 50 mm 9 L'odissea del TAV da Lione a Torino 10 Siamo tutti intelligenti: La torre di Hanoi 11 Libri: Ferita all'ala un'allodola 12 50 sfumature di grigio 12 Fallimenti olimpici 13 Il T.F.A. e il sogno di diventare insegnanti in Italia

14 Piaceri e misteri della dendrotipografia 15 Schiavitù aggiornata 16 Alimentazione: Le raccomandazioni per la salute 17 Il filo di paglia: Il campo aperto di Damjan 18 Conclusa la campagna di Goletta Verde 2012 19 Arte: Nur/Luce. Appunti afgani 20 Cinema: L'invasione del cinema francese 21 Teatri di confine: Benigni legge Dante: l'Inferno d'estate

22 23

Incontri siberiani Canili convenzionati: non solo per morire

24 Colonna vertebrale 27 Gli appuntamenti di settembre Questo giornale è stato realizzato da un gruppo di esseri umani non infallibili, che cercano di scoprire cosa è successo nel mondo, spesso interrogando altre persone che a volte sono riluttanti a parlare, a volte oppongono un deciso ostruzionismo e in altre occasioni parlano troppo. I costi di KONRAD sono interamente ricoperti dagli annunci e dalle inserzioni esplicitamente pubblicitarie. Ma la sua uscita sarebbe impossibile se tutta la redazione, direttore compreso, non collaborasse gratuitamente.

Konrad

Mensile di informazione di Naturalcubo s.n.c. Redatto dall’Associazione Konrad via Corti 2a - 34123 Trieste Fax 1782090961 [email protected] www.konradnews.it Aut. Trib. di Udine n. 485 del 5/9/80 Aut. fil. di Trieste Direttore editoriale: Roberto Valerio Direttore responsabile: Dario Predonzan Pubblicità: Alex Cibin cell. 340 4000934 [email protected] Hanno collaborato: Beatrice Achille, Maria Grazia Beinat, Nadia e Giacomo Bo, Marino Calcinari, Giulia Canziani, Michele Colucci, Stefano Crisafulli, Giorgio Dendi, Giorgia Facis, Sergio Franco, Carlo Franzosini, Francesco Gizdic, Miriam Kornfeind, Simonetta Lorigliola, Simonetta Marenzi, Luisella Pacco, Laura Paris, Giuliano Prandini, Riccardo Ravalli, Riccardo Redivo, Lino Santoro, Tanja Seganti, Marco Segina, Marco Segulin, Lucia Sirocco, Gianni Ursini, Francesca Versienti, Barbara Žetko Progetto grafico e impaginazione: Erratacorrige, Trieste www.erratacorrige.org Stampa: Tip. Villaggio del Fanciullo - Opicina Trieste Konrad non è responsabile della mancata pubblicazione degli annunci o di eventuali inesattezze. Konrad inoltre non si assume la responsabilità dei contenuti degli annunci e degli spazi pubblicitari. Il rinvenimento del giornale in luoghi non autorizzati non è di responsabilità dell’editore. è vietata la riproduzione e l’utilizzazione esterna del materiale qui pubblicato, salvo espressa autorizzazione scritta dell’Editore. Informativa sulla legge che tutela la privacy. In conformità della legge 675/96 sarà nostra cura inserire nell’archivio informatico della redazione i dati personali forniti, garantendone la massima riservatezza e utilizzandoli unicamente per l’invio del giornale. Ai sensi dell’art. 13 della legge 675/96 i dati potranno essere cancellati dietro semplice richiesta da inviare alla redazione.

PANZANE INTERESSATE

4 Konrad settembre 2012

Quanto costa davvero l'elettricità in Italia e perché Quante volte avrete sentito e letto che l’energia, quella elettrica in particolare, è molto più cara in Italia rispetto agli altri Paesi europei? E che anche per questo le nostre aziende faticano rispetto alla concorrenza straniera? Confindustria, politici, ecc. fanno a gara nel ripetere il ritornello, sparando anche qualche cifra: così si dice ad esempio – senza mai citare dati precisi e tanto meno le fonti – che il chilowattora (kwh) costerebbe agli italiani, ed in particolare alle industrie, “il 30-40 per cento in più”, rispetto alla media europea. Basta consultare i dati di Eurostat, per scoprire invece che il costo del kwh, per le industrie, in Italia nel 2011 ha superato del 22,5 per cento la media UE, mentre il costo per le famiglie supera la media europea del 9% (e c’è chi paga più degli italiani: spagnoli, austriaci, belgi…). Tasse ma non solo Eurostat confronta i prezzi al netto delle imposte, ma se si aggiungono anche queste, si scopre che in Italia l’incidenza del fisco sul prezzo finale del kwh alle aziende è pari al 21,1%. In pratica (dati di Confartigianato), ogni 100 kwh consumati, le aziende italiane pagano 4,65 Euro di tasse, quelle tedesche 3,51, le francesi 1,42, le spagnole 0,71 e le inglesi 0,47. C’è però dell’altro. Poco rilievo ha avuto sui media la notizia dell’indagine avviata in giugno dall’AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas), sulla mancata competizione nel mercato dell’elettricità ed in quello del gas. Il mercato elettrico italiano e quello del gas sono stati infatti liberalizzati da alcuni anni, ma i prezzi offerti alle famiglie dai vari gestori non sono diminuiti. L’indagine dell’AEEG ha quindi lo scopo di accertare se non ci siano accordi di cartello tra i produttori ed i distributori, per evitare di farsi concorrenza a danno degli utenti finali. Interessante una considerazione del presidente dell’AEEG, Guido Bortoni, passata quasi inosservata sui media: per agevolare i consumatori, oltre ad introdurre un corretto regime di concorrenza (campo nel quale l’industria italiana non si è mai distinta…) tra i produttori, bisogna incentivare le fonti rinnovabili, non solo il fotovoltaico, ma anche le rinnovabili termiche e l’efficienza energetica. Cosa incide davvero sulle bollette Bortoni smentisce così un altro mantra ripetuto fino alla nausea da Confindustria, politici (ministro Passera incluso) e giornali asserviti: quello secondo cui buona parte della colpa degli alti prezzi dell’elettricità in Italia

la vi gn et ta di co lu cc i

sarebbe da attribuire agli incentivi per le fonti rinnovabili, fotovoltaico in primis, i cui costi sono scaricati sulle bollette di tutti i consumatori. Giunge a proposito un dossier di Legambiente (“La verità sulle bollette elettriche”, maggio 2012, scaricabile da: www.legambiente.it), che analizza le variazioni nelle voci di costo riportate nelle bollette dell’elettricità. Citando dati dell’AEEG, Legambiente rileva che in un decennio la spesa media delle famiglie italiane per l’energia elettrica è aumentata del 52,5% (da 338,43 Euro nel 2002 a 515,31 nel 2012). Nelle bollette la voce “energia e approvvigionamento”, cioè quella legata al prezzo dei combustibili – principalmente il metano, il cui prezzo segue l’andamento di quello del petrolio – è però cresciuta nello stesso periodo del 177,2% (da 106,06 a 293,96 Euro), aumentando la propria incidenza sul totale dal 36 al 57%. Un altro 13,4% dell’importo delle bollette è rappresentato dai “servizi di rete” (tariffe di trasporto, distribuzione e misura dell’elettricità), il 13,3% dalle imposte, mentre gli “oneri di sistema” pesano per il 16,2% (pari a 83,68 Euro). È in quest’ultima voce che si trovano anche gli oneri per gli incentivi alle fonti rinnovabili. In dettaglio, sui 83,68 Euro citati, 67 sono dovuti agli incentivi per le vere fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, ecc.), 9,7 a quelli per le fonti cosiddette “assimilate” alle rinnovabili (uno scandalo italiano: sono considerate “assimilate” - e incentivate - l’incenerimento dei rifiuti, l’uso degli scarti di raffineria e del gas di cokeria…), 1,92 Euro alla promozione dell’efficienza energetica, 1,81 alla messa in sicurezza del nucleare (le vecchie centrali chiuse dopo il referendum del 1987, non ancora smantellate), più qualche altra voce minore. Gli incentivi alle rinnovabili pesano quindi per il 13% sul totale della bolletta. Una percentuale cresciuta soprattutto negli ultimi anni, che ha reso possibile l’unico risultato positivo nel sistema energetico italiano: l’aumento dell’elettricità prodotta con fonti rinnovabili, dal 16% del 2006 sulla produzione complessiva al 26% del 2011. Il che significa, tra l’altro: minore dipendenza dai combustibili fossili (quasi tutti importati, con aggravio della bilancia commerciale), riduzione delle emissioni inquinanti e di quelle di “gas serra”, ma anche riduzione/azzeramento delle “punte” estive della richiesta di elettricità. Proprio in estate – si pensi al fotovoltaico – la produzione da rinnovabili raggiunge infatti i valori massimi. Da ciò anche la riduzione dei prezzi: secondo Terna per ogni punto percentuale di elettricità prodotta con le rinnovabili, il prezzo diminuisce di 2 €/kwh. Chi rema contro C’è però chi ci rimette: sono le società che hanno costruito centrali a gas negli ultimi 10-15 anni (ad es. quella di Torviscosa), per speculare sui prezzi dell’elettricità nei periodi di punta. Centrali che ora funzionano a regime ridotto e non ripagano quindi gli investimenti fatti: ovvio che costoro ce l’abbiano con le rinnovabili… È chiaro quindi perché tanti continuano a spacciare falsità sui costi, proponendo come soluzioni la costruzione di elettrodotti per importare elettricità dall’estero, di rigassificatori e – come l’ineffabile presidente Tondo – addirittura nuove centrali nucleari in Slovenia. Tutto, rigorosamente, senza neppure l’ombra di un Piano Energetico Nazionale. D’altronde in Confindustria i “grandi” dell’energia – ENEL, SNAM, Edison, ecc. – contano ovviamente molto più dei piccoli e dei medi, i quali per lo più si accodano servilmente. Anche questo è un sintomo della crisi – morale e culturale innanzitutto – di una classe imprenditoriale che è concausa, più che vittima, della crisi generale dell’Italia. Dario Predonzan

MEGLIO INQUINATI CHE DISOCCUPATI?

5 Konrad settembre 2012

Ilva e Ferriere: neoliberismo industriale e ambiguità politica La storia Giorgio Nebbia pubblicava nel 1994 la Breve storia della contestazione ecologica, sulla rivista Quaderni di Storia Ecologica. Una disamina di come veniva interpretata la protesta di movimenti, associazioni e organizzazioni politiche sorti nella seconda metà degli anni ’70 per rovesciare il paradigma delle regole del libero mercato e del capitalismo, volte allo sfruttamento delle risorse ambientali e incuranti dell’inquinamento dei luoghi di lavoro e di vita. Il messaggio sovversivo nei confronti del sistema produttivista metteva in crisi la classe dominante che, di fronte alla prospettiva di nuovi vincoli e regole, reagiva demonizzando l’ambientalismo come nemico dei lavoratori, del popolo e dei poveri e sollecitando la solidarietà dei lavoratori, perché norme più restrittive avrebbero significato meno posti di lavoro e minori salari. Richiesta che il sindacalismo si dimostrava pronto a recepire, stigmatizzando come borghese l’ambientalismo. In seno alla classe operaia nascevano però contestazioni alla linea sindacale da parte di coloro che avevano acquisito coscienza di come essere costretti in luoghi di lavoro insani e pericolosi corrispondesse a sfruttamento. I casi di contaminazioni devastanti dovute alla presenza di stabilimenti industriali che producevano morti e conseguenze nefaste per i lavoratori e per gli abitanti dei territori coinvolti - inquinamento delle acque del Bormida provocato dall’Acna di Cengio, nube tossica di diossine fuoriuscita dopo l’esplosione di un reattore all’Icmesa di Meda che si riversò su Seveso, inquinamento cronico della laguna a Marghera prodotto da industrie chimiche come EniChem, Agrimont, Montefibre, ma anche i tumori dei lavoratori contaminati dal cloruro di vinile monomero, effetti disastrosi su popolazione e lavoratori nel triangolo Augusta-Priolo-Melilli, polveri di amianto diffuse per anni sui territori dove veniva estratto, dove era prodotto l’eternit e dove l’amianto veniva utilizzato per la coibentazione, come i cantieri navali (di cui Monfalcone è un drammatico esempio) - erano una dimostrazione che il conflitto non era fra lavoratori e ambientalismo, ma fra industrie e salute. Nebbia identifica quattro soggetti: inquinatori, inquinati consapevoli e inconsapevoli, contestatori ambientalisti, governo (inteso come gli enti nazionali e locali cui competeva regolare e controllare l’attività industriale e difendere ambiente e salute). Negli anni ’70 Giulio Maccacaro medico e docente di Statistica medica e biometria, fonda Medicina democratica, concretizzando il suo impegno sociale nello studio delle conseguenze dell’inquinamento sulla salute dei lavoratori e dei cittadini esposti alle sostanze utilizzate nelle industrie, agli scarti di lavorazione e ai prodotti finali. Nel ’74 la rivista Sapere, pubblicata dalla casa editrice Dedalo, di cui divenne direttore, divulgò questi temi che la scienza ufficiale non aveva avuto il coraggio di render noti. Portò soprattutto alla luce quegli esempi di lotte operaie per la salute che i sindacati ufficiali avevano compresso e rimosso nel drammatico slogan meglio inquinati che disoccupati, ovvero meglio morire di cancro che di fame. L’attualità Il caso dell’Ilva di Taranto scoppiato per l’intervento della magistratura contro i disastri ambientali del polo siderurgico, svenduto a Riva nel 1995, che ha provocato morti e danni permanenti alla salute sia dei lavoratori,

Manifestazione dei “Cittadini liberi e pensanti” a Taranto

sia degli abitanti della città e in particolare del quartiere Tamburi addossato alla struttura industriale, fa riflettere sul caso della Un’immagine della Ferriera di Servola vista da Muggia Ferriera di Servola a Trieste. Entrambi stabilimenti che, al di là della differenza dimensionale e occupazionale, pongono il problema delle norme che dovrebbero contenere l’impatto delle produzioni industriali sui territori e sui lavoratori, quando manca però il soggetto chiave di cui parlava Nebbia: le istituzioni cui spetta regolare e controllare l’attività industriale e difendere ambiente e salute. La direttiva europea IPPC 61/96/CE (Integrated Pollution and Prevention Control) mira attraverso l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) a definire in quali condizioni può operare un’industria senza produrre impatti pesanti sull’ambiente. Oltre a un vergognoso ritardo nel recepimento della direttiva in Italia, lascia sconcertati la composizione della Commissione AIA: si osserva la strana carenza di tecnici indipendenti, capaci di verificare le conseguenze ambientali degli impianti che dovrebbero essere autorizzati. Nonostante le direttive europee che richiedono l’applicazione, nel ciclo produttivo, delle Migliori Tecniche Disponibili (BAT), l’Ilva di Taranto così come la Ferriera di Trieste sono autorizzate a produrre, con prescrizioni che impongono dei miglioramenti al ciclo produttivo, secondo un cronoprogramma regolarmente disatteso, così come la partecipazione pubblica alle procedure. È ovvio che se si vuole produrre senza conflitti bisogna investire in innovazione e sicurezza. Nel caso della Ferriera di Servola i soldi ci sono: l’azienda ha ricavato nel 2011, con la vendita dei gas di cokeria e di altoforno, più di 40 milioni di euro da Elettra Glt (la centrale termoelettrica ex Lucchini), che a sua volta ha incamerato, beneficiando del CIP6, un benefit 12 milioni di euro mettendo in rete l’energia elettrica prodotta. Le lotte dei lavoratori della Ferriera, indirizzate dai sindacati contro chi chiede la conversione dell’impianto siderurgico anziché contro il datore di lavoro, che lucra sulla loro salute e su quella degli abitanti di Servola, dovrebbero riposizionarsi verso il vero nemico. Sia a Taranto, sia a Trieste la Fiom-CGIL comincia a inquadrare il problema uscendo dal populismo del restante mondo sindacale. La storia dei conflitti fra industria e salute, a Trieste, è lunga. Organizzarsi per lottare era il titolo di un volantino diffuso nell’ottobre del 1975 a Servola dal Comitato di Quartiere di San Sabba. Fu duro il confronto con gli operai, preoccupati per la salvaguardia dei livelli occupazionali, però la lotta costrinse l’azienda a introdurre un parziale adeguamento ambientale del processo siderurgico. Dieci anni fa venne proposto il Forum Ferriera, affossato nel 2004 perché alcuni preferirono rimanere nella morsa della contrapposizione lavoro/ambiente/salute e continuare a sottostare ai ricatti occupazionali dell’azienda. Il Forum fu un laboratorio avanzato, un modo di produrre iniziativa politica tra soggetti altrimenti divisi. Con le stesse motivazioni è stato costituito il 30 luglio a Taranto il comitato dei Cittadini e lavoratori liberi e pensanti. Nel marzo di quest’anno è stato sottoscritto da azienda, sindacati, associazioni datoriali, enti locali e Regione un protocollo d’intesa con tanto di cronoprogramma, ovviamente disatteso, per la riconversione della Ferriera di Trieste. In luglio il Ministero dello Sviluppo Economico ha proposto al Comune una dichiarazione d’intenti sulla Filiera siderurgica di Servola: conservazione dello stabilimento purché totalmente riconvertito e reso ambientalmente compatibile e socialmente sostenibile. Una poco originale interpretazione ministeriale di quell’accordo di programma, contenuto nel protocollo d’intesa, per la riconversione dell’attività siderurgica.

Lino Santoro [email protected] Marino Calcinari

6 Konrad settembre 2012

La chimera della gestione dei sedimenti in laguna di Grado-Marano Dieci anni di gestione commissariale, decine di milioni di euro sprecati. Si può riprendere da dove eravamo rimasti?

II parte

Ormai più di 11 anni fa, nel giugno del 2001, era stato autorizzato dalla Regione un progetto di manutenzione dei canali lagunari, che prevedeva di dragare complessivamente 200.000 metri cubi: questi avrebbero potuto essere riversati in barene parallele ai canali stessi, oppure in “isole basse” confinate da palificate in legno, a seconda del livello di contaminazione dei sedimenti. Si era pronti ad intervenire su 8 canali: Canale Barbana Belvedere Cialisa Coron Lovato Marano Molino Marano 1

Volume da dragare (m3) 10.624 5.264 31.700 56.400 43.800 9.800 5.900 5.300

Lunghezza tratto (m) 900 650 1.700 3.000 1.600 2.200 400 110

Profondità di progetto (m) 1,6 1,6 1,7 1,8 1,6 1,6 1,6 1,8

Il progetto era stato preceduto da un primo tentativo di utilizzare strumenti emergenziali, di per sé impropri rispetto ad un’esigenza di carattere ordinario e prevedibile quale il dragaggio per la manutenzione dei canali lagunari. Con un decreto d’urgenza l’Assessore regionale alla protezione civile, il 16.6.1999 aveva consentito il dragaggio e la gestione dei fanghi in deroga alla normativa vigente. Il provvedimento, impugnato da una ditta proprietaria dei terreni agricoli interessati dal deposito dei sedimenti derivanti dai dragaggi, veniva annullato dal TAR nel dicembre 1999. Il giudice aveva rilevato che apparivano insussistenti i presupposti del ricorso alla decretazione di protezione civile, della particolare situazione di urgenza e di impossibilità dell’utilizzo degli strumenti ordinari, in quanto “il riempimento dei canali lagunari costituisce un evento non certo improvviso e imprevedibile, e risulta dovuto, come rileva la stessa regione, ad una scarsa manutenzione” e pertanto che “se si ammettesse l’utilizzo della normativa per la protezione civile per risolvere il problema del dragaggio dei canali lagunari, quasi tutte le opere pubbliche regionali potrebbero seguire la stessa via, con un evidente stravolgimento del sistema normativo regionale e una contestuale perdita di efficacia e specificità della disciplina della protezione civile”.

le disposizioni del “Protocollo Venezia” (Legge 360/91), in base al quale “i siti destinati al recapito finale ivi compreso il seppellimento dei fanghi non tossici e nocivi estratti dai canali di Venezia purché sia garantita la sicurezza ambientale secondo i criteri stabiliti dalle competenti autorità, potranno essere ubicati in qualunque area, ritenuta idonea dal Magistrato alle acque, anche all’interno del contermine lagunare, comprese isole, barene e terreni di gronda”. Era però necessario fissare i criteri di sicurezza ambientale per il dragaggio, trasporto e riutilizzo dei materiali provenienti dai canali lagunari; così la Giunta regionale istituiva il 15.3.2001 una specifica “Commissione tecnico scientifica” con il compito di valutare singoli progetti di dragaggio e deposito per interventi di particolare urgenza, dettando le necessarie disposizioni tecniche e di tutela ambientale. La Commissione valutò anche i progetti di dragaggio dei canali Coron e Marano 1, menzionati sopra. Questi prevedevano palificate per il contenimento del materiale più contaminato entro “isole basse confinate”, oppure il conferimento in barene parallele ai canali per i sedimenti meno problematici ai sensi del “protocollo Venezia”: era possibile quindi gestire i sedimenti (non “rifiuti”) in base alle loro caratteristiche chimico-fisiche, combinando economicità e tutela dell’ambiente! Arrivano i Commissari

Ma ormai a livello ministeriale era stata tracciata la strada per il programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati (SIN): nel settembre 2001 il Ministero dell’Ambiente includeva nel SIN la zona compresa nei Comuni di S. Giorgio di Nogaro, Torviscosa e Cervignano del Friuli costituita da una vasta area a terra di proprietà privata e 1.600 ettari di laguna, inclusi i territori balneari, l’area tra le foci dell’Aussa-Corno e il canale di Marano e l’area della darsena interna e canale Banduzzi. L’inquinamento (presunto, non documentato) di tutta questa vasta area sarebbe stato riconducibile agli sversamenti di mercurio da parte dello stabilimento Caffaro di Torviscosa. Nel giugno 2002 fu nominato il primo Commissario delegato all’emergenza, e nel 2003 fu messa a bando la commessa per il “campionamento mediante carotaggi dei fondali lagunari e delle aree emerse, analisi sulle caratteristiche granulometriche, chimiche e microbiologiche, analisi ecotossicologiche e prove di bioaccumulo”. Carotaggi che inizialmente avrebbero dovuto interessare tutto l’ambito del SIN ma, poiché lo stanziamento fu L’emergenza (inventata) si istituzionalizza subito ridotto da 8,5 a 3,9 milioni di Dopo questa bocciatura, in Regione maturava l’idea euro, si intervenne nelle sole “aree di affrontare il problema con le ordinanze contingibili critiche”. Secondo quanto poi riferied urgenti previste dalla normativa sui rifiuti, presupto in un’audizione alla Camera, “dal ponendo quindi che i sedimenti fossero rifiuti e che confronto con i limiti imposti all’epola normativa ambientale non consentisse il deposito ca … è risultato che su un totale di dei fanghi tal quali nell’ambito lagunare: l’idea era di 1.263 carote prelevate 1.260 hanno imporne lo smaltimento quali rifiuti in apposite discapresentato almeno un parametro a riche. Il “decreto Ronchi” (DL 22/97) estendeva infatti uno o più livelli con valori superiori anche ai sedimenti di dragaggio la qualifica di “rifiuto”: ai limiti della tabella A, e di queste estraendoli dal fondo naturale bisognava disfarsene. 597 hanno valori superiori ai limiti Così nell’agosto del 2000 il Presidente della Giunta imposti dalla tabella B”. Questi dati regionale ordinava al Consorzio per lo sviluppo – che non sono mai stati validati industriale della zona Aussa-Corno e al Consorzio - hanno mantenuto l’equivoco di depurazione acque della bassa friulana di realizzare un inquinamento diffuso, totale in un sito di stoccaggio di fanghi di dragaggio, destinati tutta la laguna, senza distinguere Le concentrazioni di mercurio metallico (Hg) nella parte centrale della ad un futuro impianto di trattamento e recupero a S. le “aree critiche” da quelle esterne laguna di Grado e Marano Giorgio di Nogaro. e, soprattutto, senza mai definire Se da un lato l’orientamento era quello – estremauna specifica tabella di raffronto. mente oneroso - dello stoccaggio e trattamento di questi “rifiuti”, allo stesso Un “protocollo” specifico per la nostra laguna è invece indispensabile per tempo la legge finanziaria regionale per il 2001 estendeva ai nostri canali stabilire se il sedimento di un dato canale sia compatibile con le aree ad

7 Konrad settembre 2012

esso adiacenti, oppure inquinato. Infatti, non appena concluse le attività analitiche, la Struttura Commissariale avrebbe dovuto – stante l’Ordinanza di Protezione Civile che ne guidava le azioni - procedere alla redazione di un protocollo ad hoc, che avrebbe dovuto tener conto dei diversi livelli di contaminazione dei vari sottobacini lagunari, permettendo di gestire i sedimenti con l’obiettivo del massimo riutilizzo e restituzione all’ambiente lagunare. Lo spreco del denaro pubblico Nel corso delle tre gestioni commissariali sono stati spesi 34 milioni di Euro nel periodo 2002-2006 (gestione Ciani), 20,6 milioni nel periodo 2006-2008 (gestione Moretton), 13,8 milioni nel periodo 2009-2012 (gestione Menchini): in tutto 68,4 milioni, senza che con queste somme nessuna delle opere di dragaggio sia stata tradotta in concreti interventi di bonifica, e che nessuno dei soggetti attuatori abbia mai predisposto un programma di gestione dei fanghi idoneo ed economicamente sostenibile, tale da permettere che gli interventi di manutenzione potessero avvenire con strumenti di gestione ordinaria. Il WWF regionale nel 2002 fece ricorso al TAR contro la nomina del primo commissario, perché derogare alla normativa vigente significa sacrificare diritti e interessi che l’ordinamento giuridico difende e tutela in via ordinaria, e intervenire con tali poteri può essere ipotizzato solo in casi

eccezionali, giustificati da un pericolo imminente, qualora non sia possibile agire altrimenti. Le più recenti norme per la disciplina dei fanghi di dragaggio (Dlgs 152/06 e legge 297/06) indicano una molteplicità di soluzioni a seconda delle caratteristiche del materiale, dal refluimento in mare, all’impiego per formare terreni costieri o ripascimento degli arenili se i materiali (non a caso non più definiti “rifiuti”) rivelassero condizioni chimiche-fisiche-microbiologiche analoghe al fondo naturale, oppure lo stoccaggio in casse di colmata se derivassero da bonifica. Quest’ultima soluzione presuppone una laguna tutta da bonificare, fatto inesistente nel caso in questione: la recente relazione del 23.05.2012 inviata dall’ARPA regionale su richiesta del Ministero dell’Ambiente, riferisce che “nessun corpo idrico presente nel Sito di Interesse Nazionale presenta segni di compromissione né chimica né ecologica, legata ad inquinamento industriale correlabile al recente passato o al presente”. Ecco quindi che la soluzione più logica, vale a dire l’utilizzo del materiale dragato per il ripascimento di velme e barene, torna ad essere – dopo tutto questo tempo ed i milioni di euro inutilmente spesi – nuovamente percorribile. Carlo Franzosini Biologo marino WWF – Area Marina Protetta “Miramare”

dol ine sco mpa rse La conformazione geologica del territorio carsico è caratterizzata dalla presenza di grotte e doline, che rappresentano una soluzione molto comoda per far sparire i rifiuti. Per decenni ve ne sono stati scaricati di qualsiasi genere, dai rifiuti solidi urbani ad altri materiali più pericolosi ed inquinanti quali amianto e idrocarburi residui di impianti di raffineria. Esiste una grotta in particolare, il Pozzo del Cristo tra Basovizza e Gropada, che è stata dotata di un bocchettone per rendere più agevole lo scarico direttamente dall’autocisterna. Un gesto rivelatore di come azioni di questo tipo venivano considerate nella norma, ovvie o addirittura inevitabili, oltre che facili ed economiche. Un’altra caratteristica del Carso è l’alta permeabilità del terreno e la presenza di corsi d’acqua sotterranei. Poiché non sono state prese misure precauzionali come l’impermeabilizzazione del terreno o l’isolamento dei rifiuti, il rischio è ovviamente che il terreno e le acque vengano contaminate dalle sostanze contenute nei rifiuti, che con le precipitazioni vengono sciolte penetrando nel terreno. È fondamentale avere dati precisi ed aggiornati a disposizione per valutare correttamente la situazione, ed è questa la direzione nella quale si sta muovendo la Società Adriatica di Speleologia che, come ci spiega il direttore Sergio Dambrosi, da ormai 12 anni sta lavorando allo scavo di una grotta sotto la discarica di Trebiciano, dalla quale prelevare campioni da analizzare. Trebiciano ha ospitato per circa 20 anni, dalla metà degli anni ‘50 alla metà degli anni ‘70, una discarica gestita dal Comune di Trieste. In quegli anni le regole per lo smaltimento dei rifiuti non tenevano conto dell’impatto ambientale che gli stessi avrebbero avuto sul territorio e si è quindi deciso di adottare una soluzione molto semplice: sfruttare le doline presenti in quella zona come depositi di materiale ed una volta piene ricoprirle con uno strato di terra e piante. Si tratta però di uno strato piuttosto sottile, dal quale nel corso dei decenni sono resuscitati ogni genere di rifiuti solidi, come si può tristemente osservare nei boschi adiacenti la discarica. E se il problema di questi rifiuti è principalmente estetico, con buona pace delle politiche che mirano a dare al

Carso nuova linfa attraverso il turismo, bisognerà aspettare le analisi del terreno per capire se vi è un livello di inquinamento tale da rendere necessario intraprendere azioni di bonifica. Il problema, prosegue Dambrosi, è che un intervento di bonifica “radicale” sarebbe troppo dispendioso e rischierebbe di creare più danni che benefici. La soluzione più conveniente sarebbe intraprendere azioni di bonifica di grotte medio-piccole e pensare ad una soluzione diversa per la discarica, che potrebbe essere quella di asportare lo strato di terreno superficiale e porvi uno strato di tessuto non tessuto, per isolare i rifiuti dalle precipitazioni che potrebbero sciogliere sostanze pericolose (operazione tecnicamente definita “capping”). Purtroppo una soluzione definitiva è molto difficile da trovare e bisogna tenere in considerazione numerosi elementi. Una prima semplice azione però potrebbe sicuramente essere quella di asportare i rifiuti visibili, quelli meno pericolosi, in modo da dare un segnale che riveli il desiderio di rimediare agli errori passati.

Giorgia Facis

Impazzire si può (ma anche no) Mi permetto di giocare con il titolo, volutamente provocatorio, che anche quest’anno il Dipartimento di Salute Mentale di Trieste ha voluto dare all’importante convegno sulla salute mentale svoltosi, nel mese di giugno, negli spazi del Parco di San Giovanni (ex OPP). La provocazione sta nell’affermare che è legittimo, consentito, umano – mi verrebbe da dire: assolutamente normale – avere un momento difficile, sperimentare la sofferenza psichica, attraversare, perché no?, la follia. Da Basaglia in poi la Psichiatria triestina (non da sola, naturalmente) ci insegna che possiamo permetterci di stare male, di perderci, di chiedere aiuto; possiamo permetterci di venire aiutati, di condividere con altri la fatica e la gioia di intraprendere un percorso riabilitativo, di ritrovare – o trovare ex novo – la nostra strada. Impazzire si può, come si può rinsavire, ed entrambe le esperienze appartengono alla nostra umanità fatta di razionalità e di emozioni, di fragilità e di forza, di vigliaccheria e di coraggio, di disperazione e di speranza, di dubbio e di fede. Impazzire si può. Noi lo sappiamo perché, dagli anni ’70, come Comunità di accoglienza, stiamo accanto a persone che vivono, assieme ai loro cari, questa sconvolgente esperienza di sofferenza e di scoperta. Sappiamo quanto sia doloroso avere la sensazione di aver perso completamente il controllo di sé, della propria vita, delle proprie scelte, delle proprie emozioni. Sappiamo quanto è difficile accettare dei farmaci, accettare di essere accompagnati e consigliati, accettare la malattia in sé. Sappiamo anche che è possibile uscirne e che – accanto all’intervento medico e ai farmaci – è necessaria una rete di solidarietà. Sappiamo, e questa conoscenza non ci viene solo dalla Comunità ma dalle nostre individuali esperienze di vita, che un evento drammatico, una perdita, un fallimento, un trauma, possono farci “perdere il senno”, possono farci sentire come una barca senza timone, in balia delle onde. Tanti ci chiedono (e si chiedono) quali siano le cause della malattia mentale, e perché sia capitata proprio a loro o a un loro famigliare… Francamente a queste domande vorrei rispondere come ho sentito rispondere recentemente un’amica psichiatra: “Rispetto alla malattia mentale (come anche alla vita) forse è più saggio ad un certo punto lasciar perdere i perché e concentrarsi sui come: come uscirne, come risolvere i problemi, come sopportare il dolore, come rielaborarlo e lasciarselo alle spalle, come farsi aiutare…”. Ecco che ritorna il tema della solidarietà: la malattia mentale, come la vita, non si può affrontare da soli. Bisogna essere “in compagnia”. Per questo è

50 mm

8 Konrad settembre 2012

fondamentale combattere lo stigma… perché lo stigma genera esclusione, isolamento e paura. Se invece si guarda alla malattia mentale come ad una delle molteplici espressioni della nostra umanità, che risponde in un certo senso ad un contesto di vita che non sostiene la salute (non solo mentale), ma anzi la minaccia, ecco che dentro di noi scatta spontanea la solidarietà. Perché in questo caso la malattia mentale appartiene a tutti, nessuno escluso. A questo punto vorrei spiegare il mio gioco sul titolo. Impazzire si può (è evidente). Ma anche no. L’“anche no” si riferisce alla possibilità, che secondo me esiste, di prevenire il disturbo mentale. E questa possibilità dipende in buona parte da noi, dalla nostra capacità di riconoscere e accogliere le emozioni, di creare contesti di convivenza e di socialità aperti, rispettosi della specificità di ciascuno, idonei a valorizzare le differenze e a sostenere e contenere la sofferenza. Dipende dalla nostra capacità di tessere relazioni sane e significative, di rallentare il ritmo delle nostre giornate, di vivere l’amicizia e la prossimità, di uscire da una visione individualistica della vita (che poi, inevitabilmente, ci si rivolge contro), di favorire esperienze di integrazione, a tutti i livelli. Il DSM di Trieste da anni cerca di andare in questa direzione, assieme a numerose altre realtà del privato sociale che favoriscono la vicinanza e lo scambio tra “chi ha il problema” e “chi non ce l’ha”. I Servizi, le Cooperative sociali e le Associazioni però non bastano. È necessario che la comunità, la città, si aprano sempre più a questa prospettiva. A partire, per esempio, dalla partecipazione ad eventi e proposte che già esistono. A questo proposito voglio citare l’esperienza del “Centro Diurno Diffuso”, che ha come fulcro e sede principale il Centro Diurno (ex CSM) di Aurisina, ma che propone attività ricreative e creative anche in altri luoghi della città. In questo Centro – gestito dal DSM in collaborazione con vari altri soggetti, tra cui la Comunità di San Martino al Campo – nel pomeriggio di domenica 2 settembre si celebrerà (un po’ in anticipo) la fine dell’estate con una festa a base di griglia, giochi e musica, aperta (previa prenotazione) alla cittadinanza. Suonerà il Gruppo musicale dei Bob O’Lones (intraducibile…). Per prenotare è sufficiente chiamare il numero 040 200988. Organizzare e/o partecipare ad una festa è un gran bel modo per sperimentare – senza buonismi e retorica, la solidarietà e la condivisione. Miriam Kornfeind (coordinatrice della Comunità di San Martino al Campo)

racconti brevissimi pensati come scatti fotogr afici, ritratti di un momento rubato...

Forse soltanto da vecchi sapremo che cos’era esattamente l’amore. Quando non avremo più memoria di niente. Dei luoghi, degli anniversari, dei peluche, dei bigliettini, degli oggetti regalati ricevuti raccolti collezionati, di tutte le cose sciocche che spariranno dalla testa dopo anni, lunghi anni di ostinata occupazione. Ricordi che se ne andranno d’improvviso come soldatini che abbiano ricevuto l’ordine di ritirarsi. Non serve pattugliarlo oltre, questo confine. Vagamente, la vecchia signora avverte di essere giunta su quella soglia. È confusa. Come si chiamava il marito, e dov’è la loro casa, e soprattutto – questo glielo chiederanno, appena dovesse cercare aiuto – come si chiama, lei? Un istante fa lo sapeva, ora non lo sa più. Le avevano detto che poteva succedere. Ed è in quel momento, in cui tutto si fa nebuloso, che nota quella scena bizzarra, romantica. Inutile. Sulla panchina di pietra di fronte alla sua, la giovane donna ha preso il libro che aveva di lato, ha messo una foglia tra le pagine e ora lo chiude con un gesto teatrale che sa di suggello eterno. Si gira, bacia l’uomo. Si distraggono ancora un po’, ridono. Poi se ne vanno, il libro gelosamente sottobraccio. Su quanti scaffali custodirà la sua sterile fogliolina. La vecchia signora li guarda andar via, sorride di loro, dei precari allestimenti delle recite sentimentali. Poi, volendosi alzare, fa forza sul bastone con la mano destra, e tende la sinistra nel vuoto. La tende così, a mezz’aria, un po’ verso l’alto, come se un uomo alzatosi prima di lei le porgesse paziente il solido braccio. Ora che ha dimenticato ogni altra cosa, ogni posto ogni data ogni nome – ora lo sa. Quel braccio, era l’amore. elle.pi

trasporti e ambiente

9 Konrad settembre 2012

L'o dissea del TAV da Lione a Torino Da quanti mesi, da quanti anni si discute del TAV? Quante polemiche, quanti scontri, quanti dibattiti si sono svolti sinora? Ed ora a che punto siamo? La storia comincia nell’ormai lontano 1989, quando la Fondazione Agnelli, nell’imminenza dell’incontro dei ministri dei trasporti italiano e francese, organizza un convegno di politici ed esperti, in cui viene presentata la proposta (avanzata dal Dipartimento francese Rhônes-Alpes) di costruire una linea TGV (“Train grande vitesse”) tra Torino e Lione, con una galleria di 50 chilometri sotto il Moncenisio. Inizia allora l’azione di lobbying, diretta a coinvolgere le istituzioni locali torinesi e piemontesi, mentre le Ferrovie italiane si mostrano, in questa prima fase, scettiche, preferendo l’ipotesi di utilizzare la linea ferroviaria storica con il Pendolino (dal volume Non solo un treno…La democrazia alla prova della Val Susa di Marco Revelli e Livio Pepino, ed. EGA). Con l’arrivo di Lorenzo Necci al vertice delle FFSS nel 1991, cambia l’atteggiamento italiano nei confronti dell’Alta Velocità e viene avviato il progetto TAV nazionale. Nel 1992 viene firmato a Parigi l’accordo tra i ministri dei trasporti italiano e francese: la ferrovia AV Torino-Lione viene dichiarata opera prioritaria. Il progetto esecutivo è atteso per il 1993. Continua la narrazione della lunga storia nel libro di Revelli e Pepino e arriviamo al gennaio 1994, quando la Coldiretti si schiera contro il progetto della nuova linea. A sua volta la Comunità della Bassa Val Susa, in rappresentanza di 25 Comuni, dichiara all’unanimità il proprio no. La contrarietà viene propagandata con la diffusione di un manifesto in 30.000 copie. Nel 1996, ricordano i nostri autori, si registra la prima grande manifestazione contro l’Alta Velocità, cui partecipano migliaia di persone. Nel 1998 il ministro per l’ambiente Edo Ronchi dichiara che il progetto della nuova linea Torino-Lione è cancellabile se la verifica tecnico-finanziaria dovesse dare un esito negativo. Purtroppo la sua rimane un’opinione isolata all’interno della classe politica. A questo proposito è necessario menzionare l’analisi dell’utilità sociale del tunnel della Lione-Torino, di cui è autore il professore emerito dell’Università di Parigi Rémy Prud’homme e pubblicata nel libro di Revelli e Pepino, che è alla base del presente articolo. Ebbene, le conclusioni tecniche del professore francese sono, a dir poco, sconsolanti. Prud’homme conclude infatti che per tutti gli anni presi in considerazione nel suo studio il costo dell’impresa è superiore al beneficio. Il bilancio appare disastroso, con uno sperpero di 25 miliardi di euro! A proposito di conti e di soldi non si può ignorare il micidiale saggio di Ivan Cicconi, intitolato significativamente Il libro nero dell’alta velocità (Koinè Nuove Edizioni). In un capitolo che analizza i costi veri dell’Alta Velocità, viene elencata la variazione delle voci di costo del progetto TAV dal 1991 al 2010. Contro una stima ufficiale di 17.700 milioni di euro, il totale dei costi ammonta sinora a ben 96.850 milioni! Un aumento del 447%! Per quanto riguarda i tempi di realizzazione del progetto, ci troviamo di fronte ad un altro disastro. Nel 1991, ricorda Cicconi, avevano promesso “tempi certi”, non superiori ai sette anni. Dopo 20 anni, sottolinea Cicconi, quel progetto è stato realizzato per circa due terzi e per il suo completamento ce ne vorranno almeno altri 10!! Al costo complessivo di circa 100 miliardi di euro. Saranno poi necessari non meno di 30 anni per estinguere i debiti contratti con le banche. Nel frattempo si sono susseguite manifestazioni di protesta sempre più

imponenti. Nel maggio 2003 15.000 persone sfilano in corteo nella Val Susa. Nel marzo del 2005 33 Consigli comunali e 2 comunità montane manifestano nel centro di Torino e approvano all’unanimità una delibera di forte contrarietà al TAV. Nel giugno di quell’anno oltre 30.000 persone sfilano da Susa a Venaus a fianco degli amministratori dei Comuni interessati. Le manifestazioni di massa si rinnovano negli anni successivi sino ai giorni nostri. In merito al movimento di protesta l’exmagistrato Livio Pepino, coautore del libro sopra citato, afferma: “Sono passati oltre vent’anni da quanto tutto è cominciato. E il movimento NoTav si è sviluppato come nessuno, probabilmente, si aspettava. La presenza di un suo esponente sul palco della grande manifestazione romana della FIOM del 9 marzo 2012 è il segnale di questa trasformazione. NoTav oggi non significa più (solo) opposizione ad una linea ferroviaria. Significa anche parola d’ordine di un arcipelago in espansione, che sollecita un modello di sviluppo diverso e che ha ormai aperto sul punto un conflitto di dimensione nazionale. Di fronte a ciò c’è una sola certezza. La riduzione del conflitto della Val Susa a pura questione di ordine pubblico ha inasprito i problemi anziché risolverli. E tutti ammettono che un’opera di quelle dimensioni non può essere costruita con l’opposizione di una valle e la conseguente militarizzazione del territorio per anni o per decenni”. Insomma la questione del TAV e della Val Susa come banco di prova della democrazia in Italia e della capacità di una classe dirigente di tornare sui propri passi e di rimediare agli errori. L’atteggiamento del ministro Ronchi, purtroppo scomparso dalla scena politica, insegna qualcosa in proposito. Prima ancora dei recenti interventi tecnici di Revelli, Pepino, Cicconi e Prud’homme, era intervenuta sulla questione con semplicità ed efficacia, nel luglio del 2011, il consigliere nazionale di Italia Nostra, Maria Teresa Roli, con un articolo sulla rivista dell’Associazione. Vale la pena di leggere le sue considerazioni, puntuali e sintetiche: “Italia Nostra si oppone fermamente alla costruzione di una linea ferroviaria ad alta velocità in Val di Susa. I motivi? Danni alla vita, all'economia, all’ambiente, spreco di risorse economiche. Di fatto la nuova linea ha un carattere “spurio”, non una vera linea ad alta velocità non consentendo in galleria una velocità superiore ai 220 chilometri all’ora. Va poi considerato che le previsioni di traffico sono l’elemento fondamentale per la valutazione costi/benefici. Nel decennio 2000-2010 il traffico merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%, quello ferroviario si è addirittura dimezzato”. Maria Teresa Roli osserva giustamente che le economie mature di Francia e Italia tendono al mercato globale, più che allo scambio reciproco. L’importanza strategica consiste sempre più nel trasporto via mare, molto meno oneroso. E ricorda che due collegi di avvocati per la Comunità montana e le Associazioni ambientaliste hanno prodotto cento pagine di osservazioni critiche al progetto a carattere tecnico e ambientale. Dal canto suo il noto studioso Luca Mercalli, in un articolo su “Il fatto quotidiano” del 15 marzo 2012, contesta quelle che definisce le bugie del Governo su un’opera costosa e dannosa. Purtroppo il governo Monti, per molti aspetti migliore dei precedenti (se non altro per stile e serietà), ha confermato la volontà di Roma di procedere con la costruzione della contestatissima opera. Ci si chiede come mai in un momento di così grave crisi economica si voglia continuar nel folle spreco di risorse pubbliche. Altro che “spending review”, caro prof.Monti! Alla metà dello scorso luglio è giunta infine la notizia che l’Unione Europea ha bloccato ulteriori finanziamenti del TAV e che il Governo francese intende rinegoziare l’accordo con l’Italia. A questo punto si profila la probabile vittoria del popolo della Val di Susa e di tutto l’ambientalismo italiano, a coronamento di una lunga e difficile battaglia di civiltà.

Sergio Franco

10 Konrad luglio/agosto 2012

siamo tutti intelligenti La torre di Hanoi In una recente puntata di SuperQuark, Piero Angela ha parlato di Mate Fitness, la palestra della matematica di Genova, che ho avuto l’onore di inaugurare con una mia conferenza nell’aprile 2006. Nel servizio ad un certo punto si parla della Torre di Hanoi, un rompicapo ideato dal matematico Edouard Lucas, nel quale si tratta di spostare una costruzione di 4 dischi.

Vediamo nella foto che non solo i ragazzi sono interessati a questo gioco, il cui meccanismo si capisce meglio con la prossima diapositiva: ci sono tre pali fissati nel terreno, e in uno ci sono quattro dischi, in ordine di grandezza. Bisogna spostare la costruzione su un altro palo, muovendo un disco alla volta e badando che un disco grande non può venir posto sopra uno più piccolo.

Ci si chiede quindi quante mosse occorreranno come minimo per spostare tutta la costruzione. Su molti siti internet c’è anche una piccola animazione che dà la soluzione. Ma noi ci vorremmo chiedere quante mosse occorrerebbero se i dischi fossero più di quattro, ad esempio dieci, o magari ancora di più. La soluzione è semplice se costruiamo una tabella nella quale annotiamo il numero di mosse necessarie quando ci sono pochi dischi: con un disco ci vuole una sola mossa (ovvio), con due dischi ce ne vorranno tre (disco grigio, verde, grigio), con tre dischi sette mosse (grigio verde grigio giallo grigio verde grigio), e con quattro dischi quindici mosse. Basta che facciamo un po’ di attenzione, e che segniamo con una penna i dischi da muovere, e troveremo subito la regola anche con un numero maggiore di dischi. Sì, perché con quattro dischi le mosse sono: grigio verde grigio giallo grigio verde grigio (cioè esattamente le sette mosse che occorrono per spostare la torre alta tre dischi), rosso, poi nuovamente le sette mosse di prima. Ecco quindi spiegato il motivo per il quale le mosse sono quindici, cioè il doppio di sette più una. Così con cinque dischi, le mosse saranno il doppio di 15 più 1, cioè 31, e poi il doppio di 31 più 1 e così via. L’osservazione matematica ci permette allora di trovare che per spostare una torre alta 10 piani ci vorranno 1023 mosse, senza doverle materialmente eseguire una per una. Ci sono tante altre cose da scoprire sulla Torre di Hanoi, ma per oggi può bastare. Ah, e se la torre avesse 20 piani? © Giorgio Dendi

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libri

fe ri ta al l'a la un 'a ll od ol a A M COFFA, LA PATRIA, 1878 Così recita l’iscrizione sotto il busto marmoreo, in una piazza di Noto, gioiello barocco in provincia di Siracusa. Sul viso, levigato dalla pioggia e un po’ annerito dal tempo, una tristezza che non potrà mai andarsene. Negli occhi di pietra, nella piega eterna della bocca, una certa perplessità, come se ancora Marianna stesse a chiedersi come, com’è stato possibile che le sia stata sottratta così, la vita. Mia ignoranza, mia colpa. Lo confesso: non conoscevo la poetessa siciliana Marianna Coffa, finché non mi è capitato tra le mani questo libro bellissimo e struggente, che è biografia, romanzo storico, racconto d’amore, storia finissima di un’anima che patì le meschinità del contesto sociale in cui le era toccato di nascere. A Noto, appunto, nel 1841. Mariannina è una bimba acuta, intelligente, precocissima. Sa improvvisare poesie, al punto che il padre, patriota impegnato nelle rivoluzioni del ‘48, ama farla esibire nel suo salotto. Studia, si perfeziona. A quattordici anni prende lezioni di piano dal venticinquenne Ascenzio Mauceri. Si innamora di lui, ne è riamata. Ma dopo un breve fidanzamento mal approvato dalla famiglia, alla diciottenne Marianna viene imposto di sposare un altro uomo, meno fascinoso, meno artista, anzi per nulla, un proprietario terriero che non avrà niente da condividere con la sensibile sposa, ma che gode di più sicure sostanze. Il matrimonio si celebra in un’alba fredda, buona per una condanna a morte. Marianna si trova prigioniera di una famiglia che non la comprende, di un suocero secondo il quale la cultura rende le donne perdute. Cerca allora conforto in una relazione epistolare col vecchio fidanzato che però non le perdona di essersi piegata alla volontà dei genitori. Marianna si consuma nel vivere due vite parallele, clandestine l’una all’altra. La vita coniugale imposta, l’apatia, i meschini doveri, le fatiche, le gravidanze continue, i lutti. E l’altra, la vita agognata, la vita della scrittura, della passione poetica, del patriottismo fervente, dei contatti con associazioni e accademie, delle pubblicazioni. La consuma il rimpianto per tutto ciò che le è stato portato via: l’amore di Ascenzio, l’amore per se stessa e per la vera vocazione. Lasciato il tetto coniugale, si rifugia dai genitori che però la cacciano, scandalizzati dalle sue scelte. Tra gli stenti, Marianna muore nel 1878, a soli 36 anni e pochi mesi. Nessun familiare segue il feretro. Il funerale è a carico del Comune, che dichiara il lutto cittadino e farà erigere quel busto in marmo di Carrara. Un luogo che, in un altro tempo, diventa svolta di vita per Maria Lucia Riccioli, l’autrice di questo romanzo. Nata nel 1973 a Siracusa, Maria Lucia, mentre si reca alla scuola dove è stata chiamata ad insegnare, un giorno si sofferma davanti a Marianna. Un caso? Il destino? È l’inizio di un legame che ha del soprannaturale. Maria Lucia, senza scomodare la reincarnazione, si direbbe che tu sia entrata veramente in simbiosi con questa poetessa dell’Ottocento. Ci racconti il vostro “incontro”? Avevo letto qualche articolo o sporadici studi sulla Coffa, ma niente di più. Poi, il mio primo anno di insegnamento nelle scuole superiori, al “Matteo Raeli” di Noto. Una sede splendida, l’ex convento di San Domenico, teatro degli eventi risorgimentali. E in piazza, il busto di questa donna, un angelo ai suoi piedi, un’iscrizione. Un nome, una data. Tutto è iniziato così. Poi sono venuti i libri, i documenti. È stato bello non solo vivere i luoghi di Mariannina – Noto e Ragusa, case, vicoli e piazze, monumenti, cimiteri – ma leggerne la poesia, le lettere, indagare nella sua esistenza individuale di donna e poetessa e nel sentire del Risorgimento siciliano. Era come se cercassi di vedere sentire respirare con gli occhi e l’anima di una donna vissuta un secolo fa. Tra la prima idea e la stesura finale compresa di revisioni – un lavoro esaltante ma a tratti anche disperante – sono passati all’incirca cinque anni. Ho dovuto studiare tantissimo – la ricerca è un piacere non meno grande di quello della scrittura, con le scoperte, le folgorazioni, il trovare

11 Konrad luglio/agosto 2012 Maria Lucia Riccioli Ferita all'ala un'allodola Giulio Perrone Editore (LAB), 2011 450 pagine, 23,00 €

improvvisamente proprio quello che cercavi per chiudere una pagina o chiarire un dubbio, il rapporto di complicità con archivisti e bibliotecari… – e spesso mi sono scoraggiata, pensando che non sarei riuscita a completare il romanzo. Quando ho finito, la sensazione è stata di gioia, di soddisfazione per aver portato a termine la mia prima vera “opera”, ma allo stesso tempo anche di tristezza, perché ad un tratto mi sono sentita abbandonata da quella folla di personaggi – in primis Mariannina, naturalmente – che mi avevano fatto compagnia per così tanto tempo. Io non conosco il dialetto siciliano, ma è stato bellissimo leggere alcune parole e sentire in qualche modo di comprenderle lo stesso, anche se non mi appartenevano. Mi metto nei panni di chi non comprende il dialetto… Leggere il mio romanzo deve essere stata un’esperienza un po’ più faticosa rispetto a chi ha familiarità con il siciliano. Sono felice che i significati incardinati in parole lontane o inventate siano “passati” nonostante la distanza temporale, geografica, linguistica. Contavo intanto sulla conoscenza dei nostri grandi – nel libro ci sono tante risonanze verghiane, gli echi delle mie letture di De Roberto, Consolo, Sciascia, Bufalino, della La Spina… – e sull’effetto Camilleri, che ha avuto il merito di far conoscere tante espressioni siciliane anche a lettori stranieri. Ho tentato sempre di contestualizzare le parole che potevano risultare particolarmente ostiche per rendere più agevole la comprensione al lettore senza togliergli il piacere di immergersi in un’atmosfera che quel linguaggio ha l’aspirazione di ricreare. Ho letto tantissimo – narrativa, poesia, saggistica, documenti d’archivio – nel periodo in cui scrivevo Mariannina. Ho ascoltato tantissima musica dell’epoca, proprio per sintonizzarmi con quel mondo scomparso che volevo ricostruire. Filtrato naturalmente attraverso la sensibilità e la cultura di una donna di oltre un secolo dopo. Il titolo è sempre parte importantissima di un’opera letteraria. Come lo hai scelto?   A lungo il mio romanzo è rimasto senza titolo. Pensavo al nome della protagonista, semplicemente. Però non ne ero soddisfatta, perché cercavo come una rabdomante un titolo denso di risonanze emotive, evocativo. Quando per caso – serendipità? – mi sono imbattuta, in rete, nei versi di William Blake, straordinario e visionario poeta inglese, non ho avuto dubbi: “Ferita all’ala un’allodola” era l’unico titolo possibile per il libro. Perché Mariannina è stata un uccello ferito, come la capinera verghiana alla quale è stata apparentata. Perché l’esoterismo e la poesia accomunano Blake alla Coffa. Perché i suoni liquidi del titolo “suonano” bene per un romanzo fatto anche di lingua, di musica. Un’ultima domanda che devo per forza rivolgerti. Qualche mese fa sulle pagine di Konrad ho preso una posizione molto netta contro l’editoria a pagamento in cui spesso incorrono gli esordienti. Hai pagato per pubblicare? Ti rispondo serenamente ed orgogliosamente NO. Non pubblicherei mai a pagamento, la trovo una cosa squalificante, sia per il sedicente editore – dovremmo parlare di un altro mestiere, quello pur nobilissimo del tipografo – che per l’autore. Ferita all’ala un allodola ha ricevuto critiche superbe in Sicilia e altrove, ma spetta a Konrad di traghettarlo nell’estremo nord dello stivale. Ne sono onorata e orgogliosa. Le recensioni non devono riguardare solo gli esordienti della porta accanto. Altrimenti, questa Italia, che abbiamo festeggiato con troppe parole che sono già spente, questa Italia in cui Marianna credeva, questa Italia che cos’è? Luisella Pacco luisellapaccp.wordpress.com

50 SFUMATURE DI GRIGIO È l’improbabile storia della graziosa studentessa ventunenne Anastasia Steele e del giovane imprenditore miliardario Christian Grey. Da tempo non mi capitava di imbattermi in un romanzo così! Da settimane in vetta alle classifiche di vendita, ma di una banalità sconcertante. Viene descritto come un romanzo erotico a sfondo sentimentale : il problema è che non è nessuna di queste tre cose. Non è erotico. Le scene di sesso non sono né originali, né scioccanti, bensì scontate e ripetitive, esattamente come alcune frasi, dialoghi, mail e improbabili contratti sadomaso, che sono copiati e incollati tal quali nel corso della narrazione. Non è sentimentale. A parte il lato torbido di lui che vuole dominarla e lei che non vuole fare la sottomessa e lo fanno ovunque e in tutti i modi, non c’è nulla di diverso da quegli Harmony vecchia maniera, che venivano venduti in edicola a meno di mille lire e che leggevamo a tredici anni: lei inesperta, pura, ingenua; lui miliardario, bravissimo, seduttore insaziabile, (con tanto di elicottero, blackberry e iMac), ma tormentato da (colmo dell’originalità) un’infanzia difficile e tanto bisognoso di essere aiutato.

12 Konrad settembre 2012 E.L.James 50 sfumature di grigio Mondadori, 2012 Pagine 548, € 14,90

E in fine, lasciatemelo dire, non è nemmeno un romanzo! Si tratta infatti di un racconto, scritto con uno stile elementare, periodi concisi e scarni scarsa proprietà di linguaggio, un vocabolario arido e costituito da una trama totalmente priva di originalità. Nonostante non racconti nulla è però incredibilmente lungo (548 pag) e giustamente sono già usciti n° 2 e n° 3 (che leggerò solo se in prestito): infatti se venissero pubblicati tra un anno o due, nessuno li comprerebbe più! Intanto attendiamo il film, già in lavorazione per il quale, date le premesse, è probabile che gli si adatterà molto bene il mitico commento fantozziano alla Corazzata Potemkin. … e intanto io ripenso con nostalgia, a quei 14,90 €uro, buttati. Di questi tempi c’è da rifletterci! Lucia Sirocco

FALLIMENTI OLIMPICI Se le Olimpiadi di Londra 2012 avevano come intento sotteso anche quello di rigenerare lo sport dalle tante vituperate brutture del calcio, credo che ci siano riuscite solo in parte. Non parlo del caso doping di Alex Schwazer, che nella sua tragedia umana e sportiva assume contorni drammaturgici che lo rendono quasi materiale d’antologia per lo schema di Vogler. Un ragazzo altoatesino trionfa miracolosamente nella marcia alle Olimpiadi di Pechino 2008, si fidanza con la campionessa di pattinaggio conterranea, diventano una coppia pulita e mediaticamente spendibile per gli spot tv, infine, oppresso dall’ansia di replicare un risultato formidabile in uno sport che, a detta sua nemmeno gli piace, fa ricorso al doping. Scoperto, fa ammenda in maniera sincera e sofferta, si assume le sue responsabilità, lavando in parte l’onta di un atto così deprecabile. In un paese dove l’impunità e lo scaricabarile sono la norma, direi che lo sfogo e giustificazione di Alex in conferenza stampa lo rendono eticamente più alto di buona parte di personaggi pubblici italiani (nemmeno il “simpatico” Valentino Rossi fu capace di dare le giuste spiegazioni e ammettere onestamente le sue colpe quando fu indagato di evasione fiscale). Il fallimento vero è stata la delegazione di nuoto, e come responsabile unica si può additare solamente Federica Pellegrini. La Pellegrini è la peggior figura sportiva degli ultimi anni, al di là degli innegabili risultati in vasca, era pronosticabile che una figura così riuscisse a creare, seppur in quel caso indirettamente, il “clima irrespirabile” denunciato dal nuotatore Orsi. Non ho mai capito la benevolenza con cui è stata descritta fin dall’adolescenza dai media e la pubblicità, che le hanno gonfiato l’ego in maniera ipertrofica e l’hanno convinta, sebbene i meriti sportivi abbiano supportato in parte la tesi, di essere un fenomeno a cui tutto è lecito sotto ogni aspetto. Ripercorriamo alcune tappe sibilline che dovevano fungere da campanelli d’allarme: ruba il fidanzato nuotatore Luca Marin, alla rivale francese Laure Manadou, che per lui si era trasferita in Italia. Nel 2009, in occasione dei mondiali di nuoto, incolpa pubblicamente le compagne di squadra per il quarto posto nella staffetta, un tipo di denuncia pubblica che sinceramente non ho mai visto fare nemmeno al più tamarro dei calciatori. Dopo aver spiattellato a mezzo stampa e portato su tutti i

giornali e televisioni la sua relazione con Marin, dopo essersi tatuata il suo soprannome sul piede, decide di tradire il fidanzato e di fidanzarsi col suo compagno di squadra e capitano Filippo Magnini, giusto per rovinare un’altra carriera seguendo il file rouge dell'affaire Manadou. Alle Olimpiadi di Londra, con squisita spocchia, decide di non presenziare alla cerimonia di apertura, un momento festoso a cui dovrebbe essere un onore partecipare, con la scusa di doversi riposare in vista delle gare, salvo poi perdere in ogni disciplina in cui abbia gareggiato, punita per la troppa Hýbris o, molto più probabile, perché mezza Italia le tifava contro. Al posto di accettare la sconfitta, farsi un bagno di umiltà e ritrovare gli occhi della tigre come Rocky Balboa nel terzo episodio della saga, decide bellamente di accusare la federazione di nuoto per la cattiva preparazione. Questa strategia difensiva sarà adottata anche dal fidanzato, che nel frattempo è stato contagiato dalla sua stessa tracotanza, arrivando a creare il “clima irrespirabile” fatto di accuse, veleni e controaccuse. Nello sport il genio e sregolatezza devono essere proporzionati e allora il tifoso è disposto a perdonare tutto, le acrobazie di Maradona compensavano i suoi "vizi nasali", e l’esplosivo talento di Balotelli ne perdona le mille marachelle, ma il punto è che se certi vizi fanno folklore e aggiungono umanità a degli sportivi già grandi, la Pellegrini ha usato il suo indiscusso talento in vasca solo per comportarsi da velina e apparire in giornali e pubblicità, nemmeno troppo per godersi la vita. Per quanto mi riguarda spero che la sua carriera declini come la sua presenza pubblica e che sia soppiantata da una Phelps al femminile, che magari viene pizzicato a fumare marijuana con il bong, ma vince 9 ori con facilità e non è deleterio per i compagni di squadra. Marco Segulin

IL T.F.A. E IL SOGNO DI DIVENTARE INSEGNANTI IN ITALIA Che cos’è un TFA? È la sigla per definire il Tirocinio Formativo Attivo. Ancora non vi si accende la lampadina? È l’unico modo oggigiorno per poter sperare di diventare insegnanti di scuola media e superiore in Italia. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha indetto questo nuovo concorso, dopo che la situazione era in stallo da diversi anni, ossia dalla chiusura delle SSIS (Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario) avvenuta nel 2008. La cosa divertente è però che la partecipazione al TFA non dà alcuna sicurezza che, una volta finito il tirocinio, si venga assunti effettivamente nella scuola poiché questa qualifica comporta solo un’abilitazione all’insegnamento. In effetti anche il ministero ha fatto sapere pochi giorni fa che, avendo calcolato i posti, gli accessi alla abilitazione sono pressoché nulli fino a quando non verranno riassorbiti tutti i precari. Campa cavallo. Ma cos’è veramente il TFA? In pratica consiste in un anno in cui coloro che hanno superato l’esame di ammissione dovranno seguire sia dei corsi di scienze dell’educazione compresi di laboratori didattici, sia 475 ore di tirocinio diretto e indiretto da effettuare nelle scuole osservando sul campo il lavoro di insegnanti e alunni. Fin qui nulla di strano se non fosse che questo diventa un impegno a tempo pieno in quanto la giornata sarà scandita la mattina dal tirocinio a scuola e il pomeriggio dai vari corsi da frequentare. Tutto ciò ovviamente impedisce ai più di poter trovare anche un lavoretto part-time per permettersi di mantenersi. Eh sì. Perché la partecipazione a questo anno che potremmo definire volgarmente di “praticantato” non è retribuito ma anzi costa la bellezza di più di 2000 euro. Traete voi le conclusioni. Certo, i più intraprendenti potrebbero obiettare che un lavoro di sera si può sempre trovare. Certo, tutto è possibile, se è vero che l’uomo è sceso sulla luna ma il TFA non solo ha un esame finale ma anche tanti piccoli esami durante l’anno da superare e possibilmente con il migliore dei voti in quanto influiranno sulle graduatorie d’insegnamento. Ma ora veniamo a un altro punto in cui in quest’ultimo mese si sono accese diverse polemiche: l’esame per entrare nel percorso del TFA. Innanzitutto veniamo ai criteri per poter solo accedere all’esame. Bisognava essere laureati. Ok, fin qui nulla da obiettare tranne il fatto che ogni diverso insegnamento suddiviso per medie, biennio e trienni superiori, non necessitava solo di una Laurea specifica ma anche di una lista specifica di esami superati durante il corso dei propri studi. Ora, chiunque abbia frequentato ultimamente l’Università italiana, sa benissimo che a parità di Classe di Laurea, gli esami effettuati da Ateneo ad Ateneo possono essere diversis-

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simi, specialmente per quanto riguarda le Facoltà non scientifiche. Quindi moltissimi laureati che avrebbero potuto grazie alla loro laurea partecipare al concorso sono stati da principio eliminati in quanto nel loro piano di studi mancava un esame. Soluzioni a questo problema? Praticamente nessuna, o meglio. Gli esami che mancano possono essere reintegrati chiedendo alla propria Università di origine ma questo comporta un certo tempo e quindi tutti coloro che volessero reintegrarli dovranno aspettare il prossimo concorso TFA. Per coloro che invece avevano tutti gli esami in regola, l’esame di ammissione prevede un primo test a crocette sulle materie su cui si è scelto di insegnare, un secondo esame scritto e infine un orale. Il primo test è già stato effettuato in tutta Italia a fine luglio e gli esiti dell’organizzazione sono a dir poco stati esilaranti. I giovani neolaureati freschi di studi infatti si sono subito accorti che in moltissimi test c’erano domande formulate male, o “a trabocchetto”, dove nessuna delle soluzioni proposte non corrispondevano alla domanda data. È esplosa così la polemica di moltissimi candidati, favorita e alimentata specialmente dai più famosi social-network e blog. Il ministero quindi si è visto costretto ad assumere la nomina di una commissione di accademici per revisionare i 38 test, uno per ogni classe o gruppo di classi di insegnamento, come dice Profumo:“al fine di restituire certezza e serenità alla comunità di candidati che nei giorni scorsi ha affrontato la prova preselettiva”. E i candidati avevano ragione perché a 18 dei 38 test somministrati sono state tolte dal 10 al 20% di domande. In altri 12 quizzoni gli esperti sono stati costretti ad “annullare” un numero di domande che va dal 20 al 40% del totale. In tutto, le domande “incriminate” sono 419: il 18,4% del totale. Per danneggiare il meno possibile i candidati, tutte le domande ambigue o errate sono state considerate comunque corrette incrementando a dismisura il numero di candidati idonei e come al solito la pratica più diffusa per accertare le responsabilità è quella dello scarica-barile. Ma non basta. Un gruppo di 27 esperti ed esponenti del mondo della cultura umanistica italiana è sceso in campo contro le prove di accesso al TFA inviando una lettera al Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, pubblicata da Adnkronos, per sollecitare “modalità di valutazione davvero consone alla professione di insegnante”. Insomma l’avventura per diventare insegnanti è iniziata davvero male e i presupposti perché continui peggio ci sono tutti. Come sempre allora, e forse di più, BUONA FORTUNA.

Francesca Versienti

“Sorrido perché è un giorno felice, è un giorno felice semplicemente perché sorrido”. Così diceva. Ci sono persone che sorridono ai giorni. A tutti i giorni, belli e brutti, alle mattine lucenti e alle sere di tempesta. Apprezzano tutto perché tutto è vita. Hanno un cuore colmo di passione contagiosa, di felicità equilibrata e mite, di curiosità e gratitudine. Spesso queste persone viaggiano molto, perché conoscere il mondo è tutt'uno con l'amarlo. Zaino in spalla, scarpe comode, e via, a spasso sotto cieli nuovi. Ad occhi stretti sotto il sole cocente del deserto, ad occhi spalancati nella notte di montagna, ad occhi chiusi per annusare il profumo del mare. Occhi attenti, occhi rispettosi, occhi d'amore per la Terra, per gli animali, per i bambini, per gli indifesi. Occhi che si chiudono troppo presto. Laura Rugo Feresin – fotografa, pittrice, ceramista, amica di "Konrad" e persona speciale – qualche mese fa è partita per un altrove che le auguriamo dolce e avventuroso. Ti ricordiamo e sorridiamo con te, Laura. Da qualche parte, sarà ancora un giorno felice.

14 Konrad settembre 2012

Misteri e piaceri della dendrotipografia Il mondo è permeato di linguaggio. Ogni azione che compiamo sottintende una qualche forma di comunicazione, esplicita o implicita, consapevole oppure no. Anche gli animali comunicano: tra gli altri sono molto studiati i linguaggi delle formiche, delle api e degli altri insetti sociali, nonché quelli dei primati, dei delfini e degli uccelli. E gli alberi? Fisiologicamente gli alberi non possiedono bocca né alcun organo che permetta loro L’alfabeto da me realizzato fotografando di emettere suoni. I loro “versi” si le lettere di corteccia presenti sui tronchi dei platani limitano allo scricchiolio dei rami e al fruscio delle foglie. I rami stessi, nonostante la loro somiglianza con le braccia umane, non hanno di queste la mobilità che tra le altre cose ha permesso che ci cimentassimo nella scrittura. E poi, soprattutto, gli alberi mancano di un sistema nervoso e in particolare di quella sorta di ganglio troppo cresciuto che chiamiamo cervello e di cui noi andiamo così fieri. Questo induce i più a pensare che gli alberi non possiedano quella che chiamiamo “ragione”, né idee degne di essere trascritte e tramandate ai posteri. Eppure, per quanto possa sembrare incredibile, in tempi recentissimi è sorta una disciplina con l’obiettivo specifico di studiare, analizzare e raccogliere informazioni sul linguaggio scritto degli alberi. Com’è possibile questo? Com’è possibile che generazioni di botanici non abbiano rilevato un’abilità così notevole nelle specie arboree da loro studiate? Com’è possibile che torme di taglialegna, di giardinieri, di guardie forestali e di utenti di giardini pubblici non si siano accorte con chi avevano a che fare quando si trovavano in vicinanza dei nostri compagni di vita verdechiomati? Rispondere non è facile, anche perché chi scrive non è uno scienziato né un esperto in alcunché, ma solo un curioso che ama inebriarsi delle meraviglie della natura. Un fatto certo è che le definizioni stesse di “vita” e di “intelligenza” che circolano attualmente sono molto vaghe e soggettive. Organismi come i virus non è a tutt’oggi chiaro se siano viventi o non viventi, mentre riguardo l’intelligenza numerosi esperimenti quantistici condotti sulle particelle subatomiche danno a pensare che persino queste ultime siano dotate di volontà propria. In quest’ottica affermare che un albero è solo un fusto di legno con rami e foglie probabilmente non è molto diverso dal dire che gli esseri umani sono solo agglomerati di carne dotati di gambe e capelli. Per questo molti scienziati e studiosi di esobiologia (la scienza che studia la vita su altri mondi) ritengono che davanti a un’entità extraterrestre potremmo non renderci nemmeno conto del fatto che è una forma di vita. Si tratta di argomenti interessantissimi e che magari svilupperemo in qualche prossimo articolo, ma prima di deviare troppo dal seminato veniamo ai fatti. A quanto sembra l’inizio

quasi leggendario della dendrotipografia (perché così si chiama la disciplina di cui vi voglio parlare) risale all’osservazione casuale di un ricercatore che si trovava a passeggiare in un parco pubblico. La sua attenzione fu attratta da una lettera, una “C”, che si poteva leggere sulla corteccia di un platano. Il primo pensiero che gli sfiorò la mente fu che si trattasse di un’iniziale incisa da un innamorato o da un ragazzaccio. A un’analisi più approfondita la lettera non sembrava incisa con un temperino, era eseguita con molta cura ed era il risultato della rimozione della corteccia tutto attorno, di modo che la lettera di corteccia spiccava sul fondo del tronco quasi nudo. Poi il ricercatore sollevò lo sguardo e con suo gran stupore vide forme, caratteri ed altri simboli costellare il tronco fino alla sommità dell’albero. Guardandosi intorno constatò che tutti i platani del parco e dei viali cittadini erano analogamente ricoperti di lettere dell’alfabeto, talvolta di sillabe o perfino brevi parole, che non erano certamente opera di mano umana. In breve riuscì a trovare l’intero alfabeto latino, compresi i numeri e i segni di interpunzione, documentando fotograficamente l’entusiasmante scoperta. A quanto mi risulta il suo lavoro continua a tutt’oggi, nella speranza di trovare sui tronchi dei platani gli indizi di un linguaggio vero e proprio, per quanto semplice e primordiale possa essere. A qualcuno la storia riportata potrà sembrare inverosimile, pensando che la mia sia una presa in giro o che abbia scopiazzato la trama di un film di fantascienza di serie B. Il dubbio è lecito: onestamente, mettendomi nei panni del lettore, penserei la stessa cosa. Ed è così che ho voluto verificare io stesso la fondatezza di questa scoperta. Risultato? Con un po’ di applicazione e di tenacia sono riuscito a compiere un’impresa analoga, confermando così che la maggior parte dei platani utilizza la scrittura alfabetica. Ho trovato anche alcune sillabe o sigle, come “ir”, “op”, “mc”, “yiu” e “jo”, il cui significato non mi è ancora del tutto chiaro, e per il momento poche brevi parole, come “io”, “voi” e “ci”. Per ora non ho rilevato tracce di un linguaggio strutturato, ma forse è solo questione di pazienza e di tempo. Sono presenti pure i numeri, semplici e composti, che dai miei rilievi parrebbero Talvolta sono riscontrabili perfino brevi parole e appartenere a un sistema numeri, anche in questo caso senza che vi sia lo a base 10, del tutto simile zampino degli esseri umani al nostro. Per questo tipo di ricerca non sono necessarie costose e complesse attrezzature: almeno uno o due occhi e una qualunque macchina fotografica. Invito così i lettori a verificare che quanto affermo non è una mia allucinazione e corrisponde al vero, basta andare ai giardini pubblici o in qualunque viale alberato. Insieme potremo un giorno, chissà, decifrare il linguaggio segreto dei nostri amici e fratelli alberi. Nel peggiore dei casi avremo imparato ad osservarli, ad ascoltarli, e avremo passato tanto tempo in mezzo al verde. Per gli interessati ho realizzato anche un piccolo e-book su questa scienza emergente, con numerose immagini e ulteriori informazioni, che manderò volentieri a chiunque mi scriva.

Francesco Gizdic [email protected] www.bazardelbizzarro.net

15 Konrad settembre 2012

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schiavitu aggiornata La fame fa buono anche il ferro, anche quello delle catene Sergej Aleksandrovič Esenin Ladri di lavoro. Un furto fra i tanti, perpetrato da particolari datori di lavoro la cui morale si ferma a metà. Non sto parlando di schiavitù antica o di feudalesimo medievale, ma del loro aggiornamento attuale. E non mi riferisco all’accettata – legalizzata – flessibilità lavorativa, che disciplina scendendo a patti con lo sfruttamento, senza eliminarlo, ovviamente, ma mi riferisco a quella particolare usanza che hanno alcuni, non pochi purtroppo, lavoratori, di riversare una percentuale piuttosto elevata dello stipendio al proprio datore di lavoro. E non per solidarietà. Ma per parlare di ciò, la cosa migliore credo sia sentire una persona, in questo caso della provincia di Bari e rigorosamente anonima, che ci sia passata sotto e cercare di capire le dinamiche che avvolgono tale diffuso comportamento. Una delle volte in cui ci siamo visti mi parlavi dell’usanza, piuttosto collaudata (anche al nord, ma in quantità minore e sicuramente meno evidente), di riversare una percentuale elevata (50% circa, se non ricordo male) dello stipendio al proprio datore di lavoro, senza però dichiararla allo Stato: il lavoratore si trova così a pagare le tasse per un importo che non ha ricevuto, senza contare le ore fatte e pagate la metà. Mi parleresti un po’ di questa esperienza che tu conosci bene, magari dando un po’ di cifre per capire? Certo. Inizio però a parlarti dell’esperienza accaduta a una mia amica e più pertinente alla tua domanda. Appena assunta, e per tutto il primo anno di lavoro, prendeva uno stipendio di 200€ al mese, in nero. Dal secondo anno, per altri tre anni, prendeva, sulla busta paga, 800€, ma ne percepiva in verità 400, con punte che toccavano i 500€. Non aveva permessi né quattordicesima e le uniche vacanze le poteva prendere solo in agosto, con un massimo di due o, più raramente, tre settimane. Che lavoro era? Lavorava in uno studio commerciale di consulenza e assicurazione. C’è in ciò un’implicazione piuttosto seria, mi sembra: se il lavoratore fa una denuncia a qualche forza dell’ordine, il datore di lavoro gli fa terra bruciata (se non qualcosa di peggio) nel settore in cui lavora, che gli impedirà di ricollocarsi: è vero o mi sbaglio? C’era e c’è, insomma, un ricatto sotteso? C’è un ricatto sotteso di sicuro, anche per le implicazioni politiche, che tutelano il titolare e non il lavoratore.

Corso di Kinesiologia Touch for Health con

Antonio Contini Kinesiologo professionale T.A.S.K. Istruttore certificato TFH dall’International Kinesiology College Facilitatore sistema One Brain Socio dell’International College of Applied Kinesiology (ICAK) Presentazione del corso: Giovedì 9 febbraio 2012, ore 20.00 al Centro Joytinat di via Madonnina n.3 a Trieste Info: cell. 3384593395, [email protected] Corsi tutto l’anno

Illustrazione di Giulia Canziani

Mmmh, troppo diplomatico… In che senso? Rimanendo sempre sul suo esempio, lei lavorava con questo contratto – non rispettato nel modo in cui t’ho detto – ma allo stesso tempo il suo titolare dell’azienda era un politico [correzione del più appropriato “politicante”, usato dall’intervistato e che ho ingiustamente sostituito], nel senso che era un assessore ed aveva molte conoscenze. Sono al corrente di alcuni episodi di soffiate grazie alle quali faceva trovare tutto preparato – pulito – ai controlli della finanza, perché se ne conoscevano prima i movimenti (“vengono domani”): le persone al nero non sono mai state trovate, nonostante quasi tutti nello studio (come ad esempio i ragionieri e i commercialisti che preparavano le buste paghe oppure i conti, anche per altre aziende) lo fossero. Perché secondo te non ci si “ribella”? Immagino già i commenti di molti nordici ignoranti: “Io non lo farei!”, “Piuttosto povero che sfruttato” e frasi di questo tipo, fatti da gente che non riesce a calarsi in nessun caso, in nessuna vita che non sia la sua (e che non abbia le sue idee)... Non ci si ribella perché si crede, o si spera, in un futuro migliore, anche nella stessa azienda, in cui è meglio non far valere i propri diritti né dar luogo a una qualche scenata. Si può arrivare così ad avere uno “pseudo” aumento, magari di 100€ in più. E tu, come te la cavavi? La mia situazione passata era anche più gravosa, e in un certo senso più insicura. Perché? Anch’io ho dovuto cedere a un ricatto: prendevo i soldi dalla cassa integrazione ma continuavo a lavorare. Immagino a lavorare gratis, cioè senza percepire altri soldi all’infuori di quelli della cassa, o avevi un secondo lavoro? Lavoravo con i soldi della cassa integrazione, così il mio datore di lavoro non occorreva mi pagasse. Sapevo che era una truffa allo Stato, ma altrimenti avrei perso il lavoro: se non lo facevo io, lo faceva qualcun altro… Secondo te quanti siete a lavorare a queste condizioni? Beh… Ne conosco tantissimi, di casi, e con grandi successi. E quanti nelle condizioni della tua amica? Quantitativamente gli stessi.

Riccardo Redivo

alimentazione

TE LE RACCOMANDAZIONI PER LA SALU

16 Konrad settembre 2012

 Ma veniamo alle raccomandazioni: 1) Mantenersi snelli per tutta la vita. Per conoscere se il proprio Fondo mondiale per la ricerca sul cancro peso è in un intervallo accettabile è utile calcolare l’Indice di massa corporea  (BMI = peso in Kg diviso per l’altezza in metri elevata al quadrato: ad esempio una persona che pesa 70 kg ed è alta Il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF), la cui missione è di 1,74 ha un BMI = 70 / (1,74 x 1,74) = 23,1.), che dovrebbe rimanere verso promuovere la prevenzione primaria dei tumori attraverso la ricerca e la il basso dell’intervallo considerato normale (fra 18,5  e 24,9 secondo l’Orgadivulgazione della conoscenza sulle loro cause, ha concluso un’opera ciclopica nizzazione Mondiale della Sanità). di revisione di tutti gli studi scientifici sul rapporto fra alimentazione e tumori. Vi 2) Mantenersi fisicamente attivi tutti i giorni. In pratica è sufficiente un hanno contribuito oltre 150 ricercatori, epidemiologi e biologi, di circa cinquanta impegno fisico pari a una camminata veloce per almeno mezz’ora al centri di ricerca fra i più prestigiosi del mondo. L’Istituto Nazionale dei Tumori di giorno;  man mano che ci si sentirà più in forma, però, sarà utile prolungare Milano ha gestito la sezione sui tumori della mammella, dell’ovaio e della cervice l’esercizio fisico fino ad un’ora o praticare uno sport o un lavoro più impeuterine. Le conclusioni di questo lavoro sono molto prudenti e riassumono in 10 gnativo. L’uso dell’auto per gli spostamenti e il tempo passato a guardare raccomandazioni solo i risultati più solidi della ricerca scientifica. la televisione sono i principali fattori che favoriscono la sedentarietà nelle Di tutti i fattori che si sono dimostrati associati ad un maggior rischio di cancro, popolazioni urbane. quello più pericoloso è il sovrappeso: le persone grasse si ammalano di più di 3) Limitare il consumo di alimenti ad alta densità calorica ed evitare il consutumori della mammella, dell’endometrio, del rene, dell’esofago, dell’intestino, mo di bevande zuccherate. Sono generalmente ad alta densità calorica i cibi del pancreas, e della cistifellea. industrialmente raffinati, precotti e preconfezionati, che contengono elevate Di qui la prima raccomandazione di mantenersi snelli per tutta la vita e di quantità di zucchero e grassi, quali i cibi comunemente serviti nei fast food. evitare i cibi ad alta densità calorica, cioè i cibi ricchi di grassi e di zuccheri, 4) Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza che più di ogni altro favoriscono l’obesità: in primo luogo quelli proposti nei vegetale, con cereali non industrialmente raffinati e legumi in ogni pasto e fast food e le bevande zuccherate. un’ampia varietà di verdure non amidacee e di frutta. Sommando verdure e La vita sedentaria è un’altra causa importante di obesità, ma è una causa di frutta sono raccomandate almeno cinque porzioni al giorno (per circa 600g). cancro anche indipendentemente dall’obesità: gli studi epidemiologici hanno evi5) Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conserdenziato che le persone sedentarie si ammalano di più di cancro dell’intestino, vate. Le carni rosse comprendono le carni ovine, suine e bovine, compreso della mammella, dell’endometrio, e forse anche del pancreas e del polmone.  il vitello. Non sono raccomandate, ma per chi è abituato a mangiarne si Altri fattori che un gran numero di studi coerentemente indicano come cause raccomanda di non superare i 500 grammi alla settimana. importanti di cancro includono:  il consumo di bevande alcoliche, associato 6) Limitare il consumo di bevande alcoliche. Non sono raccomandate, ma ai tumori del cavo orale, della faringe, della laringe, dell’intestino, del fegato e per chi ne consuma si raccomanda di limitarsi ad una quantità pari ad un della mammella; il consumo di carni rosse, soprattutto di carni conservate, asbicchiere di vino (da 120 ml) al giorno per le donne e due per gli uomini, sociato soprattutto al cancro dell’intestino, ma probabilmente anche ai tumori solamente durante i pasti. La quantità di alcol contenuta in un bicchiere di dello stomaco, e sospettato per i tumori dell’esofago, del pancreas, del polmovino è circa pari a quella contenuta in una lattina di birra e in un bicchierino ne e della prostata; il consumo elevato di sale e di cibi conservati sotto sale, di un distillato o di un liquore. associati al cancro dello stomaco; il consumo elevato di calcio, probabilmente 7)  Limitare il consumo di sale (non più di 5 g al giorno) e di cibi conservati associato al cancro della prostata; il consumo di cereali e legumi contaminati sotto sale. Evitare cibi contaminati da muffe (in particolare cereali e legumi). da muffe cancerogene, responsabili del cancro del fegato; la contaminazione Assicurarsi quindi del buon stato di conservazione dei cereali e dei legumi con arsenico dell’acqua da bere, responsabile di tumori del polmone e della che si acquistano, ed evitare di conservarli in ambienti caldi ed umidi. pelle; il consumo di supplementi contenenti beta-carotene ad alte dosi, che 8) Assicurarsi un apporto sufficiente di tutti i nutrienti essenziali attraverfanno aumentare l’incidenza di cancro del polmone nei fumatori. so il cibo. Di qui l’importanza della varietà. L’assunzione di supplementi Sul latte e i latticini e, in generale, sui grassi animali gli studi sono molto alimentari (vitamine o minerali) per la prevenzione del cancro è invece contrastanti e non conclusivi: il consumo di latte sembrerebbe ridurre i tumori sconsigliata. dell’intestino, che sarebbero però aumentati dal consumo di formaggi, e un 9) Allattare i bambini al seno per almeno sei mesi. consumo elevato di grassi aumenterebbe sia i tumori del polmone che i tumori 10) Nei limiti dei pochi studi disponibili sulla prevenzione delle recidive, le della mammella; si tratta di aumenti di rischio modesti ma, data l’elevata raccomandazioni per la prevenzione alimentare del cancro valgono anche frequenza di questi tumori, tutt’altro che trascurabili.  per chi si è già ammalato. Un ulteriore fattore importante considerato nel volume è l’allattamento, che riduce il rischio di cancro della mammella, e forse dell’ovaio, per la donna Nadia e Giacomo Bo che allatta, e riduce il rischio di obesità in età adulta per il bambino che viene www.ricerchedivita.it allattato.

Via San Giuliano, 35 - Pordenone tel./fax: 0434 28043 - [email protected]

il filo di paglia

IL CAMPO APERTO DI DAMJAN Agricoltura periurbana a Longera-Lonjer

Quante volte l’hai percorsa, la strada che parte dalla Rotonda del Boschetto e porta a Longera. Lonjer. Luogo sloveno triestino. Quella strada sale e mano a mano si stringe. Rallenti. Sei costretto a guardare ai lati. Viti. Qui si coltivavano sin dal Medioevo. E poi gli alberi di prugne, i tigli. I piccoli orti. Sei a Trieste, ma non sei in una città. Respiri. Pausa. Ti risveglia la frustata del “quadrilatero” in alto, sulla destra. Il cemento può sempre incombere. Sta ad ognuno di noi difendere natura e spazi. “Lì a Melara fino a metà degli anni Settanta ci si andava a fare il fieno. Qui a Longera si faceva vino e si allevavano mucche e maiali. Ognuno aveva il suo piccolo orto. I miei genitori, contadini, cominciarono a coltivare radicchio e qualche altra cosa, per vendere ai botteghini del mercato coperto”. Damjan Glavina ci racconta. Siamo nella vecchia casa di famiglia, a Longera-Lonjer, da parte di padre, dal 1700. Se dal loro terrazzo guardi la valle, vedi il pezzo di terra con gli ortaggi, curato e fiorente. Se alzi lo sguardo, arriva di nuovo la frustata. Il quadrilatero è qui di fronte. “Io non lo vedo più. Cosa devo fare. Un giorno mi sono seduto qui e ce l’avevo davanti. Mi sono detto ‘se pianto un ulivo in quel preciso punto, non lo vedrò più’. E così ho fatto”. Forme di resistenza. Come il suo piccolo campo, che produce verdure. Damjan le vende qui, nella casa di famiglia. Filiera corta. Cortissima. “Mi alzo presto, verso le 4 e mezza. Vado giù e raccolgo quello che è pronto, sistemo quel che c’è da sistemare, vado al mercato a portare un po’ di verdura e poi torno qui. Alle 8 e mezza apro e vendo”. Direttamente. Ogni giorno, mattina e pomeriggio (esclusi domenica e lunedì), da giugno a dicembre, più o meno: “Non ho un calendario di apertura. Vado avanti finchè ho verdura. Coltivo in campo aperto. Non ho serre, non faccio crescite forzate”. Entrano via via le persone. Damjan conosce quasi tutti, li saluta, ci chiacchiera. Offre un bicchiere del suo vino, fa assaggiare la frutta. Siamo all’inizio di agosto, è il momento delle prugne Reine Claude, che a Trieste, in una creativa contrazione linguistica, si dicono “Renglò”. Le prugne più dolci al mondo, a dispetto del loro colore verde acerbo. Fruttificano per soli 15 giorni. Lui ne va fiero: “Sono acclimatate da moltissimo tempo, vengono benissimo”. E ci spiega “Per me è importante che un albero, una pianta si trovi bene sulla terra. Io non faccio niente per principio. Sperimento. Cerco anche di fare qualcosa di nuovo”. La gente entra, compra. Scambia due parole. Damjan ha una battuta per tutti. “Vengo qui a prendere la verdura perché è contadina. Sono cresciuta in campagna, nel Lazio. So riconoscere una cosa genuina, sana”. Dice la signora Francesca. Interviene Damjan: “Sana sì, ma non è biologica”. E inizia una lunga chiacchierata sul tema. Damjan ha una piccola azienda. Gli piace la terra. Avrebbe potuto lavorare in banca, ma non faceva per lui. Lui qui sta bene. E nel campo lascia fare alla natura.“Qui a Longera la sera soffia un vento di parete, lo stenac (sténa, parete - in sloveno). Un vento fresco e asciutto. Le muffe non si sviluppano, in nessuna coltura, vite compresa. È un microclima particolare. Il vento ti salva dai trattamenti. E se vedo che una coltura si mette malissimo magari un trattamento, che ne so, per la cicalina lo faccio. Non dico bugie. Ma decido di farlo solo quando è necessario”. Guardo le cassette di frutta e verdura esposte. Pesche, 4 varietà. Meloni. Angurie. Pere di San Giacomo. Le prime mele, brutte e profumatissime. Prugne, due varietà. Radicchio. Rucola. Insalata a cespo. Cipolle gialle, rosse, bianche. Aglio, quello istriano e quello di Resia. Peperoni, due varietà. Patate, 7 varietà, tra cui i rarissimi kifeleti, piccole patate bitorzolute molto pregiate di cui si dice andasse ghiotta la solita principessa Sissi. E ancora: pomodori, 8 varietà. Zucchine. Melanzane, la scura e la viola. Carote. Guardo. Studio. L’aspetto è da verdura di orto casalingo, come quella di mio nonno. Rifletto. E chiedo, a bruciapelo: “Dimmi, allora, su tutta questa roba qui, una per una, che trattamenti hai fatto e quando”. Damjan tace per qualche secondo. Passa in rassegna le cassette. Poi alza lo sguardo da dietro i suoi grandi occhiali, mi guarda in faccia e dice:

17 Konrad settembre 2012

“Di questa roba qui ho fatto solo le pesche. E le pere. Un trattamento. È’ tutto”. Vola il mio pensiero. Vedo le piccole aziende bio, quelle che ci hanno creduto da tempo, che ci hanno faticato. A loro va l’assoluta preferenza, per la tenacia e la passione. Poi compare nel pensiero il biologico anonimo della grande distribuzione tradizionale, dove ogni tracciabilità è persa. Penso anche ai numerosi sequestri compiuti dai Nas, proprio in grande distribuzione, di prodotti sedicenti bio che non lo erano. E torno qui, con Damjan, con il suo racconto trasparente, il suo mettere in fila parole scarne e asciutte. Lui non ci pensa tanto. Gli piace stare qui, a raccontarti delle sue verdure, di come una volta anche lui usava l’azoto per pompare la crescita ma adesso ha capito che non serve. Che la verdura e la terra si devono trovare tra loro. Ora usa solo il letame. Gli chiedo se vive con tutto questo. “Si, sono un contadino. Vivo di questo. Da tre anni, ce la faccio. Con il campo e l’osmica. È faticoso, non dico di no. Però non ho orari fissi. Mia moglie è parrucchiera e abbiamo due bambini piccoli. Questo lavoro mi permette di passare del tempo con loro. Guardo anche queste cose qui”. E quando gli chiedo della sua filosofia, mi guarda un po’storto, deve pensare che è una domanda poco utile. Dice: ”Mi interessa il rapporto tra la pianta e la terra”. E aggiunge: “È cambiato il clima, anche solo rispetto a 10 anni fa. Questo non è un bene, si sa. Ma mi tocca tenerne conto. Qui adesso a luglio e agosto è come in Sicilia”. E allora lui, che non si arrende, ha piantato una varietà di pomodori siciliani e sardi. E pianta le pesche, che a Trieste non si sono mai piantate “Eccetto per una varietà tardiva, frutti piccoli, maturi a settembre, la chiamano pesca imbriagona perché la mettevano nel vino. Ho anche quelle”. E i prezzi? “I prezzi che faccio qui sono quelli che decido io. Il mercato è un’altra cosa” “I prezzi sono onestissimi” dice una signora che sta ascoltando. “Ma questi prezzi sono giusti?” mi risponde velocissimo: “Si, certo. Vendendo qui, a casa, questi prezzi mi ripagano”. Prezzo giusto per chi lavora e per chi acquista e consuma. La vera pacchia della filiera corta. Soprattutto di questi tempi. Campo coltivato. Agricoltura di resistenza, a Lonjer. Piccolo paradiso, sfiorato dalla nuova viabilità, schiacciato tra i raccordi della superstrada ed il cubo di cemento di Melara, Longera dignitosamente non molla. Resistono vigneti, alberi, giardini, orti. E il campo ed il frutteto di Damjan diventano una piccola oasi. Agricoltura di sopravvivenza, l’ha definita: “A Trieste siamo in 4 aziende agricole a fare orticoltura. E pensa che una volta si produceva tanta frutta e verdura; a San Giovanni e a Kolonkovec crescevano le primizie dell’Impero perché eravamo noi il Sud!”. Poi via via chi aveva la terra, ha venduto all’edilizia; ora quasi nessuno coltiva più. Damjan va controcorrente. Da lui non troverete banchi ordinati, frutta e verdura bene esposta e ed uniforme. Non troverete nemmeno troppo ordine, come era ed è sempre nelle case contadine. Incontrerete un ragazzo di quarant’anni, spalle larghe e largo sorriso. Uno che ogni giorno sperimenta il rapporto tra le piante e la terra, che ogni giorno la terra la cammina e la lavora. E che racconta. Potrebbe non smettere mai di raccontare. “Ho i piccoli aratri per arare, non zappo più. Ma la tecnologia arriva fino a un certo punto. I pomodori non te li lega nessuno. Lo fai tu, a mano, uno ad uno”. E ancora: “ Le verdure, quando serve, le bagno, ma con il sistema a gocciolatoio che consuma 10 volte meno acqua”. Chi coltiva crea l’oasi. E chi si ostina a farlo in zone periurbane fa trincea. Salva il territorio e, indirettamente, beneficia la comunità, ovvero noi che viviamo in questo spicchio di mondo, tra le superstrade, le ferriere e una bella città storica. In cui però la terra è rimasta poca. Ben vengano allora le colture che nutrono la cultura. Così come gli orti (individuali e comunitari), i giardini, le aiuole, gli alberi, i balconi coltivati e fioriti, gli invasati pazzi per i fiori e tutti gli esperimenti green fino al guerrilla gardening. Ognuno può fare il suo. È un sollievo. E ci dà comune e aperta speranza. Simonetta Lorigliola [email protected] Nota ai lettori. Segnalateci altre esperienze simili. Saremo lieti di raccontarle.

18 Konrad settembre 2012

Conclusa la campagna di Goletta Verde 2012

da alcuni centri abitati della Slovenia, che non applicano ancora gli standard di depurazione richiesti dall’Unione Europea. Il 13 agosto è approdata a Trieste l’ultima tappa di La situazione è risultata invece nella Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente norma in corrispondenza delle spiagge che da 27 anni naviga ogni estate per tenere sveglia segnalate dai cittadini, dove sono stati l’opinione pubblica sui problemi dell’inquinamento e registrati livelli di inquinamento batterico della distruzione delle coste italiane. entro i limiti di legge: a Trieste sulla scoÈ stato un piacere conoscere l’equipaggio, guidato dal gliera di Barcola (incrocio salita Cedassacomandante Marco e composto da un gruppo affiatato mare), a Lignano Sabbiadoro, a Grado e di giovani competenti ed entusiasti. a Marina Julia . L’esito delle analisi svolte in Friuli Venezia Giulia ha Il bilancio della campagna di Goletta messo sotto accusa – come nel resto d’Italia – le foci Verde e dei monitoraggi effettuati lungo le dei fiumi e dei canali: su 8 punti monitorati, 4 sono ricoste del Friuli Venezia Giulia è senz’altro Goletta Verde attraccata alla Scala Reale sulle Rive di Trieste sultati fuori legge, di questi, tre “fortemente inquinati” e positivo, come dimostrano le reazioni uno “inquinato”. Questi risultati evidenziano le carenze di alcune amministrazioni comunali (ad negli impianti di depurazione e, peggio ancora, la manesempio Trieste, Muggia, Cervignano, ecc.), che – pungolati e sollecitati dai canza di una rete fognaria adeguata anche in alcuni comuni dell’entroterra. dati di Legambiente - hanno annunciato interventi per l’eventuale adeguamenA questo proposito va ricordato che l’Unione Europea il 19 luglio scorso to della rete fognaria e degli impianti di depurazione. ha incriminato l’Italia per inadempienza della Direttiva n.271 del 1991, che Unica nota stonata, la presa di posizione di Giorgio Mattassi, direttore del riguarda l’adeguamento del trattamento reflui urbani. In particolare, sono Dipartimento provinciale ARPA di Udine, il quale ha fatto sentire la propria stati chiamati in causa l’agglomerato di Trieste, Muggia e San Dorligo della voce sui media solo dopo la conclusione della campagna di Goletta Verde, Valle – Dolina e l’agglomerato che fa capo a Cervignano del Friuli. rivendicando la competenza esclusiva di ARPA (che peraltro Legambiente non Passando al setaccio le foci, ma anche alcune spiagge segnalate dai cittadiha mai messo in dubbio, sottolineandolo in ogni occasione…) sui controlli di ni (con gli SMS inviati a “SOS Goletta”), senza ovviamente volersi sostituire qualità delle acque di balneazione. Rimane infatti l’amarezza per il fatto che al ruolo di ARPA, preposta per legge ai controlli della balneabilità delle ARPA ha divulgato nel proprio sito internet i dati sulla qualità delle acque di acque, i biologi di Goletta Verde hanno rilevato la presenza di situazioni balneazione appena il 18 agosto (prima di tale data non li abbiamo visti!): il critiche in tutte le province affacciate sulla costa. A partire dalla provincia che ha francamente il sapore di una presa in giro dei cittadini. di Trieste dove, nel comune di Duino - Aurisina (Villaggio del Pescatore), il L’equipaggio di Goletta Verde, affascinato dalla città di Trieste, ha annunciato prelievo effettuato presso la bocca del porto canale, è risultato fortemente che la campagna del prossimo anni partirà probabilmente proprio da qui e inquinato, e in Comune di Muggia dove lo stesso risultato è stato risconsiamo riusciti a strappare loro anche la mezza promessa che Goletta Verde trato nel campionamento realizzato alla foce del torrente Fugnan (presso il parteciperà alla Barcolana 2012. Li aspettiamo!! parcheggio Caliterna). Spostandosi in provincia di Udine, la situazione non migliora ed il prelievo Lucia Sirocco eseguito presso la Foce dello Stella a Precenicco ha evidenziato acque fortemente inquinate. Inquinate, in Provincia di Gorizia, anche le acque alla Tutti i dati della campagna di Goletta Verde sono reperibili nei siti: http:// foce dell’Isonzo in località Punta Sdobba. www.legambiente.it e www.golettaverde.it Va sottolineato però che l’Isonzo convoglia anche gli scarichi provenienti

Redazionale a cura dell'inserzionista

Arrivederci al prossimo anno (ma forse anche alla Barcolana?)

Easy English L’Associazione Culturale ‘Easy English’ annuncia l’inizio dei corsi estivi pensati e strutturati per i ragazzi delle scuole medie e delle scuole superiori. Materie per le medie: inglese, matematica, storia, italiano. Materie per le superiori: inglese, spagnolo, francese, tedesco (grammatica o letteratura, differenziato per biennio e triennio e per Licei e Istituti Tecnici). Latino, filosofia, algebra, geometria, italiano, storia, chimica, biologia. Sono occasioni di incontro in cui insegneremo ai ragazzi il giusto approccio alle materie scolastiche. La programmazione é settimanale: 2 ore a settimana, per ogni materia, lezioni mattutine. Posti limitati, max 6 studenti per laboratorio. I laboratori non sono pensati per i ragazzi che hanno preso gli esami a settembre in quanto ci occuperemo di Metodo Di Studio e non delle materie vere e proprie. Sarà fornito ai ragazzi del materiale che sarà oggetto di discussione collettiva per creare un confronto tra le menti. I ragazzi che frequentano i laboratori linguistici analizzeranno e discuteranno dei brani di letteratura e delle poesie. I nostri laboratori di filosofia sono i più gettonati! Per i ragazzi che devono preparare gli esami a settembre ci sono in calendario le lezioni individuali. Le attività proseguono durante tutto l’anno scolastico intese come attività di doposcuola e sostegno per le attività scolastiche. Il presidente dell’Associazione, Lisa Luchita, al momento sta frequentando presso l’università degli Studi di Trieste il Master in Didattica e Psicopedagogia

per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento e frequenterà durante il periodo estivo corsi di formazione rivolti agli insegnanti che si trovano a dover lavorare con i DSA. La nostra sede è in via Udine 44/a. Mettiamo a disposizione dei soci la nostra biblioteca e la nostra videoteca e anche un angolo ristoro (studiare fa venire fame...). La nostra sede non è provvista di computer, perché crediamo sia più stimolante per noi e per i ragazzi ricavare ed elaborare le informazioni usando la testa e i libri. A cadenza mensile organizziamo degli incontri per i genitori che sono dei momenti importantissimi di scambio di esperienze e consigli, specie in caso di ragazzi DSA. I genitori interessati devono iscriversi in sede. Solitamente le presenze sono numerose, invitiamo quindi le persone a passare il prima possibile per darci il tempo di prenotare una sala abbastanza capiente. Info per iscrizione e costi: Associazione Culturale Easy English Cell: 347 8947324

19 Konrad settembre 2012

ARTE

Nur/Luce. Appunti afgani

È un afoso sabato di fine agosto, la giornata volge al termine e, mentre la città si appresta a consumare il “rito” dell’aperitivo, mi dirigo curiosa in quello che già di per sé ritengo un luogo suggestivo: il Salone degli Incanti. Quando vi metto piede la prima cosa che mi colpisce è il susseguirsi di suoni, grida, parole incomprensibili, versi, rumori… una registrazione sonora che accompagnerà tutta la mia visita e finirà col fondersi alle immagini e alle parole che narrano una terra lontana e sconosciuta: l’Afghanistan. In un allestimento minimale e rudimentale (tra i più riusciti che io ricordi in uno spazio così complesso dal punto di vista museografico) trovano spazio le fotografie di Monika Bulaj, pluripremiata reporter e fotodocumentarista di origine polacca ma residente a Trieste, collaboratrice di svariate testate ("La Repubblica", "Corriere della Sera", "National Geographic", "GEO", "Il Venerdì", "D", "Io Donna", "Gazeta Wyborcza", "Il Piccolo"…). Esse giacciono appoggiate su di un nylon trasparente che – come il burqua indossato dalle donne che vedo ritratte – isola e protegge allo stesso tempo. Le sostiene una struttura di tubi volgarmente definiti “innocenti”, come i volti dei bambini che emergono prepotenti da queste immagini. Mi aspetto che, ad una mostra di fotografia, mi colpiscano le immagini; ciò avviene, beninteso, ma a rapirmi letteralmente sono le “didascalie”, le semplici ma profonde parole che Monika, scrittrice oltre che fotografa, impiega per spiegarci cosa stiamo osservando, guardando, talvolta sbirciando attraverso i suoi occhi ed il suo obiettivo. Si dipanano dinnanzi a noi veli blu, piastrelle gialle, prati verdi, terra brulla, il marrone del fango (“Arcipelago di case di fango e pietra, tra fogne a cielo aperto che si arrampicano sui colli”), l’ocra, il nero di occhi intensi e perturbanti, il bianco della neve o di un letto d’ospedale. Ai colori si aggiunge la potenza evocatrice di una luce mistica, diafana, surreale. Luce che abbaglia o che si insinua nell’intimità di una casa, di un’aula, di un ambiente di preghiera. Luce che tocca corpi e volti con la grazia di Vermeer o con la potenza e decisione di Caravaggio. Gli scorci a cui assistiamo sono i più disparati: ospedali, moschee, carceri, scene di vita domestica o di un matrimonio tipico, momenti di lezione, di gioco, di preghiera.

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Sono i frangenti che Monika ha colto tra il 2009 e il 2010, quando ha intrapreso un viaggio, che immagino interiore oltre che fisico, nell’Afghanistan più profondo: quello di chi riesce a non essere una “haregi” (straniera), ma un’ospite sacra, protetta, rispettata; un’ospite che cerca di parlare la lingua del posto e di mescolarsi alla sua gente, alle sue donne soprattutto, per capire “come abitano e cosa pensano” e per raccontarcelo. E così le sue storie ci parlano di “donne schiacciate dal tribalismo” di “oppio che è la sola medicina dei poveri” di una soglia di sopportazione del dolore che qui pare essersi abbassata (stando alle parole di Maurizio Cardi, medico di Emergency). Apprendiamo di uomini disposti a pagare più di quel che guadagnano in 10 anni pur di avere una donna in moglie, di donne che si danno fuoco per non sottoporsi a matrimoni indesiderati, di famiglie minacciate di morte perché hanno deciso di istruire la figlia femmina (“Qui educare la figlia significa educare tutta la famiglia”) e di figlie rapite per farle prostituire. Nelle sue foto Monika non mostra scene di guerra, ma è palese che attorno ad essa e agli equilibri che essa ha sconvolto, ruota ormai la vita di un Paese “nudo e minerale dove un albero ha una maestà senza uguali e l’individuo non ha spazio per l’arroganza”. Uno dei tanti effetti che generano queste istantanee, eterne nella loro fugacità, è quello di farci capire quanto poco sappiamo di un luogo il cui nome è apparso così insistentemente nella cronaca degli ultimi anni. Dalle enormi vetrate della Pescheria mi accorgo che il sole, a differenza delle speranze di questo popolo martoriato, è tramontato da un pezzo. È giunta l’ora di tornare a casa. Lo faccio camminando pensierosa nel cuore della città dove trovano posto, in forma di installazione temporanea, alcune delle più intense immagini di Monika e del “suo Afghanistan” (sono i Passaggi Afgani a Trieste visibili in: Via San Sebastiano angolo Androna dei Coppa, Via Crosada angolo Via Capitelli, Via del Teatro Romano e Via Punta del Forno).

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20 Konrad settembre 2012

L` invasione del cinema francese

È veramente sorprendente la quantità di pellicole francesi distribuite in Italia nei primi sei mesi del 2012. Ce ne sono di buone e meno buone, ma nessuna vera porcheria. La più interessante è Quasi amici di Olivier Nakache ed Eric Toledano, uscita in febbraio, che io non avevo potuto vedere causa problemi ospedalieri, ma poi mi sono rifatto guardandola in DVD e devo dire che me la sono proprio spassata. Campionissimo di incassi in patria, il film racconta la storia di Philippe, un paraplegico miliardario che assume come badante Driss, giovane ragazzo di colore pieno di problemi proveniente da uno dei peggiori quartieri dormitorio della periferia. Dopo una serie di perplessità ed incomprensioni i due finiscono per intendersela alla grande, cosa che genera delle situazioni paradossali ed assurde che a me sono sembrate di un ottimismo inconcepibile anche se gli autori hanno giurato di essersi basati su una storia vera. Buona parte del film si regge sull’ottima recitazione dei due protagonisti principali, gli attori François Cluzet ed Omar Sy perfetti nelle loro parti, e tutto quanto funziona a meraviglia, fino al finale consolatorio che lascia negli spettatori un senso di pace e serenità. Nulla da eccepire, anche se viene da domandarsi che cosa abbia a che fare tutto questo con la situazione reale dei rapporti sociali fra ricchi e poveri nella vita di ogni giorno. Lasciamo perdere e passiamo a qualcosa di molto più cattivello, ad esempio Gli infedeli un film a episodi che fa riferimento al cinema italiano degli anni sessanta, specialmente a certe opere di Dino Risi come I mostri (1963). Ma per rifare il verso al grande Dino Risi ci vuole altro. Fortemente voluto dall’attore Jean Dujardin, che dopo il successo di The Artist

Una vera delusione. Meglio occuparsi di qualcosa di più serio. Certo che la drammaticità non manca in Pollo alle prugne diretto da Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi. Ambientato a Teheran nel 1958, il film consiste in un ampio flash back lungo il filo dei ricordi del violinista Nasser Ali, che si lascia morire di crepacuore dopo che la moglie in un momento di rabbia aveva distrutto il suo raro e prezioso strumento musicale. Non bisogna dimenticare che Marjane Satrapi è un’artista grafica che un paio d’anni fa ci aveva stupito con il film di animazione Persepolis, tratto da una sua opera a fumetti, come lo è pure Pollo alle prugne, e si vede . Nuvole che sembrano di bambagia, colori intensissimi, città favolose e paesaggi da fiaba caratterizzano quest’opera che sembra uscita dalla fantasia di Federico Fellini. Quasi un film di animazione mancato, dove abbondano i momenti di umorismo e di commozione in una storia d’amore avvincente e disperata. Tutto questo senza dimenticare una dura critica alla pratica medioevale del matrimonio combinato, ancora oggi in vigore in molti Paesi islamici. Un applauso per la bravura mostruosa del protagonista principale Mathieu Amalric, senza dimenticare le due interpreti femminili, Maria de Medeiros e la bellissima Golshifteh Farahani la cui sola presenza illumina letteralmente tutte le inquadrature. Un piccolo capolavoro da non perdere, dove si ride, si piange e si riflette sulla caducità delle cose umane. Purtroppo a causa della carenza di spazio dovrò limitarmi a citare gli altri film francesi usciti recentemente, tra cui merita qualche parola di più il feroce Cena tra amici di Alexandre de la Patellière, basato su un testo teatrale, dove la scelta del nome di un

deve essersi montato un po’ la testa, il film si avvale della collaborazione di numerosi registi più o meno conosciuti, come Emmanuelle Bercot, Fred Cavayé, Alexandre Courtès, Michel Hazanavicius, Eric Lartigau e Gilles Lellouche. Purtroppo tutta questa gente non riesce a combinare nulla di buono, limitandosi a prestare il proprio mestiere per confezionare una serie di piccoli film dominati dalle maschere degli attori Jean Dujardin e Gilles Lellouche, colleghi ed amici di lunga data che interpretano dei personaggi che dovrebbero essere esempi emblematici dell’infedeltà maschile. In realtà nel film di emblematico non c’è proprio niente. Si tratta di sei episodi, alcuni dei quali brevissimi, altri più articolati, e certi di una volgarità sconcertante, ma tutti con delle spaventose carenze nella sceneggiatura e nei contenuti.

nascituro durante una riunione conviviale scatena un vero e proprio gioco al massacro con risvolti umoristici assurdi. Non male l’intimista Piccole bugie tra amici di Guillaume Canet, ed abbastanza divertente Benvenuti a bordo di Eric Lavaine, una favoletta leggera come una bolla di sapone ambientata su una nave da crociera, molto diversa dalla volgarità di certi “cinepanettoni” nostrani. Per gli amanti del “combat film” infine mi permetto di suggerire la visione di Special Forces. Liberate l’ostaggio di Stéphane Rybojad, le cui scene di azione non hanno nulla da invidiare a quelle di certi costosissimi film americani super spettacolari pieni di retorica e demagogia a buon mercato. Gianni Ursini

teatri di confine

21 Konrad settembre 2012 21 Konrad febbraio 2012

ben ign i leg ge da nte :l'i nfe rno d'e sta te Firenze è avvolta da un caldo infernale, ma va bene così. In fondo lui, Roberto Benigni, è qui proprio per raccontare l'Inferno dantesco, perciò, quale clima migliore di questo? Lo spettacolo TuttoDante 2012 è iniziato il 20 luglio proprio da dove lo stesso Benigni si era interrotto qualche anno prima, con l’undicesimo canto della Divina Commedia, per arrivare, il 6 agosto, al canto XXII. Un’impresa titanica che solo il folletto toscano avrebbe potuto portare a termine: in primo luogo per la sua profonda conoscenza del capolavoro dantesco e poi per la sua grande capacità di narrazione che lo rende un medium ideale dei versi danteschi. Del resto Benigni è consapevole della sfida: “Fare l’esegesi della Divina Commedia con la statua di Dante alle spalle - ha affermato - è come fare la dichiarazione dei redditi con dietro la statua di Monti”. Anche la sera di giovedì 2 agosto la stupenda piazza Santa Croce che, come ha sottolineato lo stesso Benigni, ha fatto svenire per la bellezza lo scrittore francese Stendhal (da cui poi il nome della sindrome), ha accolto un pubblico affettuoso e numeroso. La piazza è stata blindata per permettere l’afflusso degli spettatori e illuminata da luci fantasmagoriche, che hanno colorato di blu la cattedrale e di rosso il palco. La scenografia era già tutta qui, per cui, com’è d’uso, Benigni non ha avuto bisogno di

orpelli per raccontare il XIX canto: è bastata la sua giullaresca presenza, un leggìo e la sua voce. In prima fila, ad ascoltarlo, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi (preso spesso di mira dal comico: “Da qualche sera si siede sempre più a destra...”), e lo scrittore Roberto Saviano. La prima parte dello spettacolo è tradizionalmente dedicata alle battute legate all’attualità. Su Bersani: “È andato tra i terremotati in Emilia ed erano loro a fargli coraggio..”. Sul parallelismo tra Dante e Berlusconi: “Tutti e due ci hanno fatto vedere l’inferno e poi, tutti e due avevano fede..”. Ma c’è stato anche il tempo, prima di dare il via all’esegesi dei versi danteschi, di ricordare le vittime dell’attentato alla stazione di Bologna, che avvenne il 2 agosto 1980. A quel punto si parte con il XIX canto, quello dei simoniaci, ovvero di coloro che facevano commercio di cose sacre. E nella lista ci sono parecchi papi, tra i quali Bonifacio VIII, non ancora morto, ma per Dante già in odore d’inferno. Al racconto dettagliato di ciò che avviene nel canto segue la lettura, che Benigni affronta con un piglio epico. Meritatissimi gli applausi finali.

Stefano Crisafulli

Chi è Cristina e perché abita nel computer di mio padre? Sabato 15 settembre alle ore 20.30 al Teatrino Franco e Franca Basaglia, la Macchina del Testo mette in scena la commedia tratta dal romanzo di Luciano Comida Chi è Cristina e perché abita nel computer di mio padre?

la vi gn et ta di co lu cc i

dott. Majaron

Leonarda

Bilanciamento craniosacrale - Cromopuntura Test intolleranze alimentari - Fiori di Bach Dieta Psicosomatica Via San Lazzaro, 7 - Trieste Associazione Regionale 347 6910549 www.bcstrieste.it Biodinamica Cranio Sacrale [email protected] Centro Trattamento e Formazione

22 Konrad settembre 2012

incontri siberiani

i russi si comportano in libertà e poi Colin Thubron nel suo In Siberia aveva scritto di cuccette piene di mercanzie a poco prezzo, di finestrini sudici, di puzza di urina, di pesce crudo e sudore, di ragni neri che scambia terrorizzato per pericolose zecche Ixodes. Le cuccette sono pulite, i viaggiatori riservati, le inservienti (provodnizy) efficienti; solo un giovane buriato grassoccio in boxer che va ripetutamente in bagno attenua la nostra delusione. Arriviamo nella capitale della Repubblica autonoma dei Buriati di primo mattino. Di origine mongola, convertiti al buddismo da missionari mongoli e tibetani, i buriati che avevano partecipato alle scorrerie di Gengis Khan, costituiscono ora un quarto della popolazione. L’attrattiva principale della città è l’immensa testa di Lenin alta otto metri nella grande piazza centrale; passiamo accanto al Teatro dell’Opera, percorriamo la Via Lenin che ci richiama l’Arbat di Mosca, raggiungiamo la cattedrale Odigitria e poi il coloratissimo mercato buriato. Percorrendo strade quasi mai asfaltate e piene di buche - piste più che strade e sarà così per tutto il viaggio, al di fuori delle grandi città la Russia sembra ferma al Medioevo - raggiungiamo il villaggio dei Vecchi Credenti di Tarbagataj dove ci aspetta padre Sergej. Lungo il percorso l’autista di origine mongola getta del riso fuori dal finestrino e mormora invocazioni per propiziarsi gli spiriti. Nella seconda metà del diciassettesimo secolo gruppi di dissidenti religiosi si opposero in Russia alle modifiche di quasi insignificanti pratiche liturgiche volute dalla gerarchia ortodossa. È assurdo, ma per il rifiuto delle riforme ecclesiastiche patirono persecuzioni, torture, furono uccisi e in tanti trovarono rifugio in Siberia, solo in Buriazia sono circa 200.000. Padre Sergej ci guida nel museo etnografico che ha allestito, ci sono samovar, costumi tradizionali, arnesi da lavoro e anche resti di mammut, poi ci conduce alla chiesa; fuori un libro in pietra ricorda l’arrivo nel 1725. Non vuole essere registrato, non ha dimenticato le persecuzioni staliniste. Gli chiedo dei rapporti con i buddisti, ottimi mi dice, loro stanno per conto loro e noi pure; qui nemmeno si sa che cosa sia l’ecumenismo e sorrido immaginando i miei amici focolarini accolti qui come extraterrestri. Andiamo all’Ivolginsky Datsan, centro del buddismo siberiano aperto nel 1945; vediamo i templi dai colori vivaci, gli stupa, i leoni in gesso, le sculture, gli oggetti rituali, le case in legno dei monaci. Collegata al Datsan nel 1991 fu aperta l’università buddista «Dashi Choinkhorling». Entriamo in un tempio, ascoltiamo le preghiere dei monaci, osserviamo le offerte di monetine, latte, biscotti; su una parete la fotografia del Dalai Lama venuto più volte in visita. Il luogo appare trascurato, i monaci sembrano sereni, ma distratti, mi sento estraneo all’ambiente. La sera ceniamo in un tipico ristorante in yurta (tenda mongola) di Ulan Ude, dove incontriamo una delegazione austriaca di Ybbsitz con il sindaco. La giovane cameriera si incuriosisce e mi chiede perché siamo venuti in Buriazia, se andremo al lago; studia cardiologia, non riesco a dimenticare di essere stato un insegnante e non trovo di meglio che dirle una frasetta imparata a memoria “ucitza, ucitza i isciò raz ucitza”studiare, studiare, e ancora studiare...”. Ma questo è Lenin, esclama! (continua)

Sull’aereo delle Czech Airlines, che da Praga ci porterà a Mosca, mi si siede accanto Julia, una giovane artista e fotografa che ritorna nella sua città per visitare la nonna ammalata. Mette nella tasca della poltrona di fronte una bottiglia di whiskey: è costretta a volare spesso per lavoro ma le fa paura e allora cerca aiuto nell’alcol. Alla fine del viaggio avrà bevuto metà bottiglia e una parte me l’avrà versata pure addosso durante una turbolenza. Quando sa che andiamo verso il Lago Bajkal in Siberia mi dice dello zio pilota dell’Aeroflot e ridacchia sugli aerei “kamikaze” che vi operano. Parla senza interruzione per tutte le due ore effetto dell’alcol? - e mi mostra sullo smartphone alcuni dei suoi lavori. Da Mosca per Irkutsk, oltre cinque ore di volo, viaggiamo comodamente con l’Aeroflot, le apprensioni di Julia non sono giustificate. Seduto accanto Oleg, lo chiameremo così, sta rileggendo Il Maestro e Margherita di Bulgakov. Entriamo subito in sintonia quando sa che la nostra prima visita a Mosca l’avevamo iniziata allo Stagno del Patriarca (Patriarshij Prud). È un chimico bielorusso che si è laureato e lavora a Mosca, diretto anche lui al Lago Bajkal. È venuto cinque volte in Italia con una delle tante associazioni che continuano ad accogliere ragazzi bielorussi ed è rimasto in contatto con la famiglia piemontese che lo ha ospitato. E anche lui, come tanti giovani russi, vuole emigrare in America. Accusa il presidente bielorusso Lukashenko di essere un dittatore e aggiunge che le due condanne a morte per l’attentato nella metropolitana di Minsk dello scorso anno sono state eseguite dopo un processo che tutti definiscono una montatura. Il “Moscow Times” denuncia gli arresti di oppositori che gridavano “Una Russia senza Putin!” durante una recente manifestazione a Mosca vicino alla centralissima Piazza Pushkin. Durante le elezioni presidenziali russe, vinte da Putin, Oleg ha votato per l’oligarca Michail Prochorov, giunto terzo. Al suo rientro mi scriverà preoccupato per la severità della condanna a due anni di carcere, inflitta a tre componenti del gruppo punk Pussy Riot per aver intonato una canzone di protesta nella cattedrale Cristo Salvatore di Mosca. Amnesty International definirà la sentenza un ulteriore “duro colpo alla libertà di espressione in Russia”. A 5.185 km da Mosca, Irkutsk è il capoluogo dell’omonima regione (oblast); fondata dai cosacchi nel 1652, è conosciuta come la “Parigi della Siberia” per le pregevoli chiese, gli edifici neoclassici, le antiche case in legno. All’interno del monastero Znamenskij le tombe dei decabristi ricordano il tentativo insurrezionale contro l’assolutismo zarista di ufficiali dell’esercito imperiale a San Pietroburgo nel dicembre 1825; sedata la rivolta molti furono deportati in Siberia. La Nelle immagini, dall'alto: principessa Trubeckaja, che seguì il marito in esilio, è – Inserviente (provodnica) buriata della sepolta qui con i tre figli; poco distante l’obelisco con Transiberiana strumenti nautici dedicato a Grigorij Selikov, il “Colom– La testa di Lenin a Ulan Ude bo russo”, che alla fine del diciottesimo secolo navigò – Il fiume Selenga sulla strada per i Vecchi nel Pacifico settentrionale e sognò un impero fino Credenti di Tarbagataj – Padre Sergej con il libro dell’arrivo nel 1725 alla California spagnola. All’ingresso del monastero è – Evoluzioni sui rollerblade in Buriazia stato recentemente innalzato un discusso monumento Giuliano Prandini all’ammiraglio Kolkak, capo del governo bianco in Siberia, giustiziato dai bolscevichi a Irkutsk nel 1920. (per ulteriori informazioni sul viaggio di turismo responsabile: Prendiamo la transiberiana per Ulan Ude e decidiamo di fare il viaggio di http://www.viaggisolidali.it/DocsImgs/docs/RUSSIA_siberia.pdf) notte in terza classe. Siamo incuriositi, vogliamo vedere se, come dicono,

23 Konrad settembre 2012

Canili convenzionati: non solo per morire In base all’ art. 2, commi 2 e 6 della legge 281/1991, i cani vaganti ritrovati, catturati o comunque ricoverati presso i canili non possono essere soppressi se non ammalati incurabili o di comprovata pericolosità; inoltre l’art. 9 c. 1 della legge regionale 39/1990 sancisce che i Comuni singoli o associati devono assicurare la custodia ed il mantenimento dei cani abbandonati o rinunciati per seri motivi, presso strutture - proprie o convenzionate - tali da garantire condizioni di vita adeguate alla specie ed al benessere degli animali ricoverati. La stessa legge prescrive all’articolo 7 c. 3 che gli animali detenuti in queste strutture devono essere al più presto ricollocati presso famiglie che diano garanzie di buon trattamento e sottolinea come i canili convenzionati non debbano essere considerati in alcun modo la dimora definitiva di Jaffa con il suo padrone un cane. Il Friuli Venezia Giulia dispone di ben sette canili convenzionati e di alcuni rifugi gestiti da associazioni animaliste, o da singoli privati. La Regione da’ un’indicazione generica sulle tariffe da applicare per il mantenimento dei cani, che variano dai 3,50 euro per i cani di taglia piccola ai 3,80 euro per quelli di taglia grande. In realtà però le strutture convenzionate praticano prezzi anche molto diversi tra loro, ma non sempre ad un costo inferiore corrisponde un risparmio, in quanto se le adozioni vengono sistematicamente ostacolate, oppure la distanza è tale da scoraggiare sia i volontari sia i visitatori, i cani rimangono detenuti anche per molti anni, finendo di conseguenza per costare molto di più di quelli ospitati in strutture con prezzi più elevati, dalle quali però sarà più facile farli adottare in breve tempo grazie al lavoro dei volontari di una delle associazioni iscritte nell’elenco presso la Direzione Regionale della Sanità (come previsto dall’articolo 6, c. 1 della L.R. 39/1990). La maggior parte dei canili convenzionati sono vere e proprie società, che percepiscono contributi regionali oltre al denaro pubblico per il mantenimento dei cani: a volte i gestori dei canili sono al contempo allevatori di varie razze canine o sono a capo di associazioni da loro stessi costituite per la gestione del volontariato e degli affidi. Situazioni queste discutibili, che dovrebbero far riflettere e possono generare un conflitto di interessi. Nella nostra indagine in regione abbiamo trovato dei piccoli canili gestiti con umanità da persone che si adoperano in favore degli animali, ma ci siamo dovuti confrontare anche con persone arroganti, impreparate e poco disponibili. Accade così che anche il singolo cane venga considerato non come un animale sfortunato, vittima il più delle volte della crudeltà umana, ma come una fonte di reddito da trattenere il più possibile nel canile convenzionato. Questi individui agiscono con prepotenza nei confronti di coloro che si adoperano in favore degli animali senza scopo di lucro e ostacolando sistematicamente le adozioni mettono in atto ogni forma possibile di dissuasione verso gli aspiranti adottanti. In questo contesto ha dell’ incredibile la vicenda accaduta a 4 cagnolini detenuti presso un canile dell’alto Friuli dal febbraio 2009, che i gestori dello stesso si rifiutavano di rimandare a Trieste adducendo assurde ed infondate motivazioni sul benessere

animale, pretendendo il pagamento del mantenimento nonostante la convenzione fosse scaduta da un anno e nonostante il responsabile dell’Ufficio Zoofilo del Comune di Trieste si fosse recato di persona sul posto per sbloccare la situazione. Soltanto dopo 8 mesi di trattative, che hanno coinvolto anche il sindaco e l’assessore competente, i 4 cagnolini sono stati prelevati da volontari - accompagnati da un legale - incaricati dall’associazione “Il Capofonte” e finalmente poco dopo le bestiole sono state date in adozione. Il denaro pubblico versato dal Comune per il loro mantenimento si aggira intorno ai 20.000 euro, cifra davvero sconcertante se si pensa che avrebbero potuto trovare una famiglia disposta ad adottarli già molto tempo fa. Ancora più eclatante la storia di Jaffa, incrocio Terranova trasferita presso lo stesso canile nel dicembre 2009 dal Comune di Duino-Aurisina. Anche in questo caso le trattative per l’adozione si sono protratte per un anno intero, tramite scambio di mail tra Uffici del Comune e l’associazione “Il Capofonte” -favorevoli all’adozione - e i gestori del canile che frapponevano ogni sorta di difficoltà alla consegna del cane, tanto da inviare una relazione nel tentativo di scoraggiare qualsiasi adozione. La “valutazione collegiale” eseguita ai fini dell’adottabilità dichiarava testualmente: Jaffa è un cane di difficile gestione, non collaborativo, con ricorso frequente a minacce, non risponde alle richieste dell’operatore, mantiene una postura alta con sguardo fisso su chi ha di fronte, emette un ringhio cupo e sommesso tale da suscitare profonda inquietudine, il cibo le viene fornito dall’esterno, è un cane pericoloso, impegnativo, non gestibile da persone non certificate o qualificate e pertanto inadottabile. Al nostro arrivo furono sufficienti però un etto di prosciutto cotto, parole dolci accompagnate da alcune carezze e Jaffa fu ben felice di farsi mettere il guinzaglio e di scappare velocemente da quella prigione! Subito dopo fu adottata da una famiglia a Trieste dove vive tranquilla, finalmente libera assieme ad altri cani e gatti. Sorgono inevitabilmente dei dubbi sulla preparazione di certi allevatori, nonché gestori di canili, che si definiscono esperti cinofili, e soprattutto sulla loro buona fede. In seguito a questi eventi spiacevoli, a nostro avviso andrebbe completamente rivisto il meccanismo delle convenzioni con i canili privati ed andrebbe piuttosto sviluppata una nuova concezione per i canili comunali, in collaborazione con le associazioni di volontariato riconosciute che potrebbero anche controllare le adozioni nel loro prosieguo.

Maria Grazia Beinat

“il Capofonte” onlus tel. 040 571623 mail [email protected] sito:www.ilcapofonte.it  per donare il 5 x 1000: codice fiscale 90111960325, per sostenere le attività in favore dei cani abbandonati: ccp 94147162, causale: cani

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colonna vertebrale

24 Konrad Konrad settembre settembre 2012 2012 24

Zainetto e mal di schiena

Redazionale a cura dell'inserzionista

Lo zainetto scolastico rappresenta davvero un problema per la colonna dei ragazzi? Una delle preoccupazioni che più frequentemente colpisce un genitore di un ragazzo in etá scolare e che puntualmente torna a far discutere ad ogni inizio anno scolastico, é se e come lo zaino possa provocare dei danni alla salute, in particolare nei confronti di una struttura considerata (a torto) fragile come la colonna vertebrale. Purtroppo non esistono studi scientifici specifici e dunque in attesa di risposte più certe ci si deve rifare a quanto già ampiamente dimostrato per quanto riguarda l’adulto se pur esso presenti problematiche in parte diverse. Partendo da questi elementi, è dunque possibile sviluppare alcune riflessioni che possano essere utili. In primis è indispensabile ricordare che la colonna è forte ed è in grado di sopportate anche pesi elevatissimi. È anche vero però che abbiamo una legge (ex 626 ora Testo Unico) che protegge i lavoratori e che, in proporzione, non consentirebbe loro di portate quello che portano tutti i giorni i nostri figli: in prima media (il momento di maggior rischio perché sono meno forti e le richieste scolastiche sono maggiori) portano normalmente uno zaino che pesa il 20% del loro peso corporeo, con una punta settimanale del 30%. Vuol dire, per un adulto di 80 chili, 16 chili tutti i giorni, con 24 chili una volta alla settimana. Su di un adulto questo carico sarebbe considerato probabilmente a rischio e collegato al mal di schiena. Inoltre risulta essere necessario riflettere sul concetto di “normalità del rachide”, in particolare in rapporto ad una buona muscolatura. Sicuramente un ragazzo che fa dello sport, con dei muscoli sufficientemente allenati, avrà meno problemi a portare la cartella rispetto a chi fa poco movimento. Questo concetto è anche neurologico: fare dello sport significa conoscere il proprio corpo, saperlo utilizzare al meglio anche in strategie motorie relativamente semplici come quelle di gestione di un peso supplementare applicato alla colonna. Queste brevi considerazioni impongono di ritornare alla biomeccanica, per chiederci se può provocare più danni un peso di una certa intensità, ma portato per brevi momenti, rispetto ad uno più ridotto (anche solo il proprio corpo) portato in maniera errata per molte ore al giorno. Non potremmo ipotizzare che il primo possa divenire allenante ed il secondo invece possa risultare dannoso? Esiste poi un versante neurologico del problema. La scoliosi è anche una malattia neurologica: nei suoi confronti può risultare almeno altrettanto dannosa la postura incongrua prolungata, che in qualche maniera può influire in modo più duraturo sul sistema nervoso centrale e sulla percezione del proprio corpo, di quanto possa fare un movimento, per quanto fatto male, in quanto per sua natura è di breve durata. Conclusioni In attesa che gli zaini troppo pesanti vengano alleggeriti, sarebbe utile che gli educatori si preoccupassero anche della postura prolungata curva (sui libri o davanti ad un pc) magari anche lodata in famiglia per l’indubbia positività in termini scolastici, ma sicuramente da biasimare per i rischi cui viene sottoposta la colonna. Per eliminare questi inutili danni è sufficiente

alternare con frequenza (ogni 20-30 minuti) a sedentarietà con una breve pausa di movimento. Inoltre, si possono intanto concordare strategie con gli insegnanti, tipo la condivisione del materiale con il compagno di banco, o l’uso, nei casi più fortunati, di appositi armadietti scolastici, o ancora indicare con assoluta precisione che cosa serve veramente per la lezione successiva, perché i ragazzi in prima media per non sbagliare spesso portano materiale doppio. A mio avviso potrebbe anche essere intelligente che le case editrici dividano i testi più corposi in più volumi. Otre a questi provvedimenti applicabili già a breve termine forse sarebbe il caso si iniziasse a ragionare su come digitalizzare il sistema istruttivo. Il secondo versante è quello dell’uso corretto dello zainetto da parte dei ragazzi: Come scegliere lo zainetto? Con uno schienale rinforzato per permettere una corretta distribuzione del peso sulla schiena Con una maniglia per poterlo trasportare anche a mano Come riempire lo zainetto? Evitare di riempirlo con materiale inutile Partendo dallo schienale, introdurre per primi i libri più pesanti Chiudere sempre l’apertura a soffietto, quando non serve Come regolare lo zainetto? Bretelle pari per evitare che il peso non sia maggiore su una spalla Stringere le bretelle per evitare che lo zainetto scenda a livello dei glutei Come trasportare lo zainetto? Portarlo su entrambe le spalle Se non è troppo pesante, alternare il trasporto a mano con la maniglia (non vincolare troppo la cartella al ragazzo, vale a dire è meglio portarla in mano che sul dorso, in modo da poterla facilmente lasciare e riprendere se necessario) Usare la cintura addominale se il carico è esagerato o se il tragitto è lungo Nei tragitti in autobus poggiarlo a terra e fare così ogni volta possibile. Cosa non fare con lo zainetto? Non sollevarlo troppo velocemente Non correre o saltare con lo zainetto in spalla (un peso può diventare pericoloso anche se viene applicato troppo bruscamente. È infatti molto comune notare all’uscita dalle scuole i ragazzi con zaini più o meno pesanti che corrono o saltano imponendo alle loro schiene dei pesi che si moltiplicano per effetto delle brusche accelerazioni e decelerazioni cui vengono sottoposti). Non tirare i compagni per lo zainetto

Marco Segina

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25 Konrad settembre 25 Konrad maggio2012 2012

PRESENTAZIONE: “IO AMO LA PAURA” La vita attuale, scandita da ritmi frenetici, assomiglia ad una folle corsa a fari spenti nella notte. Ognuno di noi è impegnato giornalmente in una molteplice serie di attività. Il lavoro, i turni, le preoccupazioni per tutto ciò che sta accadendo intorno a noi a livello sociale ed economico, minano la nostra sicurezza e, dal punto di vista psicologico, ce ne fanno vedere, metaforicamente parlando, “di tutti i colori”. Così non è strano se l’ansia serpeggia nei nostri cuori, che entri nelle nostre case e si faccia strada nell’anima aprendo una profonda breccia nella psiche. Paure, insicurezze, momenti di sconforto e di tensione inquinano la nostra naturale sicurezza, il nostro bisogno fisiologico di serenità e ristoro. Tuttavia, se le cose stanno in questi termini, possiamo imparare ad avvicinarci a noi stessi con maggiore tranquillità e abbeverarci alla fonte del nostro benessere che, fortunatamente, abita ancora in noi. È necessario conoscerla, ritrovarla e saperla riattivare tutte le volte che sarà necessario per riprenderci la qualità della vita che vorremmo avere. Perché la vita, prima o poi, finisce per assomigliarci. Approfitteremo, in questo senso, di un incontro che propongo per avvicinarci a noi stessi e, cogliendo l’occasione della presentazione di due volumi, “Io amo la paura” delle Edizioni Hermes, e “L’ansia, una straordinaria forma di emozione” di Xenia Edizioni – nei quali illustro il significato dell’ansia e delle

Redazionale a cura dell'inserzionista

paure e le terapie naturali per affrontare e superare le difficoltà psicologiche – ho pensato di provare a render partecipi i presenti di una seduta ‘collettiva’ di psicoterapia, affinché ognuno possa sperimentare e conoscere, non solo i rimedi naturali, ma anche la propria reazione soggettiva allo stress. Ci sarà d’aiuto la musica della ‘Musicoterapia cinematografica’ per guidare le emozioni di ciascuno e far provare, a chi ne abbia voglia, un senso di tranquillità e coraggio. Non sarà altro che un modo per mettersi alla prova, del tutto privo, potrete starne certi, di qualsiasi effetto collaterale! L’incontro avverrà in piazza Duca degli Abruzzi 1 a Trieste, presso il Circolo delle Assicurazioni Generali, martedì 11 settembre alle ore 17.30 (avevo segnalato sul precedente numero di Konrad le ore 18). Prendetene nota e… arrivederci!

Roberto Pagnanelli

L’ansia, una straordinaria forma di emozione Xenia, 256 pag. 17 € Io amo la paura Hermes Edizioni, 184 pagine. 12,5 € Nelle migliori librerie Info: 330 – 240171

LE PROPOSTE DELL’ACCADEMIA PER L’ANNO 2012-2013 La durata di ciascun corso sarà di 60 ore annuali (ottobre 2012-maggio 2013) con frequenza settimanale di due ore e vacanze secondo il calendario scolastico. I corsi si svolgeranno nell’aula di artistica della scuola Mario Codermatz in via Pindemonte 11 a Trieste grazie a una convenzione con l’Istituto Comprensivo San Giovanni e presso la nuova sede dell’Associazione. La quota di iscrizione all’Associazione per l’anno 2012-2013 sarà di 30,00 € e LOFRQWULEXWRSHULOFRUVRIUHTXHQWDWRVDUjGL¼GDYHUVDUHHQWUR¿QHRWWREUH Sarà possibile frequentare una lezione di prova entro il mese di ottobre. $OOD¿QHGHLFRUVLVDUjULODVFLDWRXQDWWHVWDWRGLIUHTXHQ]D

ACCADEMIA DI FUMETTO ARTI GRAFICHE - DESIGN - MODA DI TRIESTE

FUMETTO Gli allievi potranno esprimersi secondo le loro inclinazioni e capacità personali, realizzando il sogno di “imparare a disegnare e a raccontare”. Per ogni fascia di età (10-14 anni, 15-18 anni, adulti) sono previsti i corsi di primo, secondo e terzo anno, un corso di specializzazione e stages tematici. A gennaio 2013 inizierà il corso di MANGA. Le materie di insegnamento saranno: Storia del Fumetto, Linguaggio e Scrittura, Soggetto e sceneggiatura, Character design, Anatomia, Disegno dal vero, Interni-esterni-prospettiva, La tavola a fumetti, Pittura e uso del colore. DISEGNO DI MODA Il corso è rivolto a chi è interessato ad apprendere le basi del disegno di moda. L’insegnante seguirà personalmente allieve e allievi che avranno la possibilità di realizzare un portfolio con le proprie creazioni. /HPDWHULHGLLQVHJQDPHQWRVDUDQQR6WXGLRGHOOD¿JXUDXPDQDHGHLSDUWLFRODULGHOFRUSRXPDQR)LJXUDXPDQDYHVWLWD (VHUFL]LGLGLVHJQR7HFQLFKHGLFRORUD]LRQH6WLOL]]D]LRQHGHOOD¿JXUD'LVHJQRGLPRGDOLEHURHVWLOL]]DWR&UHD]LRQHSDWWHUQ tessile, Decorazione, Accessori moda, Collezione/portfolio. CELL. 3294260296 - FACEBOOK: ACCADEMIA DI FUMETTO TRIESTE - [email protected]

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27 Konrad settembre 2012

APPUNTAMENTI DI settembre Trieste 2 domenica Happy Reiki Day Gendai Reiki Italia organizza presso l’Agriturismo “Al Selvadigo” Loc. Basovizza 338 - Trieste, un’intera giornata per condividerci, stare allegramente in compagnia ed imparare qualcosa di nuovo assieme - all’aperto (tempo permettendo) - Workshop: massaggio dei punti MU pranzo vegetariano incluso Prenotazione obbligatoria. Info e prenotazioni 349 3604929 (Francesca), [email protected] 3 lunedì Scuola materna steineriana Sono aperte le iscrizioni per la scuola materna steineriana Il Piccolo Carro di Sgonico: Sezione Primavera-bambini da 30 mesi e Giardino dei Cedri-bambini tra il 3° ed il 6° anno. Ambiente incontaminato e mensa biologica. Info 345 2284414. 3 lunedì Corsi di Hata Yoga Apertura della segrateria dell’Associazione Shanti Trieste per l’iscrizione ai corsi trimestrali di hata yoga per tutti, preparto, yoga-soft, ginnastica cinese e ginnastica zen con inizio il 10 settembre in via Carducci 12. Info in Segreteria ore 17-19 da lun. a ven. tel. 040 3478445 segr. fax 24/24. 3 lunedì Yoga in attesa di un bambino All’Associazione Shanti Trieste di via Carducci 12, 1° p., si aprono le iscrizioni al corso di Yoga in gravidanza, tenuto da Clara Dessenibus, per andare incontro alla nascita del proprio bimbo in tranquillità, salute e armonia in un ambiente rilassante e confortevole. Ci si potrà preparare al parto con modalità specifiche da sperimentare anche assieme ai partner che desiderano essere presenti ed assumere un ruolo attivo durante il travaglio e la nascita. Info in Segreteria ore 17-19 da lun. a ven. tel. 040 3478445 segr. fax 24/24 oppure Clara 339 7541336. 3 lunedì ingresso libero Institute of Yogic Culture Riapre la segreteria per informazioni e iscrizioni, dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle 19 fino al giorno 21, poi 17 18.30. Via S.Francesco d’Assisi 34. Info 040 635718, [email protected] 3 lunedì Arte Scuola del Vedere Accademia Corso settimanale disegno e pittura specifico per ragazzi basato sui grandi artisti del Novecento. Riprendono le iscrizioni per l’attività 2012-13 della Scuola del Vedere. Segreteria in via Rittmeyer 18 orario 17-20. [email protected] 3-7 da lunedì a venerdì Corsi nella quinta dimensione Yoga do-re-mi, Yoga a modo mio, Yoga Risveglio, Yoga -Io, Yoga 50+, Meditazione pausa pranzo, Concerti, Eventi, Incontri da 6- 99 anni. Quinta Dimensione di Krisztina Nemeth. Chiama subito, i

corsi sono a numero chiuso max. 6 persone. Via Strabone 13, Trieste. Info 347 9382478, www.krisztinanemeth.com 3-24 ogni lunedì ingresso libero Meditazione di luce per la terra Co-creare la Nuova Terra, facilitare il Cambiamento in atto e il Salto quantico 2012; meditazione di Luce per la Terra e l’Umanità, guidata da Arleen Sidhe, in connessione con i regni della natura, il cuore di Gaia e la Fratellanza di Luce; l’incontro sarà introdotto da una breve spiegazione a titolo informativo, e dopo la meditazione seguirà un aggiornamento sull’Ascensione, la situazione attuale del passaggio di frequenza e cambiamento di coscienza della Terra. Ogni lunedì alle 20.30 presso Assoc. Lam-Il Sentiero, in piazza Benco 4. Info 347 2154583, [email protected] 4 martedì ingresso libero La ginnastica yoga per il benessere... del corpo e della mente. Conferenza con il Dr Guido Marotta Segr. Gen. del Centro Culturale di Yoga Jñanakanda alle ore 17.30 alla Libreria Borsatti in via Ponchielli 3. Info 333 4236902, 040 2602395. 7 venerdì ingresso libero Dimostrazione di ginnastica - yoga con il metodo Ferriz-Ferrière alle ore 19.30 al Centro Culturale di Yoga Jñanakanda in via Mazzini 30, III p. Info 333 4236902, 040 2602395. 10 lunedì ingresso libero Sloveno corsi estivi gratuiti Presentazione corso di conversazione alle ore 19 alla Scuola di Sloveno in via Valdirivo 30. Necessario prenotarsi alla segreteria, lun-ven 17-19. Info 040 761470, 338 2118453, [email protected] 11 martedì ingresso libero Domande e risposte 2012 Sei curioso... hai sentito troppo o niente? Vieni al primo incontro e fai tutte le domande o ascolta semplicemente. Ospite PAG di Trieste, in collaborazione con la Quinta Dimensione, alle ore 21 in via Strabone 13. Info 347 9382478, www.krisztinanemeth.com 11 martedì ingresso libero Elaborazione del lutto La Società Antroposofica organizza l’incontro mensile con il gruppo di sostegno per l’elaborazione del lutto, seguendo il testo “Confrontarsi con la morte” Ed. Novalis in via Mazzini 30, Ip - ore 18.1519.45. Info 339 7809778, [email protected], www.rudolfsteiner.it 11 martedì ingresso libero I benefici dello yoga... per la concentrazione nello studio. Conferenza con la Dr Elena Radin del Centro Culturale di Yoga Jñanakanda alle ore 17.30 alla Libreria Borsatti in via Ponchielli 3. Info 349 6522514, 040 2602395. 11-25 martedì ingresso libero Corso gratuito di Shiatsu Corso di base introduttivo al corso professionale di Shiatsu presso Il Giardino (scuola aderente APOS). Il corso si svolgerà nei

su www.konradnews.it gli annunci di ottobre entro il 21 settembre giorni 11-18-25 settembre nella sede di Piazza Benco 1 dalle ore 20.15 alle 22.30. Info 040 3223500, 333 4691092, tuinats@ gmail.com

stitute of Yogic Culture, venerdì alle ore 19 e sabato alle 10.30 in via San Francesco 34. È consigliabile prenotare in segreteria. Info 040 635718, [email protected]

12 mercoledì ingresso libero Vuoi liberarti dalle tue fobie? Con il metodo EFT puoi farlo da solo, velocemente e efficacemente. Incontro con Barbara Žetko, operatrice EFT di 3° livello, alle ore 18 presso lo Studio Viola in via Carducci 39, 1°p. Info 347 2787410 , www.eft.barbarazetko.com

15 sabato La Federazione Galattica di Luce ruolo ed importanza per l’ascensione della Terra verso la Quinta Dimensione. Conferenza con il Gruppo di Attivazione Planetaria (PAG) di Trieste in collaborazione con la Quinta Dimensione. Alle ore 18 in via Strabone 13. Info 347 9382478, www.krisztinanemeth.com

12 mercoledì ingresso libero Cefalea tensiva o cervicogenica? Incontro aperto al “Centro Rieducazione Colonna Vertebrale” sulle tecniche fisioterapiche innovative adottate dal Centro per trattare alcune forme di Cefalea che originano da tensioni o problemi cervicali. A partire dalle ore 18.15 presso il Poliambulatorio Fisiosan in via Genova 21. Posti limitati. Prenotazioni allo 040 3478678. 13 giovedì ingresso libero L’attivita formativa per i bambini... nell’arte, nella scienza e nell’ambiente della Fondazione ELIC. Conferenza con la prof. Francesca Bradamante e con il designer Leonardo Calvo, alle ore 19 in via Mazzini 30, V p. Info 333 4784293, 040 2602395. 13-27 giovedì ingresso libero Corso gratuito di Tuina Corso di base introduttivo al corso professionale di Tuina presso Il Giardino (scuola aderente FISTQ). Il corso si svolgerà nei giorni 13-20-27 settembre presso la sede di Piazza Benco 1 dalle ore 20.15 alle 22.30. Info 040 3223500, 333 4691092, [email protected] 14 venerdì ingresso libero Mondo India: Rajasthan. Proiezione fotografica di immagini raccolte nel febbraio 2012 da Shanti Benussi e Federico Sangermano, alle ore 20.30 da Shanti Trieste in via Carducci 12. Info 040 3478445. 14 venerdì ingresso libero La fratellanza galattica di luce La Terra e i Popoli Stellari; Non nella paura ma nell’Amore; Chi sono i Fratelli maggiori e le civiltà galattiche che ci aiutano; Gli interventi e collaborazioni extraterrestri negli eventi storici planetari e nello stato attuale di Ascensione; imparare il discernimento e conoscere la disinformazione; I nuovi Annunci e Il Primo Contatto per un’ era di pace e di libertà; L’esempio di modelli di vita della nuova Energia nella nuova Terra e l’Umanità galattica. Conferenza di Arleen Sidhe alle ore 20.15 presso Assoc. LAM-Il Sentiero in piazza Benco 4. Info 347 2154583, [email protected] 14 venerdì ingresso libero Lo yoga della mamma in attesa La gravidanza, il parto, il rapporto mamma-bambino nell’esperienza dello Yoga. Incontro con Patrizia Milocchi alle ore 20.30 all’Institute of Yogic Culture in via San Francesco 34. Info 040 635718. 14 e 15 ven. e sab. ingresso libero Yoga: vieni a provare? Lezioni gratuite con gli insegnanti dell’In-

15 sabato ingresso libero Come risvegliare l’artista che c’è in noi attraverso la pittura, il disegno, la scultura e lo sviluppo del senso estetico. Conferenza di Leonardo Calvo della Scuola Superiore d’Arte della UNINT, Casa della Cultura Dr. David Juan Ferriz Olivares alle ore 18 in via Mazzini 30 V p. Info 333 4784293, 040 2602395. 15 e 16 sabato e domenica Pranic Healing: corso base Il Pranic Healing è una tecnica di trattamenti energetici che utilizza il Prana, o Energia Vitale, per migliorare il benessere fisico ed emozionale. In questo corso esperienziale studieremo l’anatomia Pordenone sottile dell’essere umano, impareremo a percepire le aure ed i centri energetici del corpo, trattare i disturbi più comuni attraverso l’uso cosciente del prana. Presso l’Associazione Alma, via Tor San Pietro 16 dalle 9.30-18.30. Info Elisa 340 6858339, www.iphitalia.com 15 e 16 sab. e dom. ingresso libero Psych-k corso base a Trieste Si comunica con l’incoscio. Scoprirai l’innata saggezza del tuo corpo e della tua mente e la naturale abilità a cambiare le credenze negative di tutta una vita in positive. Ingresso gratuito prime 2 ore, prenotazione obbligatoria. Info 335 7029917, [email protected] 16 domenica L’onda del benessere I benefici effetti delle sessioni di Craniosacrale Biodinamico per alleviare disturbi fisici, psichici ed emozionali con dimostrazioni pratiche. Dr.Leonarda Majaron docente formazione Craniosacrale BCS, ore 18 presso Casa Igo Gruden a lato della chiesa, 2°piano. Info 345 9226622 Claudio. 16 domenica Maieutikè Maieutica significa aiutare a far nascere la consapevolezza di sé come un parto che va accompagnato a compimento. La coscienza di Sé è un figlio partorito consapevolmente. Seminario con Sauro Tronconi di esercizi Socratici per condurre il ricercatore sulla via del risveglio cosciente. Info 380 7385996, www.espande.it 17 lunedì ingresso libero Inizio corsi dell’ass. Avvolgere Iniziano i corsi di Tai ji / Chi Kung /Sandà Kun Fu. Lunedì 17 alle ore 19, lezione di prova di Tai ji in via Carducci 12 Trieste. Per altre informazioni [email protected], www.avvolgere.it

28 Konrad aprile 2012 28 Konrad settembre 2012

APPUNTAMENTI DI settembre Trieste 17 lunedì ingresso libero Yoga, Qigong, Riflessologia plantare Sono aperte le iscrizioni ai corsi di Yoga, Qigong e Riflessologia Plantare. Info e iscrizioni 040 3223500, 333 4691092, www.shiatsuilgiardino.it 17 lunedì Sloveno corsi estivi gratuiti Presentazione corso base nella sede della Scuola, alle ore 19 in via Valdirivo 30. Necessario prenotarsi alla segreteria, lun-ven 17-19. Info 040 761470, 338 2118453, [email protected] 17 e 24 lunedì ingresso libero Corso di Dietetica cinese Conferenze introduttive al Corso Professionale di Dietetica Cinese con la Dott. ssa Annarita Aiuto presso Il Giardino (scuola aderente FISTQ). Il corso si svolgerà nei giorni 17-24 settembre nella sede di Piazza Benco 1 dalle ore 20.15 alle 22.30. Info 040 3223500, 33 4691092, [email protected] 18 martedì ingresso libero Yoga cosa? Yoga perché? Yoga come? Incontro con Roberto Catalano alle ore 20.20 al Centro Sportivo Internazionale a.s.d. in via Conconello 16 a Opicina. La partecipazione è libera e gradita. Info 040 214288. 18 martedì ingresso libero La famiglia in trasformazione La Società Antroposofica organizza l’incontro mensile per una possibile comprensione delle tematiche familiari, seguendo il testo “La famiglia in trasformazione” Ed.Novalis in via Mazzini 30 Ip, ore 18.15-19.45. Info 339 7809778, [email protected], www.rudolfsteiner.it 18 martedì ingresso libero Joytinat presentazione Yoga Alle ore 19 gli Insegnanti della scuola Joytinat Yoga Ayurveda presentano il programma di Yoga e le iniziative esperenziali di approfondimento in via Felice Venezian 20. Info 040 3220384, segr. lun. mer. ven. ore 18/20, www.joytinat-trieste.org e facebook 20 giovedì ingresso libero Dalla Bioenergetica alla Meditazione L’Associazione Espande presenta i corsi di Bioenergetica, Meditazione, Training

Autogeno e percorsi di autoconsapevolezza con sperimentazione pratica. Ore 20.30, v. Coroneo 15. Info 380 7385996, www.trieste.espande.it 20 giovedì ingresso libero Flamenco: risveglia la sensualità! ChAngel in collaborazione con Monica Gonzalez Mojon presenta due iniziative tutte al femminile. Ore 19 Lezione di Flamenco gratuita! Sede da definirsi. Per partecipare e info 327 8458086, [email protected] 21 venerdì ingresso libero I due mondi Mariuccia Lauricella illustrerà alcuni aspetti del mondo materiale-terreno, del mondo spirituale e della loro “interconnessione” alle ore 20, all’associazione LAM in piazza Benco 4. Info 347 0348629, 328 2845428. 21 venerdì ingresso libero Esplorare e gestire le emozioni Conferenza di presentazione corso Il corpo che ci parla: l’animale emotivo che è in noi, percorso esperienziale di consapevolezza delle proprie risorse per migliorare il rapporto con le emozioni quotidiane, grazie a tecniche gestaltiche, teatrali e bioenergetiche. Ore 20 Ass. Olos v. XXX Ottobre 4. Info 347 7091403 Leila Giani Counsellor, 328 7429516 Stefano Specchiari Counsellor, insegnante di esercizi bioenergetici, [email protected] 21 venerdì ingresso libero Pratiche di rilassamento con il Metodo Ferriz-Ferrière alle ore 19.30 al Centro culturale di Yoga Jñanakanda in via Mazzini 30 III p. Info 333 4236902, 040 2602395. 21 venerdì ingresso libero Inaugurazione: il “CRCV” raddoppia a partire dalle 18 inaugurazione dei nuovi locali del C.R.C.V. “Centro Rieducazione Colonna Vertebrale” Fisiosan di via Genova 21. Nuove sale fisioterapiche con ulteriori macchinari innovativi per il Medical Fitness e la Riabilitazione Funzionale di spalla e ginocchio secondo le ultime evidenze scientifiche. Ingresso libero previo annuncio della propria partecipazione al 040 3478678 per posti limitati 21-23 da venerdì a domenica Crescere in conoscenza e benessere La lettura del corpo (secondo il modello della Three in One Concepts) Alimentazione e Sensibilità Alimentari (incluso

su www.konradnews.it gli annunci di ottobre entro il 21 settembre test Kinesiologico degli alimenti) sono gli argomenti che arricchiranno il tuo bagaglio di Conoscenza e Benessere. Trainer: Maurizio Battistella, Consulente per lo Sviluppo Personale e Responsabile Regionale dell’Associazione Kinesiologica Specializzata Italiana. Info 338 7592945, [email protected] 22 sabato Corso di Euritmia L’insegnante Giusi Lafranconi ci guiderà nei cinque incontri di Euritmia presso la CasaDom Brdina Opicina via di Prosecco 109, ore 10-11.30. Organizza l’Ass.Agricoltura Biodinamica. Info 333 7864810. 24 lunedì ingresso libero Laboratorio di autostima per donne Incontri di presentazione gratuiti, aperti al pubblico, alle ore 18 nella Casa Internazionale delle Donne in via Pisoni 3. Il prossimo Laboratorio di Autostima per Donne è previsto per i mesi di ottobre e novembre. Altra presentazione venerdì 12/10 ore 18. Info [email protected] (Daniela Riggio). 24 lunedì ingresso libero Gestione emotiva nella malattia cronica Secondo ciclo di conferenze 2012: con dr. Marzia Rucli alle ore 18.30 presso CSV in Galleria Fenice 2. Partecipazione gratuita e aperta a tutti. 24 lunedì ingresso libero Lo sviluppo nel bambino dell’osservazione e della concentrazione per mezzo dell’arte e della scienza. Conferenza delle insegnanti Francesca Bradamante ed Alenka Declic della Fondazione ELIC. Alle ore 18 in via Mazzini 30, V p. Info 333 4784293, 040 2602395. 24 lunedì Inizio corsi Grafologia Iniziano i corsi di Grafologia, tenuti dall’Associazione Grafologica Italiana sez.Trieste. Info www.grafologiatrieste.it e conferenze introduttive del mese di settembre. 24 lunedì ingresso libero Incontri di meditazione Da lunedì 24 settembre alle ore 19.15 riniziano le serate di meditazione gratuite, aperte sia agli esperti che ai neofiti, presso il Centro di Promozione Sociale in via Filzi 8, V p. Info e iscrizioni: Segreteria, via Filzi 8, lun-ven ore 10-12, 040 761040, [email protected]. 25 martedì ingresso libero Bioenergetica Introduzione ai percorsi annuali. Lavoro pratico su radicamento, postura, respiro ed emozioni, vibrazione, rilassamento, sessualità ed espressività. Ass. Espande, ore 20.30, v. Coroneo 15. Info 380 7385996, www. trieste.espande.it 25 martedì ingresso libero Lo yoga e l’intelligenza emotiva Conferenza del Dr Guido Marotta ore ore 19.30 al Centro Culturale di Yoga Jñanakanda in via Mazzini 30 III p. Info 040 2602395, 333 4236902.

26 mercoledì Corso massaggio decontratturante... ...d’ispirazione Ayurvedica, per sciogliere tensioni muscolari ed articolari e per riequilibrare il sistema nervoso. Dispensa e attestato finale. Liv. base-amatoriale, 6 lezioni, ogni mercoledì ore 18-20.30 all’Assoc. Culturale Shanti, via Carducci 12. Segreteria lun-ven ore 17-19. Info 040 3478445, Sabrina 334 1559187. 26 mercoledì ingresso libero Training autogeno e rilassamento Presentazione del corso per entrare rapidamente in contatto col proprio corpo e con se stessi e conseguire concentrazione, calma e benessere. Ass. Espande, ore 19, v. Coroneo 15. Info 380 7385996, www.trieste.espande.it 26 mercoledì ingresso libero Meditazione e medinamica Imparare a stare nel presente in contatto col proprio sé e col mondo per liberare energia e favorire il benessere e lo sviluppo armonico della persona nella sua vita reale. Ass. Espande, ore 20.30, v. Coroneo 15. Info 380 7385996, www.trieste.espande.it 27 giovedì ingresso libero Bioenergetica Movimento e rilassamento. Un’ora nella pausa pranzo per respirare, sciogliere le tensioni e liberare la mente. Presentazione all’Ass. Espande, ore 13.15, v. Coroneo 15. Info 380 7385996, www. trieste.espande.it 27 giovedì ingresso libero Essere o avere? Cosa è necessario per essere felici? La felicità è uno stato di appagamento e di soddisfazione che per realizzarsi ha bisogno di un punto di stabilità interiore nel cambiamento continuo degli eventi. Vi proponiamo un percorso per trovare la vostra via con l’aiuto di tecniche di bioenergetica, meditazione, gestalt e respirazione. Ass. Espande, ore 20.30, v. Coroneo 15. Info 380 7385996, www.trieste.espande.it 28 venerdì ingresso libero Leggere il passato nei paesaggi... Leggere il passato nei paesaggi montani e carsici, con incontri ed escursioni, a cura del C.A.I. Società Alpina delle Giulie. Orario;18-20.30, a Borgo Grotta Gigante (Sgonico). Info www.cai.sag.ts.it 28 venerdì Conferenza di zhi neng qi gong Eccezionale presenza a Trieste del maestro Fausto Ronco, conferenza venerdì 28 ore 21 e seminario sabato 29 e domenica 30. Ts, via Milano 18 presso l’Associazione Metamorfosys. Info www.daoyuan.it 28-30 da venerdì a domenica Seminario di Metamedicina Liberazione della Memoria Emozionale con Mauro Ferraris, da venerdì pomeriggio. Come trasformare gli schemi ripetitivi e raggiungere benessere ed armonia con la Metamedicina. Info Susanna Berginc 347 9842995, [email protected], www.metamedicina.it

29 Konrad novembre 2011

APPUNTAMENTI DI settembre 29 sabato ingresso libero La libertà è figlia della cultura Associazione AMeC – Medicina e Complessità presenta il seguente convegno: “La libertà è figlia della Cultura” alle ore 15 presso la Sala Conferenze della MIB School of Management, Palazzo del Ferdinandeo (Largo caduti di Nasirya, 1 - Trieste). A fronte di assiomatici dogmi e prescrizioni, una libera scelta individuale culturalmente generata può prevalere. Questa libertà può manifestarsi in diversi campi dell’esperienza umana: quello religioso, quello medico, quello scientifico. Ospite d’eccezione il teologo e scrittore Vito Mancuso. Insieme a lui interverranno il dott. Fabio Burigana, il prof. Claudio Verzegnassi e l’attore regista Gianni Esposito. Programma completo visibile sul sito www.amec.eu. Posti a sedere su prenotazione. Info segreteria AMeC 040 3499050, [email protected] 29 sabato ingresso libero Formazione Ayurveda Massaggi Alle ore 17 gli Insegnanti di Scuola Joytinat Yoga Ayurveda presentano il programma di formazione professionale e culturale in Ayurveda e Massaggi e Trattamenti ayurvedici. Via Felice Venezian 20. Info 040 3220384, segreteria lun. mer. ven. ore 18/20, www.joytinat-trieste.org e facebook.

Incontri con Legambiente Puoi trovarci ogni mercoledì dalle 18 alle 20 nella sede di via Donizetti, 5/a (presso il punto informativo dei soci di Trieste della Banca Popolare Etica). Circolo Verdeazzurro di Legambiente Trieste. Info 366 3430369, 366 5239111, fax 040 9890553, [email protected]. Segui le nostre iniziative su www.legambientetrieste.it Affittasi ad uso lavori di gruppo, seminari, conferenze, affitto ad ore o week-end splendida sala mansardata di 50mq con parquè e bagno, in zona Ponterosso. Info 348 0348772, 335 8413293. Meditazioni di Osho Si praticano tutte le settimane presso l’associazione Hara Yoshi di via Palestrina 3. Info Alessandro 340 5908110. Meditazione: percezione consapevole Aperte iscrizioni per corsi stagione 2012/’13. Incontri condotti da Luciana Scuderi, esperta in discipline energetiche con diploma rilasciato dall’Associazione Italiana Ipnosi Regressiva. Info 347 4490047, [email protected] Conselor e consulente aziendale organizza incontri e corsi, individuali o collettivi, per imprenditori e collaboratori che si trovano ad affrontare molte difficoltà di tipo gestionale, amministrativo, finanziario e relazionale tra reparti e con gli stakeholders e stockholders. Info Simonetta Marenzi, counselor aziendale e sociale 331 9728174, impresamoderna. wordpress.com.”

L’officina dei talenti Ad ottobre ricominciano gli incontri di pittura, modellaggio con la creta, disegno ed altro ancora, per adulti e bambini. Per saperne di più 338 2433798 Elena, www.officinadeitalenti.it Corso di Tai Chi Chuan Qin Shan Shi L’ENDAS-ASD Budo - Panta Rei propone un corso per principianti di Tai Chi Chuan a scopo salutistico-marziale. L’instruttore, m° Paolo Zemanek, si avvale della pluriennale esperienza acquisita sotto la guida del m° Xu Xin di Wuhan, Hubei - Cina, per indicare un percorso alla scoperta dell’energia che ci può donare armonia e salute. Il corso inizierà con una lezione-dimostrazione gratuita prevista per l’inizio di ottobre. Info 340 5080694, [email protected] Yoga al CSI di Opicina Dal 20 settembre riprendono gli incontri del corso di Yoga al Centro Sportivo Internazionale a.s.d. in via di Conconello 16 a Opicina. È possibile provare liberamente, informatevi allo 040 214288. Società Antroposofica di Trieste Dal 1.9.2012 ogni sabato dalle 17.30-19 studio sul testo “L’uomo come corpo, anima e spirito” di F.Pavisi; ogni martedì 20-21.30 studio sul testo di R. Steiner “Massime antroposofiche”. Le attività sono gratuite presso la sede via Mazzini 30, I p. Info 339 7809778, [email protected], www.rudolfsteiner.it Ass. Agricoltura Biodinamica Ogni primo e terzo mercoledì incontro con la Sezione di Biodinamica di Trieste e Gorizia sul testo di R. Steiner “Uomo sintesi armonica” i rimanenti mercoledì su Apicoltura, orticoltura e giardinaggio. Ore 20-21.30 presso la sede v. Mazzini 30, I p. Info 333 7864810. Associazione Enosis: corsi di Yoga Dal 3 settembre lezioni di Yoga a Trieste, presso Bio & Fun in via Economo 12/9: lunedì alle ore 20, mercoledì alle ore 13 e giovedì alle ore 19. A Muggia presso il Circolo ACLI in viale Frausin 9: mercoledì alle ore 20. Lezione di prova gratuita. Info 340 2768293, 328 4717996, www.associazione-enosis.it Corpo, mente e fisico in forma Presso Fisioforma Studio, Trieste Galleria Fenice 2, Gyrotonic e corsi collettivi di Gyrokinesis, Yoga, Ginnastica Posturale, yoga per bambini. Info e prenotazioni 040 4702286, 393 0519405, [email protected], www.fisioformastudio.it Danza del ventre e tribal Danza del ventre mediorientale, tribal bellydance e tribal fusion a La Noce via degli Artisti 7/A. Lezioni di prova e corsi base gratuiti in settembre. Orari informazioni e prenotazioni 339 5732712 mattina. Corso di Qigong medico La Scuola di Pensiero Taoista avvisa che sono aperte le iscrizioni ai corsi di Qigong Medico. Bencich Anita via Torre Bianca 43. Info 339 3204963, www.bencichanita.it, [email protected]

su www.konradnews.it gli annunci di ottobre entro il 21 settembre Scuola Istruttori Yoga Sono aperte le iscrizioni alla scuola per diventare istruttori yoga “Oriente -Occidente” diploma UISP. Info 347 1312034, www.metamorfosys.org. Sedi: Trieste, Pescara.

I Piccoli Musici di Trieste Sono aperte le iscrizioni ai corsi di musica, di canto e di strumento per bambini dai 3 anni, ragazzi e adulti. In settembre si svolgeranno incontri dimostrativi gratuiti nella sede di viale XX Settembre 40. Info 040 630510, 349 5593299.

Aperte le iscrizioni ai corsi: hathayoga, yoga gravidanza e neonato, power e pliatesyoga, yoga e diabete e obesità, tai chi, comunicazione, yoga face e della risata, ecc. Trieste, via Milano 18, ass. Metamorfosys. Info 347 1312034, 040 2415761, www.metamorfosys.org

Conferenze e corsi di Grafologia L’A.G.I. Trieste, Associazione Grafologica Italiana sezione provinciale di Trieste, organizza nel mese di settembre tre conferenze introduttive sulla Grafologia. Al termine delle conferenze verranno presentati i corsi (che inizieranno il 24 settembre) e le attività previste per l’anno 2012 - 2013. Ingresso libero ed aperto a tutti gli interessati. Possibilità di iscriversi gratuitamente alla mailing list del sito per essere aggiornati sull’attività. Info www.grafologiatrieste.it

Cure essene l’Aura e Forme Pensiero Le terapie essene e la lettura dell’Aura; Un incontro con sè stessi, di guarigione e armonia interiore, fisica e sottile; il sistema dei chakra e relativi organi, la circolazione pranica e sottile dei nadi, il Suono, gli oli essenziali, i campi aurici e i corpi di luce; il legame e origine delle malattie e le Forme Pensiero, trasmutarle in luce; Un aiuto alle problematiche, le disarmonie, i disagi del corpo e dell’anima, secondo gli insegnamenti di Anne e Daniel Merois-Givaudan. Incontri e sedute individuali con Arleen Sidhe, terapeuta certificata alla scuola di formazione di terapeuti di Anne Givaudan e del dott. Antoine Achram. Info 347 2154583, [email protected] Nada Mantrayoga e canto armonico L’uso del suono e della voce quale mezzo riequilibrante del benessere psicofisico; Nada e MantraYoga; Rilevamento del proprio Suono fondamentale o tonica individuale; Effetti e uso consapevole delle scale e intervalli musicali; Risonanza corporea e organi interni; Gestualità, voce e corpo; Canti delle Tradizioni, stili, espressione; Armonizzazione dei chakra e dei corpi sottili; I Suoni creatori di luce, forme e colori; Il Canto Armonico e Overtones. Lezioni individuali, frequenza e orari personalizzati; a richiesta si organizzano corsi, laboratori e seminari di gruppo; con Arleen Sidhe. Info ArtLight 347 2154583, [email protected] Canti e danze sacre dal mondo Si organizzano a richiesta di gruppi ed associazioni, corsi e seminari di Canti e Danze sacre in cerchio delle culture dei popoli, di guarigione, di meditazione, ritualità e cicli della Natura, gli Elementi, la Terra e il Cosmo, la celebrazione alla Vita; per i Canti, lezioni individuali o di gruppo sono attive durante tutto l’anno con giornate e orari personalizzati. Con Arleen Sidhe, esperta e insegnante di canti e danze sacre e popolari, tradizioni e spiritualità, musicista, cantante e musicodanzaterapeuta. Info 347 2154583, [email protected] Jing Tao® - essenza in movimento Inizio corsi di Jing Tao® con lezioni mattutine, pomeridiane e serali. I corsi sono a numero chiuso per garantire la massima qualità. Contattaci per una lezione di prova gratuita. Trainer: Sonia Rizzi ideatrice e fondatrice dello Stile. Info 338 7592945, [email protected], www.jingtao.it

Associazione culturale Mamayà Aperte le iscrizioni ai corsi 2012 - 2013 di percussioni africane. Info & iscrizioni 349 5720522, [email protected] Corsi di Restauro Ligneo Il Laboratorio D’Eliso & Tomè organizza, presso la propria sede, corsi amatoriali di restauro del mobile e dei manufatti lignei. Potete visitarci in via Alfieri 10\a. Info Pordenone 040 763116, www.restaurodelisotome.it Trattamenti ad offerta libera Per tutto il mese di settembre metto a disposizione la mia passione ed esperienza per trattamenti Shiatsu/CranioSacrale/ Reiki/Kinesiologia ad Offerta Libera!! Vi Aspetto! Info Giacomo 347 2637990.

Pordenone 8 sabato Scuola Olistica a Pordenone Tecnico/Operatore olistico: professione ricca di opportunità e benessere! Operatività immediata. Qualificazione garantita e certificata SICOOL, albo di categoria professionale. Info 334 9161209, www.centrolos.it, centrolos@yahoo

Specializzazione in tecniche corpo Scuola accreditata SICOOL. Massaggio Linfatico Voodder 4 domeniche dal 30 settembre. Massaggio Connettivale Reflessogeno 5 domeniche dal 4 novembre. Reflessologia Plantare 10 sabati dal 17 novembre. Info 334 9161209, [email protected] Corso professionale di Shiatsu Iscrizioni aperte al corso di Shiatsu della Scuola Il Soffio di Pordenone. Certificata ASSI Associazione Scuole Shiatsu Italiane. Info Sara R. Rizzotto 347 5102713, Bruna Del Zotto 338 9075470, [email protected], www.ilsoffio.net

30 Konrad aprile 2012 2012 30 Konrad settembre

APPUNTAMENTI settembre Gorizia 20 giovedì Corso di pittura L’Ass. Agricoltura Biodinamica organizza un corso guidato dalla pittrice Nerella Venier sul tema “Dalla festività di Michele al Natale” nella sede di via Mazzini, 30 Ip, ore 18-19.30. Info 333 7864810. 22 sabato ingresso libero L’arte di nutrire la vita Conferenza alle ore 11 e pratica di Qi Gong con il M° Giuseppe Paterniti alle ore 14.30, a cura dell’Istituto Mandàla (q.assoc.€12) al Centro Gradina Doberdò del Lago. Info 350 5019022, [email protected] 26 mercoledì ingresso libero Riparte il corso di ki aikido il 26 Ki Aikido a Gradisca riprende alle ore 20 presso il palazzetto Ciro Zimolo. Il Ki Aikido è arte marziale giapponese, che associa lo studio delle tecniche, allo studio del KI, s’impara a sfruttare le doti nascoste del proprio corpo e della propria mente facendoli funzionare assieme in sintonia. Info 349 6600027.

Associazione spazio organizza: - Corsi di Yoga Hatha-Raja il lunedì dalle ore 9 alle 10.30 e il martedì dalle ore 17.30 alle 19, con inizio lunedì 8 ottobre; - Corso di Qi Gong (ginnastica tradizionale cinese) il giovedì dalle ore 17.15 alle 18.15, con inizio giovedì 4 ottobre; presso la Palestra Spazio in via Marega 26 a Lucinico. Info 0481 32990. Associazione a.s.d. corpo libero organizza corsi di Yoga Hatha-Raja ogni lunedì e mercoledì dalle ore 18 alle 19.30 e dalle ore 20 alle 21.30 ed ogni giovedì mattina dalle ore 9.30 alle 11, con inizio lunedì 1 ottobre, a Ronchi dei Legionari presso la Palestra Corpo Libero di via Roma 15. Info 0481 777737, Anna 0481 32990.

Udine 7 venerdì ingresso libero Scoprire lo stato di salute... Scoprire lo stato di salute dal semplice esame della scrittura. Conferenza con Carlo chinaglia, grafologo, alle ore 20.30 alla Bioteca in via Villa Glori 41.

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11 martedì ingresso libero Le Costellazioni Familiari Dimostrazione pratica di questo particolare metodo che fa emergere le dinamiche nascoste che sono all’origine dei problemi di vita. Alle ore 20.30, via S. Rocco 142. Info Giacomo Bo www.lecostellazionifamiliari.ne

comprendente una meditazione, recita di Mantra, nel rispetto della Tradizione. Lo scopo è promuovere il Dialogo Interiore ed essere di buon auspicio agli Studenti Yoga per il buon inizio della Pratica scolastica. Info Gianna 340 2233994, [email protected], www.sanghaudine.com

12 mercoledì ingresso libero Incontro conoscitivo: La lealtà dell’albero genealogico e la forza delle Costellazioni Familiari - Ingresso libero previa prenotazione. A cura di Nicoletta Campisi, counsellor e facilitatrice in Costellazioni Familiari. Info 347 5555802, [email protected]

20 giovedì ingresso libero Intensivo sul Chi sono Io Presentazione del seminario dedicato alla ricerca di se stessi per scoprire la propria vera natura. Relatrice: Donatella De Marco dott.ssa in psicologia, alle ore 20.30 alla Bioteca in via Villa Glori 41.

12 mercoledì ingresso libero Reitia: Dea dei Veneti Presentazione del libro del dottor Piero Favero: un’interessante e documentato lavoro sul culto della Dea Madre nei Veneti precristiani, alle ore 20.30 alla Bioteca in via Villa Glori 41. 13 giovedì Rebirthing: di che nascita sei? Come questa grande esperienza, di cui quasi nulla si sa, influisce e programma la nostra vita quotidiana. Serata esperienziale di respiro circolare, portare materassino, copertina e cuscino. Sandro e Patrizia Rebirthers qualificati alle ore 20.30 Via Villa Glori 41. Info 349 2840064. 14 venerdì ingresso libero L’Antropologo, lo Sciamano... L’Antropologo, lo Sciamano, il Santo. Conferenza con Adriano Pittin, antropologo, counselor, alle ore 20.30 alla Bioteca in via Villa Glori 41. 16 domenica Seminario con Silvia Miclavez Costellazioni familiari e rappresentazioni autopoietiche: per vivere più in sintonia con la propria essenza. Udine, Via M.S.Marco, 60, 9.30-18.30. Info 0432 470551, www.alcicostellazioni.it Udine 18 martedì ingresso libero Incontro di Costellazioni Familiari Vieni a provare in prima persona questo straordinario metodo che fa emergere le vere cause dietro ai problemi della vita. Ore 20.30, via S. Rocco 142. Info Giacomo Bo, www.lecostellazionifamiliari.net 20 giovedì ingresso libero La pratica di Ganesha Chaturthi Gianna Gorza e Steeve Dubois conducono Ganesha Chaturthi come Pratica Yogica atta a facilitare la rimozione degli ostacoli. Si tratta di una Pratica volutamente sobria

21 venerdì ingresso libero Presentazione cd Serata di presentazione del cd: Yogic Chants Inside the Cosmic Matrix, di Valentino Jogan. A cura del musicista Alberto Chicayban, alle ore 20.30 presso la Sala Yoga Sangha. Info Gianna 340 2233994, [email protected], www.sanghaudine.com 21 venerdì ingresso libero Lo scafandro e la farfalla: la malattia, la morte, la vita nell’esperienza dell’ass. Mirko Spacapan. Conferenza con Manuela Quaranta, Chiara Pataccoli, Susanna Petri  e Luciana Vida, psicoterapeuti, alle ore 20.30 alla Bioteca in via Villa Glori 41. 22 sabato Scuola Olistica Professionale Tecnico/Operatore olistico: professione ricca di opportunità e benessere! Operatività immediata. Qualificazione garantita e certificata SICOOL, albo di categoria professionale. Info 334 9161209, www.centrolos.it, centrolos@yahoo 22 e 23 sabato e domenica Trovare felicità nella relazione Esiste un modo per essere felici insieme? Scopriamolo al seminario di Crescita personale con l’ausilio del cavallo, con Giulia Zotti, Psicologa ed Elena Tosolini, Counselor. Info 334 9161209, [email protected] 27 giovedì ingresso libero Contatto con l’anima Il sogno messaggio dell’anima, la consapevolezza la sua energia. Ne parlerà Gian Biagianti alle 20,30 alla Bioteca in via Villa Glori, 41. Info 335 6162196, www.laleggedellaconsapevolezza.it 28 venerdì ingresso libero Presentazione corsi Yoga Serata esperienziale di presentazione

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dei Corsi di Yoga. Illustrerò programmi e finalità, proporrò una piccola sequenza pratica. Alle ore 20.30 presso la Sala Yoga Sangha. Si consigliano abiti comodi per la sistemazione su tappetini. Info Gianna Gorza, insegnante yoga e operatrice ayurvedica, 340 2233994, [email protected], www.sanghaudine.com 28 venerdì ingresso libero Moshe Feldenkrais Il concetto di salute (e libertà) dell’uomo secondo Moshe Feldenkrais, ideatore di un rivoluzionario metodo di guarigione e autoeducazione che inizia dal corpo e dal movimento. Conferenza con Monia Merluzzi e Angela Fabbro, alle ore 20.30 alla Bioteca in via Villa Glori 41. 29 e 30 sabato e domenica Festa della Vita All’Ecovillaggio La Nuova Terra di Codroipo (Ud) due giorni di seminari, conferenze, visite guidate sui temi di spiritualità, agricoltura, alimentazione, bioedilizia, economia, rigenerazione delle sementi. Interverranno ospiti internazionali. Per informazioni e programma: 0432 905724, [email protected]. Vi aspettiamo! 30 domenica La pratica del perdono Stage teorico-esperenziale per praticare l’esperienza reale del perdono come strumento evolutivo, acquisendo la libertà interiore che ne deriva. Info 347 5555802, [email protected]

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